venerdì 26 settembre 2008

MISOGINIA: SVOLTA STORICA SUL DIRITTO DI ASILO DELLE DONNE IN FUGA DALL'IRAN

Si chiamano Donya Elahi, 23 anni; Bahareh Kanaminij, 29 anni; Farah Ussefi, 23 anni; Farah Hashemi, 21 anni; Parisa Elahi, 34 anni; Mariam Karimi, 20anni; Nahal Pardhash, 23 anni. I loro nomi sono meno famosi di quello di Pegah Emambakhsh ma proprio insieme a Pegah saranno ricordati per l'evento storico che hanno scatenato, il riconoscimento del Diritto di Asilo per cause legate, tra le altre cose, alla persecuzione per motivi misogini.
Fuggite dall'Iran alcuni mesi fa e riparate in Gran Bretagna, hanno rischiato il rimpatrio forzato che nel loro caso avrebbe voluto dire una lunga carcerazione e per alcune di loro la condanna a morte in quanto accusate di reati contro la morale religiosa e contro il regime dei Mullah, in particolare Mariam Karimi e Parisa Elahi erano accusate di aver chiesto pari Diritti per le donne, un reato da pena capitale in quanto va contro la morale religiosa del regime iraniano.
Quando ci è stato segnalato il loro caso alcune ragazze iraniane erano già state deportate nel silenzio più assordante e di loro non ne sappiamo più niente. Appena saputo della possibilità che anche queste giovanissime ragazze, tra cui alcune leader della rivolta studentesca che da mesi si protrae in Iran, avrebbero potuto essere deportate ci siamo immediatamente attivati garantendo loro una adeguata assistenza legale e un rifugio sicuro, anche da eventuali ritorsioni iraniane. Abbiamo inviato un esposto all'Unione Europea contro la Gran Bretagna e contemporaneamente siamo riusciti a bloccarne l'espulsione.
A distanza di soli tre mesi alle ragazze è stato riconosciuto lo status di rifugiato ma, cosa più importante, viene per la prima volta menzionata tra le motivazioni per cui lo status di rifugiato è stato concesso, la parola misoginia. Viene infatti riconosciuto che la persecuzione misogina del regime dei Mullah è stata la causa, o una delle maggiori cause, per cui le ragazze nel loro Paese avrebbero rischiato seriamente la loro vita e per questo costrette alla fuga. (Fonte: "Secondo Protocollo")
L'evento è storico a livello europeo e a questo punto pone un problema di carattere prettamente giuridico in quanto in nessun Paese europeo, Italia compresa, esiste un reato specifico ricollegabile alla misoginia, fatto questo che denota una gravissima mancanza e al quale va posto al più presto un rimedio efficace.

Nei mesi scorsi avevamo avanzato una proposta di legge contro la misoginia inoltrandola a diversi parlamentari italiani, ma al momento la cosa non sembra aver attecchito o comunque non le è stata data quella importanza che invece meriterebbe. Dopo questo importantissimo precedente riteniamo invece che sia il caso di valutare attentamente l'introduzione di un efficace strumento legislativo contro la misoginia, più diffusa di quanto si possa pensare anche nel nostro Paese.
Nei prossimi giorni le ragazze iraniane saranno in Italia per continuare quella lotta pacifica, iniziata mesi fa, volta a garantire alle donne iraniane gli stessi Diritti di cui godono gli uomini, ma soprattutto contro il regime di Teheran, un regime che sopprime nel sangue qualsiasi richiesta di maggiore libertà e di maggiore fruizione dei Diritti Umani. Noi, come loro, siamo convinti che il regime dei Mullah si possa abbattere in maniera democratica e dal suo stesso interno, senza guerre o azioni violente, ma per fare questo è necessaria la collaborazione di tutti gli Stati democratici e dell'Unione Europea. Un primo passo è stato fatto, ora occorre proseguire su questa strada a partire dalle 54 ragazze iraniane attualmente in Grecia ospiti di associazioni umanitarie che stanno collaborando con la nostra organizzazione. Anche a loro va garantito immediatamente lo status di rifugiate così come ad alcuni studenti uomini che sono riusciti a sfuggire al cappio del boia dei Mullah. La strada è aperta, ora occorre solo percorrerla.

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