lunedì 21 settembre 2009

AMAL E LE ISLAMICHE ALLA CONQUISTA DEL BIKINI

L' INCHIESTA. QUATTRO RAGAZZE E L' INTEGRAZIONE NELLA NOSTRA CULTURA: "CI SENTIAMO ITALIANE, DAI TACCHI A DE ANDRE' ".

MILANO — Amal (http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_607d30e8-a551-11de-8486-00144f02aabc&vxBitrate=300) ha gli occhi di Cleopa­tra, labbra carnose, capelli lunghi. È maroc­china. «Ma mi sento italiana, vivo qui da 16 anni». È seconda di cinque figli che non ve­de più. «Mio padre mi ha ripudiata. Aveva combinato per me un matrimonio che non desideravo. Mi aveva proibito di uscire di casa. È stata la goccia, sono scappata». Quella sera di novembre la ricorda come un sogno. «Neanche avevo paura. Mi sem­brava impossibile di riuscire a farlo». La li­bertà di Amal costa. Le unghie rosa, i tacchi alti, gli abiti stretti che indossa, hanno il prezzo di una vita da sola. «La mia famiglia è ritornata in Marocco. Qui è rimasta mia sorella, sposata con due figli. Non ci possia­mo sentire. Il marito è contrario, non vole­va che andassi a trovarli senza il velo in te­sta, temeva condizionassi le figlie: perché zia sì e mamma no? E io alla fine non ho più voluto portarlo, quel velo: mi sembra­va ipocrita. Non seguo il digiuno nel Rama­dan. Metto le minigonne, al mare i due pez­zi: che bello quando ho comprato il primo, per la Toscana. Ho visto sette volte Il diavo­lo veste Prada ! Io penso che se decidi di ve­nire in Italia devi accettare la nuova cultura e integrarti. E chi non ci riesce deve tornare nel suo Paese».
La parola «integrazione» non piace a Sa­ra Amzil (http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_738502f6-a551-11de-8486-00144f02aabc&vxBitrate=300) , 22 anni, nata in Marocco, ma a Torino da quando aveva due anni. Da tre si è trasferita a Milano, dove ha sposato Omar, italo-egiziano, musulmano come lei. «Lui è un vero 'polentone', con questo mito della città. Durante le feste litighiamo sempre se stare a Milano dai suoi o a Tori­no dai miei». Preferisce definirsi «inseri­ta ». «Integrata mi fa pensare che ho dovuto cambiare qualcosa. Mi piace credere di aver arricchito la comunità in cui sono cre­sciuta ». Sara indossa il velo. «E sono con­tenta, mi fa sentire più vicina a Dio». Non ha ancora la nostra cittadinanza. «Avevo fatto domanda un anno prima di sposarmi e ormai l’iter da seguire è quello. Omar è italiano, con le nozze avrei potuto fare più in fretta. Ecco, questo non ha senso per me. Sono cresciuta qui, parlo l’italiano, ho studiato nelle scuole pubbliche, conosco De André a memoria, cucino solo italiano: pennette con panna e funghi, gamberetti e zucchine, lasagne; i miei quasi se ne rattri­stano. Però non ho il diritto di voto. A un’al­tra straniera basta venire qui e sposarsi ed è tutto fatto». Sara studia Giurisprudenza alla Cattolica. «L’ho scelta perché è seria. Sì, ti chiedono il certificato di battesimo. Ma poi basta un nullaosta del centro pasto­rale ». Vorrebbe fare l’avvocato, magari pe­nalista. «Però poi quando sento storie co­me quella del padre di Sanaa mi vengono i brividi. Non so se ce la farei a difenderlo». La meglio gioventù islamica si impegna, lavora, studia, cerca il proprio posto nel mondo, ha imparato ad amare la pizza, il calcio, la musica dei cantautori. Le tradizio­ni per alcune sono catene. Per altre sono pa­trimonio, radici alle quali ancorarsi per sop­portare la pioggia e il vento. (Fonte: Corriere della Sera, 20/9)

