Avevo giò postato il link di un articolo su di lei (e su una giornalista accesa sostenitrice di Ahmadinejad). Conosciamo meglio, con le sue luci e le sue OMBRE, Zahra Rahnavard, moglie di Mir Hosein Mousavi. Un personaggio davvero interessante e, a modo suo rivoluzionario (e per questo, secondo l'autore di questo articolo del "Foglio", più minaccioso della moglie di Ahmadinejad, intabarrata nel suo chador nero e fuori dalla politica)
Il suo ideale movimentista l’ha appreso dal maestro e ideologo della rivoluzione, Ali Shariati. Costui aveva studiato alla Sorbona di Parigi e diceva che “millequattrocento anni fa alcuni schiavi, venditori di datteri, cammellieri e operai seguivano la religione di Maometto. Oggi debbono essere i lavoratori, i contadini, i mercanti, i burocrati e gli studenti a farla rivivere. I movimenti sorgono sempre tra il popolo, perché le classi dominanti aristocratiche promuovono la conservazione e impediscono il mutamento sociale per difendere la propria posizione…”. Sembra di leggere i discorsi di Zahra, che con Mousavi dice di stare “con il popolo” e “contro i tiranni”. Non a caso anche l’attuale leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Alì Khamenei, era vicino a Shariati e condivideva molte delle sue idee. Shariati e Zahra, che lei conobbe e seguì quando aveva appena vent’anni e usciva da una famiglia aristocratica, vedono nello sciismo un credo rivoluzionario. I suoi santi erano eroi rivoluzionari. La storia degli sciiti non sarebbe altro che la famosa dialettica della lotta di classe, culminante in una rivoluzione. Come amava ripetere Shariati: “Ogni giorno è Ashura, ogni luogo è Karbala”. Gli sciiti non dovevano accontentarsi di aspettare l’imam in passività, dovevano operare per affrettarne il ritorno. L’Iran avrebbe bisogno di passare per una nuova rivoluzione, lo “sciismo rosso” delle origini. Zahra è fiera di portare il nome di uno dei cinque santi personaggi a cui gli sciiti tributano il massimo onore: il profeta Maometto, sua figlia Fatima al Zahra, il genero e cugino Alì, e i nipoti di questo Hasan e Hussein. La figura di Zahra è agli antipodi rispetto alla consorte di Ahmadinejad, di cui non si sa quasi nulla e che è apparsa soltanto in un paio di fotografie con il chador completo. Ma Zahra ci consegna un’immagine persino più minacciosa, ammaliante e fascinosa del regime khomeinista. Ancora oggi Zahra ricorda, con orgoglio palpabile, di essere stata la “prima scrittrice islamista a sfidare il regime dei Pahlevi”. Il suo cognome, Rahnavard, significa “colei che è nel sentiero islamico”. Presagio di una rivoluzione ben diversa da quella immaginata da chi ha riempito le piazze a favore degli studenti iraniani. Zahra immagina di essere come Zaynab, la sorella di Hussein che accompagnò a Damasco la testa del fratello. Difese la vita dell’unico membro maschio sopravvissuto, il figlio di Hussein Alì, succeduto al padre come quarto imam, assicurando la continuità sciita. Si tratta pur sempre di una storia che deve la propria esistenza a una donna.
13 commenti:
Mamma mia: solo a vederne la foto, quasi quasi mi viene voglia di fare il tifo per quell'altro scemo avversario di suo marito.
Stefano.
Questa è pazza: poveroIran fra Scilla e Cariddi.
Artemisia
Stefano: no, posso capire chi dice che lei e Mousavi siano più insidiosi di Ahmadinejad e la moglie, però non farei mai il tifo per questi ultimi anche se nel loro odio e misoginia, sono più limpidi.
Semmai, quoto Artemia: l'Iran è tra Scilla e Cariddi.
Poveri idioti gli iraniani. Ma ancora di più poveri idioti gli europei, a giudicare dai commenti del Guardian inglese, faro della sinistra laburista. Cosa c'è da rallegrarsi di questa tipa proprio non lo so. Solo gli idioti di sinistra riuscirebbero a trovarci qualcosa di buono.
Ho letto comunque che Zahra Rahnavard ha partecipato alla campagna "1 milione di firme", per cambiare le leggi anti-discriminatorie contro le donne. Campagna per cui sono state arrestate molte attiviste per i diritti delle donne.
Ma Zahra Rahnavard, ha risposto a un attacco di Ahmadinejad accusandolo in pratica di andare contro la rivoluzione... : ancora una volta, il contesto dei "riformisti" rimane quello della Rivoluzione islamica, da loro considerata "tradita"... .
Alessandra, non sarebbe il caso di pubblicare questa splendida intervista a Tariq Ramadan?
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44793girata.asp
Splendida in senso ironico, immagino, visto il soggetto... . Tra poco la guardo, grazie.
Ehm, spero sia ironico: chi conosce il caro Tariq sa bene come prendere le sue affermazioni, apparentemente pacifiche e "europee".
SW
PS: Mhhh... ora capisco meglio il voto della comunità ebraica in Iran, che lì per lì mi aveva lasciata perplessa.
Sì, povero Iran, per cosa stanno morendo... c'è solo da sperare che non sia addirittura un passo indietro.
SW
Perchè, la comunità ebraica in Iran ha votato per Ahmadinejad?! ... Beh, se non altro, lui non è una (brutta) sorpresa!
Sì, Alessandra, o quantomeno hanno dato indicazioni ufficiali in tal senso (probabilmente temendo che Moussavi fosse ancora peggio, soprattutto perché "non ancora sperimentato" in quel ruolo, credo).Credo però che, in soldoni, lo abbiano fatto solo per non provocarsi problemi con Khamenei, visto che il candidato era stato chiaramente scelto e, quindi, avrebbe vinto.
SW
Ma Khamenei non sta comunque dalla parte di Ahmadinejad, posto che avrebbe manovrato anche Mousavi?
infatti: sapevano che Ahmadinejad avrebbe vinto, dunque si sono schierati con lui. volevo dire quello, scusa, non sono stata molto chiara.
:) SW
Posta un commento