HERAT — Per lo più arriveranno accompagnate dagli uomini di famiglia: il marito, il figlio maggiore, al peggio i fratelli o i cugini. Nelle zone rurali le donne ai seggi potrebbero in gran parte non andarci affatto. I sondaggi di organizzazioni non governative locali e internazionali, osservatori Onu e i commenti dei media afghani concordano largamente nel ritenere che siano i capi famiglia, i leader religiosi, i consigli degli anziani nei villaggi più remoti a determinare le scelte di voto. E la grande maggioranza delle donne si adatterà ai dettami delle autorità tradizionali, tutte rigorosamente maschili. «Cinque anni fa vivevamo la grande stagione della speranza. Le donne votarono in massa alle presidenziali del 2004 e anche alle politiche dell’anno dopo. Ma ora non sarà così. I temi del riscatto femminile sono stati dimenticati anche tra i più progressisti dei candidati. Vincono paura e disinteresse per le nostre tematiche», spiega pessimista Suraya Pakzad, nota leader della «Voce delle Donne», l’organizzazione che nelle regioni occidentali del Paese sino a ieri sera cercava di mobilitare le sue attiviste. Ma la Commissione elettorale afghana segnala che la situazione di pericolo e le minacce talebane tengono lontano dai seggi le scrutatrici, specie nelle zone rurali. Sembra che nelle regioni orientali, quelle lungo il confine pakistano, manchino all’appello oltre il 20% delle 13.000 addette alle operazioni di voto. E nel Sud potrebbero essere meno della metà. Il problema è noto: in mancanza di funzionari femminili le donne non votano. Per tradizione evitano di aver alcun tipo di contatto con uomini sconosciuti. Emerge così un grave scollamento tra propaganda elettorale e realtà. Sulla carta infatti la situazione per l’elettorato femminile sembrerebbe migliorata. Nel 2004 c’era solo una candidata alle presidenza, oggi sono due. (Fonte: Informazione Corretta , dal Corsera 20/8)
E a proposito: Donne candidate, Shala e Frozan sfidano uomini e tabù - Il Mattino , Campagna elettorale afghana: per le donne una sfida - Elezioni ... e Afghanistan. Sorpresa. Record di affluenza di donne in alcune zone ... .
Alla vicepresidenza sono addirittura 7, cinque anni fa nessuna. Le concorrenti per i 34 Consigli Provinciali sono passate da 286 a 342. E sembra anche cresciuto il numero delle iscritte al voto, oggi oltre il 41 per cento degli elettori. Ma viene anche osservato che il numero appare sospetto. Le donne spesso rifiutano di essere fotografate, anche per i documenti ufficiali. Le loro carte d’identità possono dunque venire facilmente falsificate e i loro nomi utilizzati per i brogli elettorali. Argomento questo che è ripreso con forza anche dalla deputata tagika Fawzia Kofi, nota pasionaria per le battaglie dei diritti delle donne, che nel parlamento di Kabul ci ribadisce i suoi timori di gravissime irregolarità: «Se ci saranno brogli, le donne saranno le prime a farne le spese». Herat si dimostra un termometro molto sensibile nel registrare il deteriorarsi della condizione femminile. Fu la prima città, dopo Kabul, dove dopo la sconfitta talebana del 2001 riaprirono le scuole femminili. «Già nel 2003 la nostra radio locale, Sahar , riprese a trasmettere voci di giornaliste donne, che erano state severamente censurate dai talebani. E l’anno dopo le donne riapparvero anche su Herat tv », ricorda con nostalgia Suraya. Qui però nell’ultimo mese almeno 12 studentesse sono state picchiate o addirittura ferite a pugnalate dai fanatici religiosi. Sembra ci siano anche alcune rapite. I talebani vorrebbero chiudere le scuole femminili. Le attiviste segnalano che nell’intero Paese il movimento per l’emancipazione della donna ha subito un grave arresto in seguito all’assassinio di quattro personalità note. La prima vittima fu agli inizi del 2007 Sakina Amajan, responsabile per gli Affari femminili nella provincia di Kandahar. Seguirono le uccisioni di una nota poliziotta nella stessa città (Malalai Kakar, che si occupava dei delitti d'onore, ndr), quindi quelle di due giornaliste: Sangah Amag, di Tolo tv a Kabul, e la corrispondente di Radio Solah nel Parwan.
E a proposito: Donne candidate, Shala e Frozan sfidano uomini e tabù - Il Mattino , Campagna elettorale afghana: per le donne una sfida - Elezioni ... e Afghanistan. Sorpresa. Record di affluenza di donne in alcune zone ... .
Alla vicepresidenza sono addirittura 7, cinque anni fa nessuna. Le concorrenti per i 34 Consigli Provinciali sono passate da 286 a 342. E sembra anche cresciuto il numero delle iscritte al voto, oggi oltre il 41 per cento degli elettori. Ma viene anche osservato che il numero appare sospetto. Le donne spesso rifiutano di essere fotografate, anche per i documenti ufficiali. Le loro carte d’identità possono dunque venire facilmente falsificate e i loro nomi utilizzati per i brogli elettorali. Argomento questo che è ripreso con forza anche dalla deputata tagika Fawzia Kofi, nota pasionaria per le battaglie dei diritti delle donne, che nel parlamento di Kabul ci ribadisce i suoi timori di gravissime irregolarità: «Se ci saranno brogli, le donne saranno le prime a farne le spese». Herat si dimostra un termometro molto sensibile nel registrare il deteriorarsi della condizione femminile. Fu la prima città, dopo Kabul, dove dopo la sconfitta talebana del 2001 riaprirono le scuole femminili. «Già nel 2003 la nostra radio locale, Sahar , riprese a trasmettere voci di giornaliste donne, che erano state severamente censurate dai talebani. E l’anno dopo le donne riapparvero anche su Herat tv », ricorda con nostalgia Suraya. Qui però nell’ultimo mese almeno 12 studentesse sono state picchiate o addirittura ferite a pugnalate dai fanatici religiosi. Sembra ci siano anche alcune rapite. I talebani vorrebbero chiudere le scuole femminili. Le attiviste segnalano che nell’intero Paese il movimento per l’emancipazione della donna ha subito un grave arresto in seguito all’assassinio di quattro personalità note. La prima vittima fu agli inizi del 2007 Sakina Amajan, responsabile per gli Affari femminili nella provincia di Kandahar. Seguirono le uccisioni di una nota poliziotta nella stessa città (Malalai Kakar, che si occupava dei delitti d'onore, ndr), quindi quelle di due giornaliste: Sangah Amag, di Tolo tv a Kabul, e la corrispondente di Radio Solah nel Parwan.
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