Il sindaco di Pekanbaru ha emanato una direttiva che impone agli studenti di indossare abiti della tradizione musulmana. I cristiani dell’isola sottolineano che la legge è incostituzionale ed è un “abuso di potere”. Critiche dalle donne: grava sul bilancio familiare.
Jakarta (AsiaNews) – Il Jilbab (il velo) non appartiene alla cultura indonesiana, ma deriva dalla tradizione araba; imporre un abbigliamento conforme ai precetti dell’islam rivela “il progetto di introdurre la Shariah” ed è un palese “abuso di potere”. È il commento di alcuni cristiani di Pekanbaru, capoluogo della provincia di Riau, nell’isola di Sumatra, alla decisione del sindaco locale di obbligare per legge tutti gli studenti a vestire il tradizionale abbigliamento che lascia scoperto solo il volto per le donne; per gli uomini sono obbligatorie le maniche lunghe e le lunghe camicie.
“Mi oppongo nella maniera più assoluta – dichiara un cristiano, anonimo per motivi di sicurezza – all’idea di imporre gli abiti musulmani agli studenti di Pekanbaru”. Egli sottolinea che la decisione “è contraria alla Costituzione del 1945” perché ogni normativa deve avere “valore generale” e non riferirsi nello specifico “a una particolare confessione religiosa”. Un altro residente – anch’egli in condizioni di anonimato – aggiunge che “l’introduzione della legge è solo un passo in più verso la piena applicazione della legge islamica nella città” ed un esempio “dell’abuso di potere”.
“Mi oppongo nella maniera più assoluta – dichiara un cristiano, anonimo per motivi di sicurezza – all’idea di imporre gli abiti musulmani agli studenti di Pekanbaru”. Egli sottolinea che la decisione “è contraria alla Costituzione del 1945” perché ogni normativa deve avere “valore generale” e non riferirsi nello specifico “a una particolare confessione religiosa”. Un altro residente – anch’egli in condizioni di anonimato – aggiunge che “l’introduzione della legge è solo un passo in più verso la piena applicazione della legge islamica nella città” ed un esempio “dell’abuso di potere”.
- Invece in Libano si è dimesso lo sheikh che aveva lanciato l'idea di una festa islamo-cristiana per celebrare Maria, della quale avevo parlato anch'io: Polemiche dimissioni a Beirut di un leader musulmano del dialogo islamo-cristiano .
- Leggo ora una notizia di 6 mesi fa: Convertita dall'Islam torturata e violentata in Egitto .
La controversia nasce dalla decisione di Erizal Muluk, sindaco di Pekanbaru, di introdurre un vestiario conforme ai precetti islamici per gli studenti della città. La norma è entrata in vigore il 13 luglio scorso, vale per l’anno scolastico 2009/10, e interessa gli alunni dalle elementari alle superiori.
Il sindaco ha cercato di precisare che la legge vale per le famiglie di religione musulmana, ma pone l'enfasi che egli intende “ripristinare l’identità culturale locale” con un progetto più ampio intitolato Pekanbaru vision’s for 2021. Tale progetto si propone di far diventare la capitale provinciale un centro per l’educazione, i servizi e gli affari della cultura Malay, legata a doppio filo con la tradizione musulmana.
Favorevole alla legge la maggior parte degli esponenti della comunità islamica locale, che parlano di una “buona” decisione. Con alcune eccezioni: un gruppo di donne della città si lamenta perché la nuova norma – che impone il rinnovamento del guardaroba – ha “gravato in modo significativo” sul bilancio familiare.
La controversia nasce dalla decisione di Erizal Muluk, sindaco di Pekanbaru, di introdurre un vestiario conforme ai precetti islamici per gli studenti della città. La norma è entrata in vigore il 13 luglio scorso, vale per l’anno scolastico 2009/10, e interessa gli alunni dalle elementari alle superiori.
Il sindaco ha cercato di precisare che la legge vale per le famiglie di religione musulmana, ma pone l'enfasi che egli intende “ripristinare l’identità culturale locale” con un progetto più ampio intitolato Pekanbaru vision’s for 2021. Tale progetto si propone di far diventare la capitale provinciale un centro per l’educazione, i servizi e gli affari della cultura Malay, legata a doppio filo con la tradizione musulmana.
Favorevole alla legge la maggior parte degli esponenti della comunità islamica locale, che parlano di una “buona” decisione. Con alcune eccezioni: un gruppo di donne della città si lamenta perché la nuova norma – che impone il rinnovamento del guardaroba – ha “gravato in modo significativo” sul bilancio familiare.
4 commenti:
Con certe idee si vedono i risultati.
Il terrorismo segue sempre l'integralismo.
Dovrebbe intervenire lo stato e mettere a tacere il sindaco che, se proprio vuole imporre qualcosa a qualcuno, lo faccia con i musulmani che, ovviamente, seguiranno pedissequamente!
Annamaria, mi sa che ai musulmani lo impone già... .
Hai notato anche la notizia che ho messo sotto sul Libano? :-(
Giusta Annamaria.
Ma essendo islamico anche lo stato, temo sia un po' come sperare che la jena salvi dal lupo.
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