domenica 18 luglio 2010

SAIDA E AMIRA SONO CON LA MAMMA. IL PADRE LE AVEVA RAPITE IN TUNISIA


Secondo le prime ricostruzioni, avrebbero vissuto in diversi posti, andando da una casa a un’altra, sempre controllate dal “clan” di Nabil Zakraoui, l’ex marito di Laura, che le aveva prelevate dall’asilo dove andavano, nell’aprile del 2009.

LIVORNO. Questo sì che è un regalo di compleanno. Nel giorno in cui la piccola Saida ha compiuto sei anni, ha potuto riabbracciare la madre insieme alla sorellina Amira, che di anni ne ha tre. E’ successo al tribunale di Ben Arous, alla periferia di Tunisi, dove ieri mattina Laura Dini, livornese di 36 anni, le ha strette a sé dopo quasi un anno e mezzo di attesa, visto che il padre le aveva fatte sparire nell’aprile del 2009.
Fino a ieri non erano servite a niente sentenze italiane e tunisine che affidavano le bambine alla mamma, rimaste pezzi di carta senza alcun effetto concreto. Nessuno sapeva dove fossero Saida e Amira. Solo lei, Laura, madre coraggio livornese, non ha mai perso la speranza di poterle rivedere e per questo motivo aveva deciso di trasferirsi in Tunisia, sicura che le figlie fossero ancora lì, in qualche villaggio nei pressi di Tunisi, dove erano andate per la prima volta alla fine del 2008, in un viaggio che doveva essere di pochi giorni ma che poi, per loro e per la madre, si era trasformato in un vero e proprio incubo. Da quel momento, le piccole non hanno mai più fatto ritorno in Italia.
Secondo le prime ricostruzioni, avrebbero vissuto in diversi posti, andando da una casa a un’altra, sempre controllate dal “clan” di Nabil Zakraoui, l’ex marito di Laura, che le aveva prelevate dall’asilo dove andavano, nell’aprile del 2009, aggredendo le insegnanti. L’arresto ha fermato lui, ma non i suoi parenti, che hanno continuato a tenere Saida e Amira ben distanti dalla madre, che nel frattempo si è rivolta all’ambasciata italiana e alle istituzioni tunisine.
E’ servito un vero e proprio blitz della polizia tunisina per restituire le bambine alla mamma. Un blitz maturato nel pomeriggio di giovedì: nel quartiere di Tunisi dove è avvenuto, ci sono stati anche scontri, perché chi custodiva le piccole non vedeva certo di buon occhio l’intervento degli agenti. E così, allo stesso modo, ieri mattina l’incontro fra Laura, Saida e Amira è avvenuto in un contesto quasi blindato: la madre è stata scortata da 25 poliziotti al tribunale di Ben Arous. «Sì, le bimbe sono qui con me - diceva ieri Laura Dini, raggiunta per telefono a Tunisi - potete immaginare la mia gioia. Come le ho trovate? Un po’ frastornate, non è che ci siamo dette molto perché parlano solo arabo. Solo Saida, la più grande, capisce e parla un po’ in italiano. Mi ha chiesto dove ero stata in tutti questi mesi, perché non ero con loro. Ho risposto che ero qui che le ho cercate tanto e in ogni quartiere di Tunisi e dei villaggi vicini».
Frastornate e anche un po’ provate dai continui spostamenti escogitati da chi le custodiva per sfuggire alla polizia che stava indagando. Saida ha raccontato alla mamma che spesso lei e la sorellina venivano portate da un posto all’altro e quando uscivano le camuffavano con cappelli e sciarpe perche nessuno le riconoscesse.
La battaglia di Laura Dini è andata avanti per mesi e mesi (un anno e tre mesi per l’esattezza) fra Tunisia e Italia. In Tunisia, perché lei è rimasta nel paese africano per non perdere i contatti con l’ambasciata e coi luoghi dove le piccole si trovavano. In Italia, perché sono state coltivate altre relazioni con esponenti delle istituzioni locali e nazionali. Laura, insieme ai genitori Elio e Cinzia, è stata ricevuta dal sindaco Alessandro Cosimi e dal senatore livornese Marco Filippi, che ha aperto altri canali di confronto col ministero degli Esteri. Il caso ha trovato una dimensione anche politica dalla fine del 2009, quando un inviato del Tirreno trascorse alcuni giorni a Tunisi, affiancando la madre nelle ricerche. Da lì, dalle pagine dei giornali e dalle televisioni, l’approdo nelle aule parlamentari. Tanto che anche la vicepresidente del gruppo Pd alla Camera, Rosa Villecco Calipari e la presidente della Commissione infanzia Alessandra Mussolini hanno presentato, non più di quattro o cinque mesi fa, una interpellanza al ministro Frattini. Intanto, la donna livornese ha potuto continuare a rimanere a Tunisi grazie ai sacrifici dei suoi genitori, che sono arrivati a mettere in vendita la loro casa. (Fonte: http://www.iltirreno.geolocal.it/ 17/7)

1 commento:

esperimento ha detto...

Speriamo che questi bimbi possano riacquistare la serenità che meritano, anche se temo non sarà affatto facile...