Il dibattito lanciato dal presidente Sarkozy esce dall' Esagono.
I Norvegesi dicono no alla pettinatura religiosa. Due Norvegesi su tre pensano che questi abiti non siano i benvenuti in Norvegia.
Un sondaggio Infact effettuato per VG rivela che il 67 % delle persone sottoposte al sondaggio hanno risposto che gli abiti che coprono il viso, come il burqa ed il niqab, non sono i benvenuti in Norvegia. Il dibattito é ripreso in Europa dopo la forte dichiarazione del presidente francese Nicolas Sarkozy contro questi abiti religiosi.
"Non possiamo accettare nel nostro paese donne prigioniere dietro una rete, tagliate da ogni vita sociale, private di qualsiasi identità" ha detto Sarkozy. La classe politica non è particolarmente entusiasta dall' idea di abiti religiosi che coprono il viso, ma nessuno suggerisce un divieto generale.
Il capo conservatore, Erna Solberg è d' accordo con l' atteggiamento di Nicolas Sarkozy. “Penso che sia anormale vedere dei burqa nelle scuole. Un insegnante deve essere in grado di vedere il viso dei suoi allievi. Coloro che portano il burqa si mettono un po' al margine della società e faranno fronte ad ulteriori ostacoli", ha detto Solberg.
"Il burqa ed il niqab non sono accettabili nel settore dell'insegnamento. Ma generalmente, crediamo che sia una cattiva idea legiferare sull'abbigliamento", ha dichiarato il liberale Trine Skei Grande.
"Il burqa impedisce la partecipazione al lavoro e quindi l' integrazione nella società, ma il divieto non è la via da seguire", ha dichiarato Helga Pederson del Partito laburista.
"Sia il burqa che il velo devono essere vietati nelle scuole ed il settore pubblico, ma un divieto generale non è la via da seguire", ha dichiarato a VG il portavoce in materia d' immigrazione, Per Willy Amundsen. (Fonte: Counter JIhad , da Scettico ,8/7)
Un sondaggio Infact effettuato per VG rivela che il 67 % delle persone sottoposte al sondaggio hanno risposto che gli abiti che coprono il viso, come il burqa ed il niqab, non sono i benvenuti in Norvegia. Il dibattito é ripreso in Europa dopo la forte dichiarazione del presidente francese Nicolas Sarkozy contro questi abiti religiosi.
"Non possiamo accettare nel nostro paese donne prigioniere dietro una rete, tagliate da ogni vita sociale, private di qualsiasi identità" ha detto Sarkozy. La classe politica non è particolarmente entusiasta dall' idea di abiti religiosi che coprono il viso, ma nessuno suggerisce un divieto generale.
Il capo conservatore, Erna Solberg è d' accordo con l' atteggiamento di Nicolas Sarkozy. “Penso che sia anormale vedere dei burqa nelle scuole. Un insegnante deve essere in grado di vedere il viso dei suoi allievi. Coloro che portano il burqa si mettono un po' al margine della società e faranno fronte ad ulteriori ostacoli", ha detto Solberg.
"Il burqa ed il niqab non sono accettabili nel settore dell'insegnamento. Ma generalmente, crediamo che sia una cattiva idea legiferare sull'abbigliamento", ha dichiarato il liberale Trine Skei Grande.
"Il burqa impedisce la partecipazione al lavoro e quindi l' integrazione nella società, ma il divieto non è la via da seguire", ha dichiarato Helga Pederson del Partito laburista.
"Sia il burqa che il velo devono essere vietati nelle scuole ed il settore pubblico, ma un divieto generale non è la via da seguire", ha dichiarato a VG il portavoce in materia d' immigrazione, Per Willy Amundsen. (Fonte: Counter JIhad , da Scettico ,8/7)
"In pratica il popolo non li vuole ma 4 politicamente corretti..." .
7 commenti:
Siamo tutti daccordo, credo.
Però bisogna procedere, ora.
Troppe parole nn fanno altro che lasciare spazio a minifestazioni, dissensi...scatenano, insomma, reazioni a catena.
Fatti, nn parole...e l'Italia?
No, l'Italia nn lo farà, davvero.
Un paese che continua a stipulare accordi di intesa e cooperazione con la Libia per arginare il problema dell'immigrazione, stanziando milioni di euro per attrezzature e veicoli, consapevole di ciò che accade nelle prigioni libiche e del fatto che la tratta degli schiavi nn è mai finita e che continua a fidarsi dei rapporti libici mettendo la testa sotto la sabbia, non prenderà un simile provvedimento. Ci girerà intorno. Ecco tutto.
Le intese con la Libia, potrebbero essere accettabili. a Patto che si faccia un falò di Burqa e porcheria consimile.
Accettabili solo se fosse poi verificabile l'applicazione delle norme.
Ma stanziare bei soldoni, andare a fare verifiche, stendere rapporti e poi insabbiare tutto, no.
Non è accettabile.
Quello che accade è una violazione dei diritti umani, per usare un eufemismo!
Questo nn dovrebbe farci indignare?
Se permettete mi fa idignare di più del fatto che si porti o no il velo!
Ah, poi in Libia il burqa nn c'è!
Ma non credo non ci sia il niqab... .
Certo che c'è, lo sappiamo bene!
Hijab, ovviamente, diffusissimo e sappiamo anche questo.
Il fatto è che per un accordo di cooperazione nn interessa fare falò di veli; meglio pensare a che gli stanziamenti nn vengano impiegati in maniera indegna.
E' come se a noi, Italia, per stipulare i tanti accordi con Tunisia, Algeria, Marocco e quant altro venisse chiesto di, che so, nn far più suonare le campane, tanto per fare un esempio!
Diciamo, piuttosto, che se concedono qualcosa poi verificano affinchè l'accordo sia mantenuto in pieno; perchè noi no?
E' come se a noi, Italia, per stipulare i tanti accordi con Tunisia, Algeria, Marocco e quant altro venisse chiesto di, che so, nn far più suonare le campane, tanto per fare un esempio!
Beh, il velo spesso e volentieri imposto alla donna o lei magari crede che sia un OBBLIGO religioso: è lo stesso per le campane?
Comunque ho capito cosa vuoi dire e sostanzialmente sono d'accordo.
Posta un commento