giovedì 25 febbraio 2010

APPELLO CONTRO IL BURQA AL MINISTRO DELLE PARI OPPORTUNITA' DA PARTE DELLE DONNE DEI MUSULMANI MODERATI

di Samira Chabib, Portavoce delle Donne del Movimento dei Musulmani Moderati

Ill.ma Maria Rosaria Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità,

La lettera pubblicata dalla “munaqqaba” Viviana D’Alò Bulic, “a nome suo e di altre credenti”, e a Lei rivolta, per opporsi al progetto di legge che vuole introdurre in Italia il divieto di indossare il burqa in luoghi pubblici o aperti al pubblico non deve essere lasciata senza risposta.
Come donne appartenenti al Movimento dei Musulmani Moderati, intendiamo denunciare la faziosità della affermazioni espresse dalla signora D’Alò Bulic che dice che il niqab e il burqa siano un precetto islamico. La signora Bulic, come lei stessa afferma convertita, dimostra già la sua non conoscenza della materia: è stato già affermato e più volte ribadito da intellettuali musulmani, scrittori, professori, giuristi, autorità religiose come il grande imam dell’Università Al Azhar de Il Cairo Tantawi, dall’imam della moschea di Seine Saint Denis di Parigi, dallo scrittore e intellettuale Tahar Ben Jelloun, dal premio Nobel per la Pace, avvocato Shirin Ebadi, che il velo integrale non è un precetto coranico.
Quest’ultima ha anche precisato che ''se si va in pellegrinaggio alla Mecca con il viso coperto anche il pellegrinaggio non e' ritenuto valido''.
Il velo integrale islamico, come abbondantemente chiarito durante le indagini conoscitive presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, è il retaggio medievale di tradizioni tribali che trovano il loro fondamento in Afghanistan, retaggio che è lo specchio di un atteggiamento misogino che intende relegare la donna, considerata essere inferiore, dietro una cappa nera che la annulla fisicamente e psicologicamente.
La signora D’Alò Bulic ha poi scritto che nell’Islam sarebbero presenti due correnti. Errore! Le correnti dell’Islam sono molte di più. Si tratta di un panorama culturale e religioso molto frastagliato: wahabiti, ismaeliti, malakiti, sunniti, sciiti, sufi, bahai, hambaliti, per citarne solo alcune. La visione della Bulic risulta dunque alquanto miope.
La lettera, inoltre, contiene un “accorato appello” contro la discriminazione delle donne che vorrebbero portare il burqa o il niqab. E’ furba la signora D’Alò Bulic, che ritiene di poter fare appello contro una presunta discriminazione di una minoranza. Ma forse non sa che in Italia non è consentito dalla legge girare con il volto coperto. C’è poco da fare: chi scegli di vivere in Italia deve rispettare le sue leggi e le sue regole di convivenza. Se prova disagio e si sente offesa, forse è meglio che si rechi a dimorare li dove ritiene che la propria “sensibilità” non venga offesa, li dove crede che di poter vivere seguendo le proprie logiche.
Come donne musulmane moderate, che sono la maggioranza in questo Paese, che hanno condiviso in pieno la Carta Costituzionale, che rispettano profondamente la sua cultura e al sua religione, riteniamo che il burqa vada combattuto con un intervento legislativo e con azioni politiche di integrazione che accompagnino tale intervento. (Fonte: Movimento dei Musulmani Moderati Italia-Europa )

Adjani,gonna e' manifesto anti-burqa - Cinema - ANSA.it .

E ancora: Convertiti e circoncisione femminile, Islam, Donne nell’Islam e convertite, “Giovani Musulmani d’Italia” (a cui risponde il Movimento dei Musulmani Moderati nel post successivo) e per finire in bellezza Convertiti .
Lo Stato che giunge a legiferare su una tale materia culmina un processo di maturazione culturale che vede le sue radici in un centinaio di anni di lotte per la parità dei sessi, che ha alle spalle una storia che si è nutrita e ha prodotto un processo culturale. Questo significa esprimere la propria cultura, affermare la responsabilità individuale della persona, la sua riconoscibilità e il suo diritto/dovere ad essere indivuduo che si autodetermina come persona, e non come cartello pubblicitario portatore di messaggi.
Per quanto riguarda la minoranza che dice di portare il burqa come libera scelta vi è una e una sola via: adeguarsi. Perché la stragrande maggioranza di donne che guardano il mondo dietro quella grata sono invece costrette e segregate dietro quell’odioso velo. Soffocate da una violenza che lede quotidianamente i loro diritti. Solo loro le vere discriminate! E noi siamo qui per combattere questa vera discriminazione.
Per quanto riguarda invece la zoppa equazione “munaqqabe = monache di clausura”, vorremmo ricordare alla signora Bulic che le islamiche velate integralmente non hanno alcuno statuto religioso pari a quello delle suore che, diversamente, prendono i voti. Operare una simile equazione significa equiparare sul piano religioso le velate e le monache, mettendo alla stessa stregua delle civili con delle religiose. Operare quest’equiparazione intellettuale e semantica significa in ultima analisi delegittimare la laicità dello Stato.
Vogliamo fare un appello a Lei e alla Sua sensibilità perché non possano più esservi donne murate dietro al velo integrale.

25 commenti:

Annamaria ha detto...

Aspettiamo, con ansia, la risposta della ministra.
Sperando che non ci si nasconda dietro le presunte libertà in un Paese democratico come l'Italia e/o che la risposta sia solo un contentino per molti, ma un serio provvedimento per tutti.

