domenica 22 agosto 2010

ABLA DI GIORDANIA RUBA LA SCENA A RANIA

Abla Mahmoud Abu Elbeh

I reali di Giordania

SIMBOLO: LEADER DI UN PARTITO POLITICO

Come la regina Rania, Abla è palestinese e difende i diritti delle donne in Giordania. Ma non è arrivata in alto legandosi ad un uomo potente come la moglie di re Abdallah II. Abla Mahmoud Abu Elbeh, 59 anni, non è sposata e sta dall' altro lato della trincea: dirige un piccolo partito di sinistra all' opposizione. Dopo 40 anni di impegno politico e sociale, la scorsa settimana è diventata un simbolo: una delle prime donne nel mondo arabo a capo di un partito. È stata eletta all' unanimità segretario generale del «Partito democratico del popolo» (Hashad), che ha come obiettivo la democrazia in Giordania e la difesa della questione nazionale palestinese. Capelli corti, senza abiti firmati né un filo di trucco è apparsa sui giornali arabi. «Vittoria per le donne arabe», esultano Al Dostour e Al Rai, legati al governo giordano: riconoscono che le quote rosa nelle elezioni parlamentari e locali hanno premiato finora mogli e figlie di politici maschi ma sperano che «Abla sia un nuovo esempio». «Questo è un segno di progresso e di civiltà», dice Abla al Corriere da Amman. Nel Maghreb due donne già guidano piccoli partiti. Nel Mashreq Paesi a est del Cairo e a nord del Golfo) Abla è la prima. In Paesi musulmani non arabi come Pakistan, Bangladesh e Turchia ci sono state donne alla guida di partiti e governi, ma tranne nel caso turco, sono figlie o mogli di politici maschi. Nata a Qalqilya, non ha conosciuto il padre, morto in un incidente. Dopo la guerra del ' 67 contro Israele, sua madre portò in Giordania i 4 figli. Negli anni ' 70, sotto la legge marziale, Abla iniziò a fare politica clandestinamente e pagò perdendo il posto di insegnante. «Tempi amari, ma si sperava nel cambiamento, che è arrivato anche se non compiutamente», dice. «Dagli anni 90 il Paese vive una situazione di libertà democratica vigilata. Ogni volta che l' opposizione si afferma, nuove leggi limitano gli spazi di libertà». In vista delle elezioni di novembre, la legge ha ridotto i parlamentari eletti in città (dove vivono molti palestinesi e bacino dei Fratelli musulmani) aumentando quelli di aree rurali dominate da clan tribali pro governativi. «Il parlamento non sarà rappresentativo della società». D' altro canto, le donne in Giordania hanno conquistato «spazi importanti» in politica, nelle corti, nelle scuole, «e l' approvazione di leggi come quella contro la violenza, la legge paritetica sul divorzio». Ma è presto per esultare. «La loro applicazione piena richiede molto tempo e battaglie non violente», spiega. «E la diffusione del pensiero oscurantista e salafita rischia di vanificare le conquiste realizzate in decenni», avverte. «Tocca alle donne arginare l' offensiva che, colpendo prima di tutto noi, vuole minare le fondamenta delle nostre società». (Fonte: http://www.archiviostorico.corriere.it/ , 14/8)

4 commenti:

Maria Luisa ha detto...

Scusami l'OT, ma dobbiamo far sapere che l'Iran, difensore dei diritti delle donne, si comprta in maniera bestiale.
http://www.secondoprotocollo.org/?p=1499

Maria Luisa

Alessandra ha detto...

Niente scuse, hai fatto benissimo e non è mai abbastanza denunciare i crimini perpetrati in Iran contro le donne.

Stefano. ha detto...

Mentre le nostre femministe tacciono per non turbare i loro maschietti innamorati dell'islamico. In Iran si uccidono le donne.

Alessandra ha detto...

I loro maschietti innamorati dell'islamico?