«Da tredici a ventitré anni, sono stata repressa, condannata a essere una musulmana, una sottomessa e imprigionata sotto il nero del velo. Da tredici a ventitré anni. E non lascerò dire a nessuno che sono stati i più begli anni della mia vita. Coloro che sono nati nei paesi democratici non possono sapere a che punto i diritti che a loro sembrano del tutto naturali sono inimmaginabili per altri che vivono nelle teocrazie islamiche. [...] Ma che cos'è portare il velo, abitare un corpo velato? Cosa significa venire condannata a essere chiusa in un corpo velato perché femminile? Chi ha il diritto di parlarne? [...] Certi intellettuali parlano volentieri al posto degli altri. E oggi ecco che parlano al posto di quelle che non hanno voce - quel posto che, per decenza, nessuno al di fuori di esse dovrebbe cercare di occupare. Perché, questi intellettuali, insistono, firmano, presentano petizioni. Parlano della scuola, dove non hanno più messo piede da lungo tempo, delle periferie dove non hanno mai messo piede, parlano del velo sotto il quale non hanno mai vissuto. Decidono strategie e tattiche, dimenticando che quelle di cui parlano esistono [...] e non sono un soggetto su cui dissertare, un prodotto di sintesi per esercitazioni scolastiche. Smetteranno mai di lastricare di buone intenzioni l'inferno degli altri?»
L'AUTORE
Chahdortt Djavann è nata in Iran. Scrittrice, vive da undici anni a Parigi, dove ha studiato antropologia.
RECENSIONI
Giulio Meotti, «Il Foglio»
«Con un titolo che è un grido di battaglia, il pamphlet della franco-iraniana Djavann lo scorso anno aveva fatto grande scalpore in una Francia alle prese con la legge sulla laicità. [...] Un libro scritto di getto, quando "la tristezza rivaleggia con la collera".»
Seyed Farian Sabahi, «Il Sole 24 Ore»«Una testimonianza, che non può lasciare indifferenti, in cui l'autrice ricorda inoltre come i grandi intellettuali musulmani - della statura di Firdusi, Khayyam, Nezami, Sa'di, Rumi, Hafez - abbiano avuto in realtà una posizione eretica di fronte ai dogmi della loro religione.» (Fonte: Liberali per Israele, 26/5 )
E ancora sul discorso di Obama, il parere sul blog (in inglese) di Mona Eltahawy, giornalista egiziana residente negli USA, nonchè vincitrice del Samir Kassir Award for Freedom of the Press 2009 : Talking about Obama and Muslim Women’s Rights , The heart versus head over Obama (1), My Head Vs. My Heart Over Obama (2) .
5 commenti:
Il velo, questo si che dovrebbero combattere le femministe arabe e nostrane.
Quelle arabe e musulmane, lo combattono ben più delle nostre (a parte la Sgrena, non mi viene in mente nessuna che l'abbia fatto)!
lascia perdere la sgrena...
adesso piange miseria, la troiona!
un po' di marchette coi beduini, e soldi li trova...
dico beduini perchè non c'è un cane di italiano che se la filerebbe!
Mi è sembrato talmente strano che scrivesse contro il velo, che mi è rimasto in mente! A suo tempo aveva un compagno italiano: niente beduini! :-)
avrà avuto tendenza necrofile...
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