domenica 4 ottobre 2009

LENAN TORNA LIBERA GRAZIE A SHALIT, STANCA DI GUERRA NON DI VENDETTA


RITRATTO DI UNA DELLE 20 PALESTINESI LIBERATE IN CAMBIO DI UN VIDEO.

Perchè era in carcere, la sua bella famiglia, i suoi propositi. (Fonte: Informazione Corretta, Corsera)

E a proposito: MO: Shalit,liberata ultima detenuta tiscali.notizie .

Lenan si alza con un gridolino. Loro ridono, lei fuma. Loro osten­tano indifferenza all'ospite ma­schio, lei lo presenta. Loro sono tutte velate. Lei è in una maglietta strizzata nera con la scritta a perli­ne, i jeans attillati. Loro dicono «a Dio piacendo», lei cita Arafat: «Sa perché mi chiamo Lenan? In ono­re di Lenin. Noi siamo comunisti». Lei non se lo mette, il velo. E for­se è per questo che la sua foto fuo­ri cella è finita su tutti i giornali: un bel sorriso, gli occhi accesi. Pic­chietta l'indice sui capelli lunghi, neri, liberi di cadere: «Conta quel­lo che sta dentro la testa, non so­pra... ». Dentro la testa di Lenan Yousef Abu Ghalmeh dovrebbe esserci un pensiero di gratitudine per Gilad Shalit, il caporale israeliano seque­strato da Hamas. Pur d'avere un suo video, la prova che sta bene, il governo Netanyahu ha accettato di scarcerare lei e altre 19 palesti­nesi. Destini barattati. «Gratitudine? Il mondo si com­muove per Shalit e se ne frega del­le migliaia di nostri compagni in carcere. Shalit è un soldato sioni­sta che sapeva cosa stava facen­do ». Lenan ha sei anni più di Gilad, ma ha vissuto molte più vite (per quello che sta vivendo Gilad, una vita, basta!). Ba­sta guardarli. Lui in quel dvd, pri­gioniero da 1.200 giorni, ragazzo­ne alto che ricorda le gite coi geni­tori e fa qualche passo ciondolan­te e si vede che ha giocato tanto a basket, soldato per caso. Lei che passeggia per Beit Fo­reek, dieci chilometri da Nablus, e il suo primo giorno di libertà va a passarlo al cimitero, a baciare la tomba del marito, una voglia di vendicarlo che non le è ancora pas­sata. «L'ho gridato quando gl'israe­liani me l'hanno ammazzato. Lo griderò sempre: la pagheranno». Avevano detto che le detenute rilasciate erano di basso profilo, condannate a meno di due anni. Non è vero: la Lenin palestinese doveva scontarne cinque e ha un elenco così, di vendette da consu­mare.
Vedova d'un terrorista che uccise in un'imboscata cinque sol­dati israeliani. Sorella d'un ergasto­lano che assassinò il ministro del Turismo israeliano, Rahvaam Ze­vi. Lavare quel sangue, riscattare il fratello è un suo chiodo fisso: con altre due donne, nel 2004, era sta­ta reclutata per farsi esplodere. Il suo capocellula mandò a pren­dere il plastico in una grotta, era tutto pronto. Poi, un informatore spifferò. E arrivò l'esercito, il capo fu ammazzato. «L'esplosivo non l'ho mai avuto — racconta —. Ma evidentemente ero sulla lista nera. Un giorno mi bloccano al check point di Hawawa. Mi fanno appog­giare la borsa, la prendono a mitra­gliate. Mi ammanettano. E mi con­dannano a tre anni, più due extra per essere moglie e sorella di terro­risti ». Arrestata per conto terzi, scarce­rata per conti più grandi di lei.Lenan ripete come una giacula­toria che «l'unico modo per tratta­re coi sionisti è combatterli». An­cora a mano armata? Stare in una cella tre per tre assieme ad altre sei, il cesso in comune e il lavandi­no fuori, «una cosa che somiglia più a una stalla», un po' le ha fatto cambiare idea: «No, di coinvolgi­menti militari non voglio più sa­perne ».In Palestina una vedova di 29 an­ni, senza lavoro, impegnata nella lotta, non ha molte scelte... «Sarà dura. Difficile. Però è venuto a tro­varmi anche il segretario del Fron­te di Nablus. Mi ha detto: hai già fatto molto. Lascia che ci pensia­mo noi». Picchietta l'indice sui ca­pelli lunghi, neri, liberi di cadere: «Intanto, mi godo la libertà. La vendetta è un pensiero...».

2 commenti:

primo capo ha detto...

beh, la dovrebbero spedire a hamaslandia... una così dura poco.

Alessandra ha detto...

E'la dimostrazione vivente che tra Hamas e Al-Fatah (non è senz'altro un sostenitrice del primo!!!) non ci sono grandi differenze. ... Ha la mia età e si è già rovinata la vita (gliel'hanno salvata la soffiata e l'arresto). Se non altro dice che ora vuole godersi la sua libertà e la vendetta è un pensiero... ecco c'è da augurarsi che prima o poi non ci sia più neanche il pensiero!