Ah, sugli altri post evito commenti, perchè mi sono già espressa ampiamente altre volte sui neofiti musulmani e soprattutto sulle neofite...
Certe volte, da credente, mi chiedo se la Chiesa sia o no allarmata dal numero crescente di conversioni all'Islam ed altre religioni e se intenda fare qualcosa per richiamare le sue "pecorelle". Ma non vedo segni...bah!

Viviana D'Alò ha detto...

Sono Viviana D’Alò Bulić
Sono dispiaciuta non tanto per il tono offensivo e sprezzante di questa lettera, quanto poiché vi si nega un elemento sacro e lo si redicolizza e questo non è amissibile.
Prima di tutto ribadisco le mie dichiarazioni, confermando che sono scevre da ogni faziosità o estremismo.

Quello che dichiaro è frutto di ricerche con docenti universitari e sapienti autorevoli.


Alcuni nomi che la Signora Chabib ha citato come testimoni della non legittimità islamica del niqab non rappresentano autorità istituzionali islamiche, ma opinioni personali non condivise da persone più autorevoli di loro nel diritto islamico.
Quanto sostenuto in Egitto dallo shaykh di al-Azhar Tantawi, (l’unico tra i citati più legittimato ad esprimersi in merito) (oltre ad essere dallo stesso ritrattatao in seguito) è stata subito smentito dalla dichiarazione dello stesso fronte degli ulama di al Azhar

Definire il velo integrale: ‘un retaggio medioevale di tradizioni tribali ...che la annulla fisicamente e psicologicamente’non ha nulla a che vedere col senso del niqab ed
è smentito da ogni organizzazione islamica seria accreditata e universalmente riconosciuta, anche perché le stesse mogli del Profeta Muhammad sallalahu aleyhi wa sallam, come altre credenti portavano dopo il precetto del Corano il velo integrale e viveno in Arabia Saudita, ciò che era indossato dalle madri dei credenti approvato dal Profeta sallalahu aleyhi wa sallam implica un elemento non solo legittimo ma nobile, lo facevano per Allah e non perché la donna sia inferiore ma semplicemente per sottomersi a un precetto coranico, per Dio.

La signora mi accusa di avere una visione ‘miope’, le rispondo invitandola a comprendere, leggendo attentamente, ciò che ho scritto:
Ho parlato di 2 correnti (nel senso di 2 posizioni) principali riguardo alla questione del niqab

Tra le autorità islamiche preposte e universalmente riconosciute nell’Islam (al di là delle correnti, scuole o gruppi all’interno del mondo islamico) nessuno ha mai negato il niqab, hanno tutti concordato sulla sua legittimità dividendosi in 2 correnti (nel senso di posizioni principali) per cui per una esso è obbligatorio per l’altra facoltativo ma raccomandato.Due posizioni che io ho ricordato (entrambe) al contrario delle mie interlocutrici che fingono di ignorarne una.
Che tipo di moderato è una persona che afferma che la sua posizione è l’unica esistente ignorando le altre?

Viviana D'Alò Bulic ha detto...

La signora dice che sono furba, che Dio la perdoni e la guidi, considerando che dovremmo essere sorelle nella fede, e non ci conosciamo, non vedo cos’abbia a che fare la furbizia con un appello in merito a una situazione grave che lederebbe in modo drammatico i diritti di donne innocenti: per difenderle da una presunta discriminazione s’intende emanare una legge che le discriminerebbe realmente.
Alcune di esse non avrebbero la forza di reagire e rischierebbero di rinchiudersi in se stesse isolandosi per volontà di una legge pericolosa: io non posso restare inerte davanti al pericolo di rendere drammatica la vita di donne indifese, la nostra vita è serena e riservata, non abbiamo mai incitato nessuno a portare il niqab né giudicato le credenti che non lo indossano, per noi l’obbligo è davanti a Dio e mai davanti agli uomini.
Voi cercate di far credere che il niqab sia un retaggio afgano misogeno questo indica la vostra ignoranza o la vostra malafede in materia dato che era indossato dalle stesse mogli del Profeta sallalahu aleyhi wa sallam: come lo si può quindi definire estraneo all’Islam?

Se qualche governo può negare dei diritti o non comportarsi secondo le regole islamiche non per questo il niqab (che tra l’altro è molto diverso dal burqa) deve essere penalizzato, non ha nulla a che fare con queste persone.
Se esistesse qualche donna costretta a indossare il velo sarei io la prima ad aiutarla a liberarsene ma in Italia mi sembra pressoché impossibile dati i controlli strettissimi che ci sono e il numero così esiguo di donne che indossano il niqab. Ribadisco che tutte quelle che conoscono lo amano, noi desideriamo portarlo per Dio e non come simbolo politico.
Il nostro appello al Ministro è autentico e ritengo aberrante che una donna che dice di essere musulmana possa chiedere che altre donne musulmane siano discriminate.
Non conosco donne obbligate a portare il niqab, conosco donne obbligate a toglierlo a volte consigliate dagli stessi mariti o perché minacciate da un clima intimidatorio che persone come voi o come chi propone leggi discriminatorie crea e alcune anche se libere di uscire per il timore e il rispetto verso il loro credo non lo fanno, dov’è la giustizia? Fa un gioco molto sporco chi parla di fantomatiche donne costrette quando noi che lo portiamo chiediamo e dichiariamo di amarlo e volerlo indossare.

