sabato 13 giugno 2009

"NEL LIBRO VERDE SIAMO ESSERI INFERIORI"

LA VICEPRESIDENTE DEL SENATO: PERCHE' LE DONNE ITALIANE LO HANNO COSI' APPLAUDITO?

Emma Bonino e il testo scritto da Gheddafi: «I suoi interventi femministi? Lui certo non lo è»

MILANO - «Il problema di questa visita non è della Libia ma dell’Italia, dove le stravaganze di protocollo e di contenuti sono state bilaterali e a Gheddafi è stato concesso tutto: la foto sulla divisa, le auto da far invidia a Madonna. Le amazzoni in tenuta da città e da deserto e quelle megadelegazioni di donne italiane entusiaste. Se sono andata anch’io all’Auditorium? Ma per carità». È un’ Emma Bonino decisamente indignata quella che finalmente commenta l’inedita (in tutti i sensi) visita di Gheddafi a Roma. Finalmente, perché la vicepresidente del Senato è appena tornata da una missione in Congo: proprio la sua assenza, martedì, era stata vista come concausa della decisione (poi annullata) di concedere al Colonnello l’emiciclo di Palazzo Madama. Alla politica radicale, da sempre impegnata nella difesa dei diritti umani (e femminili), chiediamo cosa pensi di quell’incontro tra centinaia di donne e il Colonnello, che ieri ha invocato una «rivoluzione al femminile».
«Penso che tra quelle signore, le stesse che applaudono Berlusconi, non ce n’è stata una che gli abbia chiesto di strappare le pagine dedicate alle donne nel suo Libro Verde. Da quelle in cui dice che gli asili nido sono con­tronatura perché la madre deve stare con i figli, a quelle che imputano alle mestruazioni la differenza tra uomo e donna, dichiarando quest’ultima infe­riore. Nessuna gli ha poi ricordato che i diritti delle donne comprendono quelli delle 'clandestine', magari in­cinte, detenute nei centri in Libia. Quella riunione è stata una delle tante stravaganze concesse a Gheddafi fin dall’inizio. Meno male che poi ci ha pensato Fini».

Intende dire con l’annullamento dell’incontro a Montecitorio?

«Certo, c’è voluto Fini per dire che il troppo è troppo e che la decenza e la dignità delle istituzioni non sono qui­squilie da sacrificare ai capricci di chic­chessia. E nei giorni precedenti meno male che i colleghi radicali, e non, han­no evitato lo scenario peggiore: conce­dere a un dittatore di prendere solen­nemente la parola nell’emiciclo del Se­nato. Mi aspetto i ringraziamenti della maggioranza».

Ma l’accoglienza generale è stata trionfale: come spiega questa clamo­rosa svolta? Con il cambio di politica di Gheddafi, con gli affari, o con l’in­tesa sui migranti?

«In realtà Gheddafi ha sempre trova­to solide sponde politiche in Italia, che fosse o meno capo dell''asse del male' o che lanciasse missili su Lampedusa. Ma l'apoteosi è stata l'intesa Italia-Li­bia contro cui abbiamo combattuto in Parlamento. Che non è un normale ac­cordo bilaterale, ma qualcosa di ben piu grave: a partire dal respingimento dei clandestini e dei richiedenti asilo politico in modo sommario e colletti­vo. Interessi economici e geopolitici esistono per ogni Paese ma la realpoli­tik non deve portare a scambiare l'ospi­talità con la piaggeria e la collaborazio­ne con una subalternità al limite del servile».

Ma il potere economico della Libia non è da poco: l’Italia si aspetta che entri con più forza nella nostre azien­de, che apra la Jamahiriya ai nostri gruppi. Che paletti mettere?

