domenica 25 maggio 2008

CHINA KEITETSI, UNA BAMBINA SOLDATO, VITTIMA E CARNEFICE NELL' INFERNO DELL' UGANDA



Anche l'Uganda, come ad esempio il Kenia, è un Paese africano a maggioranza cristiana e non so di che religione sia la protagonista di questa storia e autrice di questo libro. Ma chissenefrega: una religione non deve essere un'etichetta e neppure la provenienza geografica! E' una donna il cui dramma va conosciuto, come quello degli altri bambini o ex-bambini soldato.

Per la prima volta, un’ex bambina soldato racconta in un libro la sua storia: lancinante, quasi incredibile nella sua durezza. Da quando a nove anni venne strappata alla famiglia e internata in uno dei campi di reclutamento dell’”esercito di resistenza” del suo Paese, l’Uganda, a quando nel 1999, grazie all’intervento delle Nazioni Unite, riuscì a scappare riparando in Sudafrica. Durante gli anni nell’esercito le fu dato un nuovo nome, “China”. Le venne messo in braccio un fucile, ordinandole di sparare e uccidere. Nessun sopruso le fu risparmiato, tanto che lei oggi dice “Non so nemmeno più contare quanti uomini abbiano abusato del mio corpo quando avevo quindici anni. Questo è il ricordo più difficile con cui convivere”.
L’incubo durò dieci anni: dopo l’addestramento fu impiegata come guardia del corpo di un alto funzionario del regime di Yoweri Museveni (tuttora presidente dell’Uganda), poi fu trasferita alla polizia militare.
Il libro di memorie di China Keitetsi, Una bambina soldato, che porta l’eloquente sottotitolo “Vittima e carnefice nell’inferno dell’Uganda”, è arrivato da poche settimane nelle librerie italiane, per la casa editrice Marsilio.

L’autrice racconta nella prefazione che per lei scriverlo è stato come una liberazione: “Iniziai a scrivere, tra le lacrime, e più andavo avanti più mi sembrava impossibile riuscire a smettere di piangere. Allo stesso tempo, però, vedevo accadere anche qualcosa di diverso: man mano che le parole passavano sul foglio, mi sentivo più leggera, più libera, e avevo bisogno di continuare”. Mettere nero su bianco la sua esperienza non è stato facile: “Mi riusciva difficile immaginare che io, China, io che mi consideravo come un esserino senza alcuna importanza, niente di più che una cartaccia da buttar via senza degnarla di uno sguardo, all’improvviso fossi capace di scrivere un libro”. Ma ci è riuscita: “Scrivevo con l’unico obiettivo di liberarmi dai pesi che continuavano a gravarmi sul cuore”.
China adesso vive tra la Danimarca e il Ruanda, dove ancora abitano i suoi parenti scampati alla guerra civile. Ha scelto di non seppellire il suo passato, di non dimenticare: è voluta anzi diventare l’”avvocato” di quelle centinaia di migliaia di bambini che ancora combattono negli eserciti del Terzo mondo. La sua missione è proprio parlare delle infanzie violate, delle aberrazioni che i bambini soldato sono costretti dai loro aguzzini a commettere e a subire.
China Keitetsi è stata invitata a parlare alle Nazioni Unite, all’Unesco, al Parlamento tedesco. Ha creato un’associazione per aiutare gli ex bambini soldato come lei e oggi è anche ambasciatrice dell’Unicef. Sul suo sito ufficiale l’home page è un inno alla speranza: accanto alla foto del suo viso sorridente c’è la scritta “Il passato è passato… E il futuro è cominciato!”.

(Fonte: sito di ACMID-DONNA)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Unica speranza, è che avendo un fucile, prima o9 poi queste bambine, questi bambini, lo usino contro i loro aguzzini.
Marino Rossi

Anonimo ha detto...

Benvenuto Marino... . Ma non riesci a inserire il tuo nome, come "nome utente"?

Anonimo ha detto...

Si, ci riesco.
Ma un po' in ritardo, da buon campagnolo;-)
Ciao: Marino.

Anonimo ha detto...

L unica vera speranza è che quest ultima non venga meno. Provo solo "schifo" per quei tipi di uomini. Mi vergogno a dire che sono esseri umani anche loro.Trovo ripugnante il fatto che ad una bambina/o di soli 9 anni gli venga dato un fucile.
l'odio chiama odio... Ma China è riuscita a trasformare il suo odio in un qualcosa di molto più forte scrivendo un libro.