Viviana D'Alò Bulic ha detto...

Definire una ‘zoppa’ equazione quella tra monaca di clausura e donna che indossa il niqab significa, oltre che essere poco eleganti, non comprenderla: Il mio paragone è nel senso della sacralità di indossare un velo.
Asserire invece che mettendo sullo stesso piano le credenti velate e le monache, si tratterebbero alla stessa stregua civili e religiose significa non conoscere l’Islam perché mentre una donna cristiana prende i voti per consacrarsi a Dio la donna musulmana è sempre consacrata e sottomessa a Dio, non esiste la donna musulmana civile, in quanto musulmana è sempre religiosa.
Il mio paragone tra la donna che porta il niqab con una suora di clausura, non contrasta assolutamente con la laicità dello Stato, (la donna musulmana è consacrata a Dio e sottomessa a Lui in virtù dell’essenza stessa della religione).
l’Islam infatti parla di diritti e doveri del singolo credente e non di categorie avulse alla realtà.
Obbligare qualcuno a scoprirsi il volto, contro la sua volontà, (tranne se richiesto per motivi di riconoscimento dalle autorità preposte) non significa renderlo autonomo come persona ma ledere e violare la sua libertà.
Per concludere, portare il niqab non ha nulla a che vedere con la parità dei sessi, indossando il niqab potrei anche occuparmi di ruoli socialmente importanti se lo volessi e ne avessi le competenze , superando gerachicamente un uomo, ripeto la scelta è per Dio non per l’uomo.
Esorto tutti, donne o uomini, prima di scrivere cose così insensate e lontane dall’essenza dell’argomento trattato, di riflettere.
Ed esorto in sha’Allah tutti a occuparsi di questioni più importanti voltando pagina e non perseguitando, minacciando o offendendo le poche donne che indossano il niqab.

Io e le altre credenti che rappresento crediamo ancora, fino a prova contraria, nella buona fede del Ministro e le chiediamo di difenderci e di consentire a tutte le donne che indossano il niqab per scelta libera e convinzione profonda che lo possano fare e vengano rispettate.

Alessandra ha detto...

Buongiorno, Viviana, rispondo al suo papiro.

- Prima di tutto lei dice che la signora Chabib ridicolizza un elemento sacro e questo "non è ammissibile".

Le chiedo di citarmi un solo verso del Corano, ma anche un hadit in cui si dica che il niqab è qualcosa di sacro, un obbligo religioso, anche se le mogli di Maometto lo indossavano. Poi forse qui siano in Italia 2010, non l'Arabia Saudita di Maometto.

- Quello che dichiaro è frutto di ricerche con docenti universitari e sapienti autorevoli.

Peccato che il fatto che il niqab non sia un precetto islamico "è stato già affermato e più volte ribadito da intellettuali musulmani, scrittori, professori, giuristi, autorità religiose".
Diciamo che piuttosto Tantawi ha fatto marcia indietro !
La Premio Nobel Shirin Ebadi ha citato un hadit (quindi una fonte islamica) in cui Maometto vieta l'uso del niqab durante l'Hajj.

- Definire il velo integrale: ‘un retaggio medioevale di tradizioni tribali ...che la annulla fisicamente e psicologicamente’non ha nulla a che vedere col senso del niqab ed
è smentito da ogni organizzazione islamica seria accreditata e universalmente riconosciuta"

Per esempio? Mi faccia il nome di qualche organizzazione islamica "seria accredita e universalmente riconosciuta"? Tantawi fa appunto parte di Al-Azhar, che tra l'altro non si può certo accusare di "moderazione", essendo legata ai Fratelli Musulmani. Diciamo piuttosto che anche all'interno di essa non c'è un'univoca posizione sul niqab.
La raccomandazione è semmai per l'hijab, non per il niqab (e in ogni caso l'importante è l'abbigliamento modesto, sia per l'uomo, non un pezzo di stoffa sulla testa o davanti alla faccia!).
Mi pare che quella per posizione sia l'unica esistente sia lei, Viviana, asserendo che il niqab sia un obbligo (o "facoltativo, ma raccomandato").
Altrimenti non osserebbe affermare a proposito della signora Chabib "che Dio la perdoni e la guidi, considerando che dovremmo essere sorelle nella fede, e non ci conosciamo". Ah, quindi, visto che è contro il niqab, considerando poi che SIAMO IN ITALIA, non è sua sorella nella fede? Afferma di ritenere aberrante che "una donna che dice di essere musulmana possa chiedere che altre donne musulmane siano discriminate"

Chi è lei per dirlo?

Se è vero ciò che dice, ovvero che il vostro sia un appello in favore delle donne (ma per favore!), perchè "Alcune di esse non avrebbero la forza di reagire e rischierebbero di rinchiudersi in se stesse isolandosi per volontà di una legge pericolosa", allora siete voi per prime a rinchiudervi in voi stesse: temete forse che le donne senza niqab non possano uscire di casa? Secondo voi non possono ribellarsi? Vogliamo avallare l'idea della donna come sesso debole?
Voi, che avete sottoscritto quell'appello, l'avete fatto perchè nessuno vi ha imposto velo o niqab se non la vostra ideologia. Ma ci sono altre donne, che non hanno avuto la stessa fortuna, magari musulmane prima di voi, essendoci nate. Come lei:

LO ZIO: "METTI IL VELO O TI AMMAZZO". GIOVANE ISLAMICA SCAPPA DA CASA

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_ottobre_1/metti-velo-ammazzo-islamica-scappa-casa-1601828935810.shtml

Questo velo era il NIQAB, non il "semplice" hijab.

