L'ALTA CORTE SCONFESSA UNA LEGGE EREDITATA DA EX COLONIZZATORI BRITANNICI Dichiarato lesivo dei diritti l'articolo del codice sul «sesso contro natura». Le organizzazioni: «Argine contro Aids»
NUOVA DELHI - Rivoluzione sessuale in India: l'Alta corte di Nuova Delhi ha sentenziato che i rapporti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso non devono più essere considerati un crimine. È la prima volta che la giustizia indiana sconfessa una legge ereditata dagli ex colonizzatori britannici: questa in particolare vietava l'omosessualità perché ritenuta «contro-natura». L'Alta Corte ha dichiarato l'articolo 377 del codice penale indiano, che criminalizza i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti, una «violazione dei diritti fondamentali».
LOTTA ALL'AIDS - La sentenza dovrà ora essere accolta in Parlamento, che produrrà una nuova legge sull'argomento. Alla lettura della sentenza in aula ci sono stati manifestazioni di giubilo da parte degli attivisti per i diritti omosessuali. Fino ad oggi il «sesso contro natura» era punibile con il carcere fino a 10 anni e con l'ergastolo nei casi più gravi. Le organizzazioni non governative da anni lottano per l'abrogazione di questa legge, che accomuna i rapporti omosessuali a quelli con gli animali, ma tutte le petizioni sono state rigettate dalle autorità. I gruppi che tutelano le ragioni dei gay portano una nuova importante argomentazione a sostegno della loro tesi: la lotta all'Aids. In India ci sarebbero milioni di omosessuali a rischio Aids che, per paura del carcere, non denunciano la loro condizione e quindi non hanno accesso alle necessarie cure mediche. Nei giorni scorsi il governo aveva annunciato una revisione della legge, ma ha fatto dietrofront dopo le proteste di gruppi religiosi musulmani, che hanno definito l'omosessualità contraria alla legge islamica e alla morale.
LA PALLA AL PARLAMENTO - A portare la questione davanti all’Alta corte già nel 2004 era stata l’ong Fondazione Naz: allora era stata rigettata allo stato preliminare. La Corte Suprema però aveva accolto il ricorso e chiesto all’Alta Corte di riprendere in esame la questione. Oggi la sentenza: l'articolo 377 del codice penale rappresenta una violazione dei diritti fondamentali dell’individuo. Non può essere reato insomma il sesso fra adulti consenzienti, a meno di violare l’articolo 21 della Costituzione per cui ogni cittadino ha uguali opportunità di fronte alla legge. L'Alta Corte di Delhi lancia la palla al Parlamento: la sua sentenza sarà valida fin quando le Camere non decideranno di riscrivere una legge in proposito. Un certo imbarazzo si legge nella reazione del Partito del Congresso che ha da poco riconquistato il governo. «È una questione fra la Corte e il governo» ha detto il portavoce del partito, Shakeel Ahmed. Nel 2004 il governo si era opposto alla prima causa della Naz, sostenendo che l’abolizione dell’articolo 377 sul "sesso innaturale" poteva portare a un aumento della delinquenza.
LA DOPPIA VITA DEI GAY - Diverse istituzioni internazionali invece caldeggiavano la revisione. Human Rights Watch ha recentemente inviato una lettera al premier Mahmohan Singh dopo un raid della polizia contro i gay a Lucknow. L’Unaids, l’organizzazione Onu contro l’Aids, ha accolto con gioia la notizia perché ora, secondo il direttore Michel Sibide, «sarà più semplice raggiungere gli omosessuali e porre un freno ai contagi del virus Hiv». I gay esultano: «Adesso siamo davvero nel 21esimo secolo» ha detto Anjali Gopalan, fondatrice della Naz. Gli attivisti di ogni nazionalità si sono abbracciati in aula. Ma l’opinione pubblica è divisa. È normale per gay e lesbiche condurre una doppia vita e far passare i partner per amici. Le lesbiche, in una società per lo più patriarcale, sono ostracizzate più degli omosessuali maschi; sono relativamente frequenti i casi di suicidio di donne perseguitate. Molte donne sono state maritate dalla famiglia contro il loro volere, e se confessano la verità rischiano di essere cacciate di casa dal coniuge e dai genitori. Molte giovane lesbiche fuggono dalle campagne cercando un clima più comprensivo nelle grandi città, dove trovano anche associazioni di supporto. Nelle città da qualche anno si tengono anche sfilate del Gay Pride.
CONDANNE A MORTE - In tutta l'Asia meridionale, l’omosessualità è un argomento tabù e a volte un rischio mortale. Per questo la sentenza dell'Alta Corte di Nuova Delhi riveste un’importanza storica per tutta la regione, oltre che per il miliardo e duecentomila persone residenti nell’immenso Paese, quasi un sesto della popolazione mondiale. L'omosessualità è ancora reato in un’ottantina di Paesi ed è passibile di pena di morte in Iran, Mauritania, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria. (Fonte: Corsera)
venerdì 3 luglio 2009
INDIA, L'OMESSUALITA' NON E' REATO
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