«Intanto noto che ai tanto vitupera­ti fondi sovrani stranieri si riserva ora il più caldo benvenuto, con buona pa­ce di molti politici di rilievo che li con­sideravano strumenti del diavolo. Non criminalizzo gli investimenti libici in Italia o viceversa: che siano le aziende a valutare i costi-benefici. I paletti van­no messi altrove, a partire dall'intesa bilaterale. Sono stata Ministro e so be­ne che la ragion di Stato a volte impe­gna il governo in relazioni con interlo­cutori poco appetibili. Ma c'è modo e modo. E poi qual è il contributo di ana­lisi o di cooperazione che otterremo da questa fiesta del deserto?»

Lunedì Berlusconi vedrà Obama, poi ci sarà il G8: a livello internazio­nali che conseguenze avrà la visita di Gheddafi?

«Lo sdoganamento di Gheddafi agli occhi del mondo viene da lontano, l'Italia si è assunta questa pesante re­sponsabilità da tempo. Nella nota riu­nione della Lega Araba del 3 marzo 2003 Gheddafi fu strumento chiave per far fallire l'iniziativa dell'esilio for­zato per Saddam Hussein, proprio su pressione di Bush e Berlusconi. Ora pe­rò c’è Obama, che immagino vorrà cautelarsi direttamente con il nostro premier, lunedì, sul fatto che a L'Aqui­la non subirà sorprese. In fondo quella di Gheddafi, dopo i tentativi dell'Italia di ottenere un ruolo di mediazione nei rapporti di Washington con Mosca e Teheran, è solo un'ulteriore botta alla nostra credibilità sulla scena interna­zionale». (Fonte: Corsera)

A Mara Carfagna: la donna secondo Gheddafi

“La donna deve essere addestrata a combattere dentro le case, a preparare una cintura esplosiva e a farsi saltare in aria insieme coi soldati nemici. Chiunque abbia una macchina deve prepararla e sapere come si fa a sistemare l’esplosivo e a trasformarla in un’autobomba. Dobbiamo addestrare le donne a disporre esplosivi nelle macchine e a farle scoppiare in mezzo ai nemici, a far esplodere le case per farle crollare sui soldati nemici. Bisogna preparare trappole. Avete visto come il nemico controlla i bagagli: bisogna manipolare queste valige per farle esplodere quando loro le aprono. Si deve insegnare alle donne a minare gli armadi, le borse, le scarpe, i giocattoli dei bambini, in modo che scoppino sui soldati nemici”

Muammar Gheddafi in un discorso alle donne di Sabha (4 ottobre 2003)

(Fonte: http://www.ilfoglio.it/zakor/82 )

Di nuovo grazie a Stefania, per l' interessante segnalazione.

4 commenti:

Stefano. ha detto...

Come ha detto il mio amico P. Mantellini, o non lo si faceva venire, od era inevitabile accettare le sue stravaganze.
Non esiste infatti che si possa vietare ad un capo di stato straniero una foto sulla divisa, una scorta di donne o determinate automobili.
Stefano.

Alessandra ha detto...

Non esiste infatti che si possa vietare ad un capo di stato straniero una foto sulla divisa, una scorta di donne o determinate automobili.

Sempre che distingua la scorta di donne dalle automobili!

Anonimo ha detto...

Alessandra dixit:
>Sempre che distingua la scorta di >donne dalle automobili!

Quello è affar suo, ma quyelli dello stato ospite non possono interferire.
Ripeto, certi personaggi non andrebbero ospitati, ma una volta ospitati, mica si può mandare un vigle ad ordinargli di togliere una foto, o ad impedirgli di dire qualcosa.
Ciao
Stefano.

Alessandra ha detto...

Infatti. La Bonino dice: Il problema di questa visita non è della Libia ma dell’Italia .

L'ho messo in grassetto perchè sono assolutamente d'accordo.
Però dobbiamo sapere cosa pensa Gheddafi delle donne e soprattutto devono saperlo le donne italiane colte, emancipate, che ricoprono posizioni di rilevo che sono andate ad incontrarlo. E' questo l'argomento del post.