Sono poche quelle che lo indossano qui da noi, grazie al cielo, ma ci sono e personalmente ne ho viste alcune.
Il niqab è già illegale in Italia, in quanto occulta il viso, percui se lei e le sue amiche volete indossarlo, fatelo fuori dal nostro Paese, che non è islamico e può permettersi di non comportarsi secondo regole islamiche. Avete avuto la libertà di scrivere il vostro appello, esiste la possibilità di scriverne un altro e contestarvi.

Anonimo ha detto...

Nel Nome di Allah, il Misericordioso, Colui Che dona misericordia
La Pace sia su coloro che seguono la Retta Via.
Alessandra dice: “Le chiedo di citarmi un solo verso del Corano, ma anche un hadit in cui si dica che il niqab è qualcosa di sacro, un obbligo religioso...”
Vorrei citare alcune prove giuridiche in difesa del niqab, perché le persone realmente interessate alla comprensione nel rispetto dell’ “altro” possano farsi un’idea inshaAllah della mole di informazioni volutamente false che vengono propagate dai mass media sull’argomento “niqab”.
…min jalabibihinna (dei loro veli)…
significa che la donna deve coprirsi col jilbâb, che è un velo che copre tutto il corpo, così come riferirono Ibn 'Abbas (r) e Ibn Mas'ud (r): "La donna deve coprire tutto il suo corpo, ad eccezione di un occhio solo".
(dal Commento a (Corano XXXIII, 59) "Al-Jami' li-ahkam al-Qur'an" dell’Imam Al-QURTUBI - Dar al-kutub al-'ilmiyyah – Beirut)

gli A'imma (plur. di Imam) Hanafy, Malik e Shafi’i hanno sostenuto che il viso e le mani non sono 'awrah (parti intime).
Secondo il Madhhab (scuola giuridica) dell'Imam Hanafy, neanche i piedi sono 'awrah.
Secondo altre fonti, invece, l'Imam Ahmad ibn Hanbal, insieme all'Imam Shafi, hanno sostenuto con sicurezza l'opinione secondo la quale tutto il corpo è 'awrah.
Questa opinione si basa sugli ahadîth che impongono di distogliere lo sguardo, quando questo si posa casualmente su cose illecite.
Ad esempio, nel Sahîh di Bukhari è riportato un hadîth risalente a Ibn 'Abbas (r), secondo il quale il Profeta (s) un giorno, durante il Pellegrinaggio, vide Fadl ibn 'Abbas (r) mentre si girava a guardare una donna, e gli fece voltare il viso per distoglierlo da quella vista.
Secondo questa interpretazione, le parole di Allah (SWT):
…se non quello che appare… (Corano XXIV. An-Nur, 31)
si riferiscono a ciò che appare involontariamente.

Torniamo ai principi del Fiqh e della Shari‘ah.
Secondo la mia opinione, il viso e le mani non sono 'awrah, a meno che non vi sia pericolo di fitna.
Se nella società circostante vi sono pericoli di molestie, se le persone che ci circondano sono dissolute, allora (la donna) deve velare anche il viso.

Secondo la Shari'ah, si può guardare una donna se vi sia necessità, come ad esempio nel caso di: fidanzamento (cioè per conoscersi prima del matrimonio); testimonianza; giudizio (in tribunale); commercio; cure mediche; insegnamento. In tutte queste situazioni si possono vedere solo il viso e le mani.
La donna inoltre può recarsi dal medico (uomo) qualora non riesca a trovare una dottoressa (donna) che si occupi di quella particolare malattia (e in questo caso può scoprire la parte da curare). ("At-Tafsir al-Munir fi-l-'Aqidah wa-sh-Shari'ah wa-l-Minhaj", del dott. Az-Zahili - Dar al-Fikr - Beirut (Libano)).

Anonimo ha detto...

…di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare…
significa quanto segue:
gli ornamenti si dividono in due categorie: quelli naturali e quelli artificiali.
Quelli naturali sono il viso (poiché esso è l'ornamento fondamentale) e la bellezza (generica) della persona.
La bellezza artificiale consiste in ciò che la donna compie per rendersi più bella, come i vestiti, il kohol e il trucco (dal Commento a (Corano XXIV, 31) - "Ahkam al-Qur'an" di IBN AL-'ARABI - Dar al-Fikr (Beirut)).

…da dietro una cortina (hijab)…
Questa è la prova che Allah (SWT) ha ordinato, quando si chiede alle donne qualcosa, di porre una tenda a 'protezione'.
La donna è 'awrah, il suo corpo e la sua voce sono 'awrah. Non è lecito che si scopra, tranne che per necessità (testimonianza, cure mediche, ecc.) (dal Commento a (Corano XXXIII, 53) - "Ahkam al-Qur'an" di IBN AL-'ARABI - Dar al-Fikr (Beirut))

Abu Bakr Al-Razi Al-Jassas, Hanafita (370 h).
Nel suo commento al versetto delle parole dell’Altissimo: (di copririsi dei loro veli): “in questo versetto, c’è la prova che la donna giovane non deve far vedere il viso agli estranei, che deve uscire coperta e manifestare castità e pudore, affinché non sia oggetto di desideri bramosi di qualche persona non per bene” (Ahkam Al-Qoran 371/3).