A proposito di disintegrazione: La Sharia dilagante permalink, La Sharia? No Grazie permalink, Manifestazione dei non digiunanti del Ramadan in Marocco link, Olanda: per la dirigente dei verdi, l'islam costituisce "naturalmente un problema" link, Convertiti link, Belgio: ritiro di affidamento ad una governante moglie di un imam estremista link e ancora Convertiti link .
«Sono musulmana, ma anche occidenta­le. Non porto il velo, come accade ormai so­lo ad alcuni miei parenti in Egitto. A scuola i compagni mi chiedevano: se sei musulma­na perché non lo indossi? Rispondevo sem­pre: mi sento italiana. Però in questi giorni ho rispettato il Ramadan: una scelta cultu­rale, più che religiosa. Al di là di quello che dice il Corano, per me il digiuno è un mo­mento di spiritualità e di autodisciplina. In questo trovo che l’islamismo non sia poi co­sì diverso dal cristianesimo» dice Randa Ghazy, 23 anni, nata in Italia da genitori pa­lestinesi, tre romanzi già pubblicati, l’ulti­mo, con Rizzoli, Oggi forse non ammazzo nessuno . Dell’Occidente ha interiorizzato la letteratura. «Sepúlveda, Benni, Tabucchi». La curiosità la spinge all’apertura. «Fre­quento Scienze politiche alla Statale di Mila­no. Il mio sogno è andare all’estero e occu­parmi di relazioni internazionali». Siham Azennar ha 19 anni, fa la parruc­chiera a Varese, convive con il fidanzato e non nasconde le sue forme da pin-up. «So­no figlia di una ragazza madre. Fino a cin­que anni fa abitavo a Rabat con i nonni, mi hanno cresciuta leggendo il Corano». Una vita piena di amore, ma troppo stretta. «Co­sì ho raggiunto mia madre a Varese. All’ini­zio non era d’accordo. Era spaventata, for­se. Abbiamo avuto dei contrasti». Qualche mese fa, la scelta di trasferirsi dal fidanza­to. «Quest’estate sono tornata in Marocco e l’ho presentato ai nonni. 'Se sei felice, va’ per la tua strada». Una risposta spiazzante. Qual è allora la verità vera? Chi è l’islami­co giusto e quello sbagliato? Un padre che uccide la figlia che gli procura vergogna è un integralista o un pazzo? «Con i fonda­mentalisti non puoi ragionare. Non si vo­gliono mostrare deboli davanti a parenti e amici, non possono agire diversamente dal loro credo. E le donne abbozzano, sotto­messe. Ho sentito che la mamma di Sanaa ha perdonato il marito: non ci credo, secon­do me è arrabbiata, lo odierà per sempre» si sfoga Amal sul divano di casa. Ma Sara non ci sta. «Nel Corano chi uccide una per­sona è come se uccidesse la comunità inte­ra. Quell’uomo non c’entra nulla con l’Islam».

10 commenti:

ambra ha detto...

http://jimmomo.blogspot.com/2006/10/il-velo-un-simbolo-di-segregazione-va.html

Alessandra ha detto...

Sempre preziose le tue segnalazioni, Ambra.

Anonimo ha detto...

Sara Amzil è moglie dell'attuale presidente dei GMI Omar Jibril El Tabbakh.
http://www.giovanimusulmani.it/download/Comunicato_omicidio_di_sanaa.pdf

Alessandra ha detto...

Ah, ecco... .

Livio ha detto...

Preferisce definirsi «inseri­ta ». Integrata mi fa pensare che ho dovuto cambiare qualcosa. Mi piace credere di aver arricchito la comunità in cui sono cre­sciuta" ????

Questa non è inserita, è solo una megalomane.

Kizzy ha detto...

Scusa Ale ma i video non si vedono... hai altri links per caso?

Alessandra ha detto...

Scusate, sto cercando di mettere i video... .

Alessandra ha detto...

Nel secondo video si ripete anche l'intervista di Amal, dopo quella di Sara. Provate a vedere adesso se funzionano... .

Poerio ha detto...

Sara Amzil è inserita nella società italiana e non è integrabile nella società italiana. Ragionando così un matrimonio funziona solo se si è totalmente indisponibili ad ogni compromesso e ad ogni negoziazione. Però il massimo è il cognato di Amal.

Alessandra ha detto...

Già. Ricordo che dopo il "Leggi tutto", ci sono altre due ragazze: una è la giovane scrittrice Randa Ghazy e Siham Azennar, figlia di una ragazza madre marocchina, allevata dai nonni che le leggevano il Corano e che ora convive col fidanzato... che ha presentato i nonni, i quali le hanno risposto: "Se sei felice, va per la tua strada".