Abu Bakr Ibn Al-‘Araby, Malekita, Allah gli usi misericordia, (543h)
Nel commento delle parole dell’Altissimo: “Quando chiedete ad esse un qualche oggetto, chiedetelo da dietro una cortina”, la donna è tutta intimità, corpo e voce; non le è permesso scoprirli se non per necessità o per esigenza, ad esempio se deve deporre una testimonianza o per un male da curare” (Ahkam Al-Quran 616/3).

'Aisha (r), la sposa del Profeta (s), disse, all'interno del racconto della calunnia a lei rivolta: "… Mentre ero seduta, fui vinta dal sonno e mi addormentai. In quel momento, Safwân ibn al-Mu'attal (r), che era rimasto indietro rispetto all'armata, si era messo in viaggio nell'ultima parte della notte. Arrivò vicino al luogo dove mi trovavo all'alba. Vide una figura umana addormentata e si avvicinò. Mi riconobbe poiché aveva visto il mio viso prima dell'obbligo del velo su di esso. Pronunciò allora la formula dell'istirjâ' . Fui svegliata dal suono di questa formula. Nascosi dunque immediatamente il mio viso col mio velo" (Bukhari)
Anas (r) riferisce, allo stesso modo, come il Profeta (s) fece indossare a sua moglie Safiyyah (r), appena sposata, il velo sul viso (Bukhari e Muslim)

Asma' bint Abi Bakr (r) raccontò: "Nascondevamo i nostri visi dinanzi agli uomini (che non erano nostri mariti o parenti stretti - maharim) durante la sacralizzazione per il Pellegrinaggio (Ihrâm)" (Al-Hakim)
'Aisha (r) riferì, a questo proposito: "Degli uomini passavano vicino a noi mentre ci trovavamo in stato di sacralizzazione in compagnia del Profeta (s). Quando arrivavano all'altezza del luogo dove ci trovavamo, sospendevamo (sadl) il nostro velo dinanzi al nostro viso. E quando si allontanavano, lo rialzavamo" (Abu Dawud, hassan)

Anonimo ha detto...

Vi sono vari ahadîth autentici che testimoniano come le spose del Messaggero di Allah (s) e in particolare ‘Aisha (r), e altre donne che non erano “Madri dei Credenti”, come appunto sua sorella Asma’ (r), erano solite velare il proprio viso, e il fatto di scoprirlo durante il Pellegrinaggio (per poi comunque lasciarne scendere un lembo sulla faccia quando vi erano uomini nei paraggi) era dovuto al rispetto dell’ordine dato dal Messaggero (s), e relativo alle particolari norme vestimentarie da seguire durante lo stato di sacralizzazione: «Durante l’Hajj una donna non deve coprire il suo viso col niqâb, né indossare i guanti» .
I Sapienti che ritengono obbligatoria la copertura dell’intero corpo femminile, compreso il viso, commentano questi due racconti facendo notare che, poiché per la donna Musulmana durante la sacralizzazione è obbligatorio scoprire il viso, se il niqâb non fosse wâjib (obbligatorio), la Madre dei Credenti (r) non si sarebbe velata in presenza di estranei durante il Pellegrinaggio; infatti ad un atto obbligatorio non si rinuncia se non per un altro atto obbligatorio.
Secondo eminenti studiosi, come Ibn Taymiyya, il fatto stesso che il Messaggero di Allah (s) abbia vietato alle donne di portare il niqâb e i guanti durante lo stato di sacralizzazione, significa che, normalmente, esse erano solite coprire il viso e le mani

Lo Shaykh Esshaerwani dice: “Ezzeiadi , nella sua spiegazione del Mehwar, ha detto: Ella possiede tre intimità: una nella preghiera ed è quanto sopra visto, cioè tutto il corpo tranne le mani ed il viso, una seconda per gli sguardi degli estranei: tutto il corpo, compresi il viso e le mani, ed è l’opinione più diffusa; una terza quando è nel bagno o in Ihram: un’intimità pari a quella dell’uomo”. Omissis, “cioè tra l’ombelico e le ginocchia”. Hascia ala Tuhfete El Mohtej 3-115.


Il noto Sapiente shaykh Ibn Uthaymin emise una fatwa sull’hijâb commentando: “L’hijâb islamico, per la donna, significa coprire tutto ciò che le è proibito esporre del proprio corpo (...). La prima di queste parti corporee che la donna deve coprire è il suo viso. Esso è fonte della tentazione e del desiderio che ella può suscitare nelle persone. La donna deve coprire il suo viso davanti agli uomini non-mahram . Per quanto riguarda coloro che pretendono che l’hijâb islamico consista nel coprire la testa, le spalle, la schiena, i piedi, le gambe e le braccia, lasciando scoperti il viso e le mani, questa è una pretesa davvero sbalorditiva! Ciò perché è risaputo che la fonte della tentazione e ciò che attira gli sguardi è proprio il viso. Come si può sostenere che la Shari’ah non consenta di esporre i piedi della donna, e al contempo le renda lecito lasciare scoperta la faccia? Non è possibile che nella stimabile, saggia e nobile Shari’ah vi sia una contraddizione! Ognuno sa che la tentazione dovuta alla scopertura del viso è molto maggiore della tentazione che può risultare dallo scoprire i piedi. Chiunque sa anche che la parte femminile che interessa di più l’uomo è il viso. Se ad un possibile sposo viene riferito che la donna di cui intende chiedere la mano ha una faccia brutta, ma dei piedi stupendi, egli non si proporrà come marito per questa donna...”

Anonimo ha detto...

Domanda.
L’Imam dell’Azhar, Muhammad Said Tantawi, ha dichiarato che il niqâb non è legittimo nell’Islam (cosa da lui stesso smentita subito dopo).
Le parole del Sig. Tantawi sono giuste?
Risposta.
Per la donna, coprire il proprio volto con il velo in presenza di uomini è legittimo nell’Islam. La divergenza tra i dotti (Ulama’) è nel grado della legittimità:
È obbligatorio, oppure solo auspicabile o tollerato?
- La cosa corretta è l’obbligo di portarlo, e nessuno lo ha mai disapprovato. Portare il velo e comportarsi secondo l’educazione dei genitori è la cosa corretta e conforme alla sharī‘ah.
- Le affermazioni dello Sheykh del Azhar sono una disapprovazione di testi giusti ed espliciti, un rifiuto degli insegnamenti dei sapienti, e una violazione dei diritti della donna che la sharī‘ah le ha riservato.
- An-Nawâwî (m 676 H) (che Allah abbia misericordia di lui), un esponente di riguardo nella scuola Shafi’ita : “ed è vietato a un maggiorenne di guardare le parti intime di una donna libera (per opposizione alla schiava, ndt) e anche il suo viso e le sue mani quando si teme la Fitna. (Nella sua spiegazione, Erramli disse: all’unanimità).
Ibn Shihab ad-Dîn Erramli (m 1400 H), (che Allah abbia misericordia di lui), dice nelle sue spiegazioni delle suddette parole di An-Nawâwî: “… Con l’unanime accordo dei musulmani di impedire alle donne musulmane di uscire a viso scoperto, che lo sguardo è la culla della Fitna e provoca i desideri…” (Nihaet Al-Muhtaj Sharh al-Munhaj – La meta del bisognoso delle spiegazioni del metodo nel Fiqh secondo la scuola Shafi’ta 6/187 – 188).
- Ibn al Qayyim, m 751 H, (che Allah abbia misericordia di lui), disse: in Ia’lam Al Mauki’ayn – Informazione dei due luoghi- 2/80: “L’intimità è doppia: una agli sguardi e un’altra nella preghiera; la donna libera ha il diritto di fare la preghiera a viso e mani scoperti, ma non può andare per mercati e ritrovi degli uomini in quel modo, e Allah ne conosce di più.(Allahu A’lam).
- Taki Ad-Dîn Essabeki, Shafi’ita, m 756 H, (che Allah abbia misericordia di lui), disse: “E’ più vicino all’operato dei compagni, dire che il viso e le mani sono intimità per gli sguardi” (Nihaet El-Muhtaj– La meta del bisognoso 6/187).
Scritto da: Yussef Ben Abd Allah El Ahmed
Membro del comitato d’insegnamento alla facoltà della sharī‘ah presso l’Università El Imam.
20.10.1430 H.

Anonimo ha detto...

ASSOCIAZIONE
FRONTE DEI SAPIENTI DELL’AZHAR
RICONOSCIUTA COL NUM. 565 ANNO 1967
È increscioso constatare come la Fitna dovesse conoscere ancora un’altra generazione, proprio mentre il nobile al-Azhar attraversa un momento in cui appare a tutti, in pubblico ed in privato, malato, e senza nessuno a soccorrerlo nei suoi compiti nuovi, fatta eccezione per il Consiglio Superiore dell’Azhar, il quale sta alla moschea come la moschea sta alla via omonima. In realtà, il Consiglio è come se non esistesse.
La questione del Niqab è emersa, a quanto pare, né più né meno che come un ulteriore episodio che toglie attenzione alla questione della moschea di al-Aqsa, un altro messaggio di disimpegno tramite il quale si vuole far capire che non possiamo più aspettarci ciò che in passato si trovava presso al-Azhar, malato ed occupato com’è in una delle sue famose lotte di liberazione, iniziata sotto l’egida, la benedizione e l’insistenza di Sarkozy contro il velo in Francia, e culminata ora con la dichiarazione di guerra al nobile Niqab in Egitto. La lotta continua. Ne vedremo delle belle!
Nessun Imam o ricercatore può contestare la legittimità del Niqab in quanto esso compare nel Nobile Corano, letto dai musulmani di giorno e di notte, anche se i sapienti musulmani si sono divisi sulla sua giusta definizione e sul giudizio da dare in merito, tutti convinti però del suo significato e della sua legittimità.
Come negarlo e come negarne la pertinenza quando Allah Altissimo dice :
… di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; di lasciar scendere il loro velo fin sul petto... (Corano XXIV. An-Nûr, 31).
Ibn Mas’ud, Allāh si compiaccia di lui, disse a questo proposito, che quello che appare sono i vestiti, e che con ‘lasciar scendere il loro velo fin sul petto’ s’intende tenerli coperti come se avessero un “Niqab” che copre i vestiti contrariamente a come usavano fare le donne arabe prima dell’islam.
Questa interpretazione fu adottata dai seguaci, al-Hasan al-Basri, Ibn Sirin, Ibrahim al-Naqahi, la cui scienza e la relativa opinione attinge alla giurisprudenza dell’Imam Abu Hanifa, ed è il significato seguito dalla ragazza di al-Azhar e da quante l’hanno seguita che le si sono schierate a fianco, a ragione, e ben consapevoli di se stesse. Tale parere non condanna comunque le altre opinioni che guardano il velo secondo l’interpretazione di Ibn al-Abbas, il quale ritiene che ciò che di esse appare sono il viso e le mani.
Non credete che l’Imam potrebbe dire anche a Ibn Mas’ud e ai suoi seguaci, la stessa cosa detta alla ragazza e a quelle che l’hanno seguita, benché uno dei genitori di Ibn Mas’ud non fu raggiunto dall’appello all’Islam? Solo sua madre lo conobbe ed entrò nel novero dei credenti.
La ragazza si è dimostrata fin troppo più competente del suo maestro – che ha intavolato con lei una dialettica sbagliata per sconfessare il vero – e ha fatto onore a se stessa e alla sua famiglia. Come scordarla? Lei, la prima ragazza che riesce a sconfiggere, niente di meno che il suo Shaykh, il più grande dei grandi Shaykh, rivelandogli e dimostrandogli l’errore, vincendolo in questo basso mondo, prove alla mano, e costringendolo a portare un peso che si è attribuito e che gli verrà ascritto a carico.

Anonimo ha detto...

La verità emerge quando teniamo presente che delle parti intime della donna si parla sempre a proposito della preghiera corretta e delle condizioni della sua correttezza. I dotti dicono: nella donna tutto è parte intima tranne il viso e le mani. Ma si riferiscono alla preghiera e non a ciò che può o meno mostrare comunemente.
Ciò che va considerato parte intima nella preghiera non è legato, né direttamente né indirettamente, a quanto va sottratto agli sguardi. La donna può, all’unanimità, scoprire il viso durante la preghiera, le mani secondo la maggioranza dei dotti, e i piedi secondo Abu Hanifa, e questi è il più convincente. All’infuori della preghiera invece, viso, mani e piedi non si devono scoprire mai. Quando si dice che il viso e le mani della donna non sono parti intime, ci si riferisce dunque alla preghiera se non fatta in presenza di uomini estranei. Per lo sguardo, tutto il corpo della donna è intimità e deve essere coperto agli estranei in virtù di quanto ha detto il Profeta (sallAllahu ‘alayhi waSallam): “La donna è intimità”. Muaffiq al-Din Ibn Qudama, Malik, al-Awzahi e al-Shafi’i hanno affermato: ‘Tutta la donna è intimità tranne il viso e le mani; e occorre coprire tutto il resto durante la preghiera’.
La posizione dell’Imam Ahmad riguardo a questa questione è nota ed è trascritta anche nei libri delle altre scuole, da cui si evince che ha detto che la donna non deve far vedere il suo ornamento … Abu Talib, compagno dell’Imam Ahmad, ha riportato che egli ha detto: “anche le sue unghie sono parte intima; se esce, nulla dev’essere visibile di lei. Anche la scarpa, perché descrive il piede. E’ bene che faccia un bottone alla manica per non lasciare intravedere nulla di lei… omissis.”
[El Furuh di Ibn Mufleh – Le ramificazioni (Le regole secondarie derivanti dalle principali) – 1/601, 5/154. ]

..... E potrei citare innumerevoli altri testi inshaAllah.

Dice Allah l'Altissimo nel Sublime Corano:
Vogliono spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah completerà la Sua luce a dispetto dei miscredenti. (Corano LXI. As-Saff, 8)

BarakAllahu fiki sorella Iqra (Viviana), wasalam, 'Aisha

Alessandra ha detto...

Nel Nome di Allah, il Misericordioso, Colui Che dona misericordia
La Pace sia su coloro che seguono la Retta Via.

- Pure la basmala, adesso?! :-)
Interessante capire chi sono quelli che per te non seguono la retta via... .

- Il jilbab è un mantello, che non copre il capo e tanto meno la faccia. Non è il niqab.

2)gli A'imma (plur. di Imam) Hanafy, Malik e Shafi’i hanno sostenuto che il viso e le mani non sono 'awrah (parti intime).
Secondo il Madhhab (scuola giuridica) dell'Imam Hanafy, neanche i piedi sono 'awrah.
Secondo altre fonti, invece, l'Imam Ahmad ibn Hanbal, insieme all'Imam Shafi, hanno sostenuto con sicurezza l'opinione secondo la quale tutto il corpo è 'awrah.
Questa opinione si basa sugli ahadîth che impongono di distogliere lo sguardo, quando questo si posa casualmente su cose illecite.

Appunto, già qua si vede che non c'è una posizione univoca sul coprirsi il viso, quindi non può permettersi di dire che non è una "vera musulmana", una "miscredente" una che non "crede più" e quant'altro, una che è contro il niqab.
"Distogliere lo sguardo da una donna" (che poi voglio capire cosa s'intende) significa che LEI debba coprirsi, magari integralmente?

Alessandra ha detto...

Secondo la mia opinione, il viso e le mani non sono 'awrah, a meno che non vi sia pericolo di fitna.
Se nella società circostante vi sono pericoli di molestie, se le persone che ci circondano sono dissolute, allora (la donna) deve velare anche il viso.

Quindi per te SONO awrah, ho capito. Per quanto riguarda il niqab e il velo in generale che tutelerebbero dalle molestie, rimando al post e allo studio egiziano che ha appurato il contrario. Ma è una TUA OPINIONE, come hai scritto. Quella di Samira Chabib è un'opinione personale, mentre la tua è una certezza assoluta?

- gli ornamenti si dividono in due categorie: quelli naturali e quelli artificiali.
Quelli naturali sono il viso (poiché esso è l'ornamento fondamentale) e la bellezza (generica) della persona.
La bellezza artificiale consiste in ciò che la donna compie per rendersi più bella, come i vestiti, il kohol e il trucco (dal Commento a (Corano XXIV, 31) - "Ahkam al-Qur'an" di IBN AL-'ARABI - Dar al-Fikr (Beirut)).

Anche qui questione d'interpretazione. Poi adesso, non per dire, ma sbaglio, o il nostro corpo e la nostra FACCIA sono state date da Dio? Dobbiamo occultare ciò che Dio ci ha donato?

- …da dietro una cortina (hijab)…
Questa è la prova che Allah (SWT) ha ordinato, quando si chiede alle donne qualcosa, di porre una tenda a 'protezione'.
La donna è 'awrah, il suo corpo e la sua voce sono 'awrah. Non è lecito che si scopra, tranne che per necessità (testimonianza, cure mediche, ecc.) (dal Commento a (Corano XXXIII, 53) - "Ahkam al-Qur'an" di IBN AL-'ARABI - Dar al-Fikr (Beirut))

Una "tenda", una "cortina" non hanno altro significato che questo. Non di un velo di mettere il testa (come è comunemente inteso l'hijab) e maggior ragione sulla faccia (come il niqab o il burqa).


- Abu Bakr Al-Razi Al-Jassas, Hanafita (370 h).
Nel suo commento al versetto delle parole dell’Altissimo: (di copririsi dei loro veli): “in questo versetto, c’è la prova che la donna giovane non deve far vedere il viso agli estranei, che deve uscire coperta e manifestare castità e pudore, affinché non sia oggetto di desideri bramosi di qualche persona non per bene” (Ahkam Al-Qoran 371/3).

Alessandra ha detto...

- Secondo la mia opinione, il viso e le mani non sono 'awrah, a meno che non vi sia pericolo di fitna.
Se nella società circostante vi sono pericoli di molestie, se le persone che ci circondano sono dissolute, allora (la donna) deve velare anche il viso.

Quindi per te SONO awrah, ho capito. Per quanto riguarda il niqab e il velo in generale che tutelerebbero dalle molestie, rimando al post e allo studio egiziano che ha appurato il contrario. Ma è una TUA OPINIONE, come hai scritto. Quella di Samira Chabib è un'opinione personale, mentre la tua è una certezza assoluta?

- gli ornamenti si dividono in due categorie: quelli naturali e quelli artificiali.
Quelli naturali sono il viso (poiché esso è l'ornamento fondamentale) e la bellezza (generica) della persona.
La bellezza artificiale consiste in ciò che la donna compie per rendersi più bella, come i vestiti, il kohol e il trucco (dal Commento a (Corano XXIV, 31) - "Ahkam al-Qur'an" di IBN AL-'ARABI - Dar al-Fikr (Beirut)).

Anche qui questione d'interpretazione. Poi adesso, non per dire, ma sbaglio, o il nostro corpo e la nostra FACCIA sono state date da Dio? Dobbiamo occultare ciò che Dio ci ha donato?

Alessandra ha detto...

- …da dietro una cortina (hijab)…
Questa è la prova che Allah (SWT) ha ordinato, quando si chiede alle donne qualcosa, di porre una tenda a 'protezione'.
La donna è 'awrah, il suo corpo e la sua voce sono 'awrah. Non è lecito che si scopra, tranne che per necessità (testimonianza, cure mediche, ecc.) (dal Commento a (Corano XXXIII, 53) - "Ahkam al-Qur'an" di IBN AL-'ARABI - Dar al-Fikr (Beirut))

Una "tenda", una "cortina" non hanno altro significato che questo. Non di un velo di mettere il testa (come è comunemente inteso l'hijab) e maggior ragione sulla faccia (come il niqab o il burqa).


- Abu Bakr Al-Razi Al-Jassas, Hanafita (370 h).
Nel suo commento al versetto delle parole dell’Altissimo: (di copririsi dei loro veli): “in questo versetto, c’è la prova che la donna giovane non deve far vedere il viso agli estranei, che deve uscire coperta e manifestare castità e pudore, affinché non sia oggetto di desideri bramosi di qualche persona non per bene” (Ahkam Al-Qoran 371/3).

Con che parola è tradotto "veli"? Per hijab non intende mai un velo per i capelli e tanto meno per la faccia.

- Per le mogli di Maometto e le altre credenti dell'epoca che si coprivano il viso, vedi mia risposta nel commento precedente. Un "lembo sulla faccia" durante il pellegrinaggio, comunque non è un niqab.


E lo dici tu stessa:

«Durante l’Hajj una donna non deve coprire il suo viso col niqâb, né indossare i guanti» .
I Sapienti che ritengono obbligatoria la copertura dell’intero corpo femminile, compreso il viso, commentano questi due racconti facendo notare che, poiché per la donna Musulmana durante la sacralizzazione è obbligatorio scoprire il viso, se il niqâb non fosse wâjib (obbligatorio), la Madre dei Credenti (r) non si sarebbe velata in presenza di estranei durante il Pellegrinaggio; infatti ad un atto obbligatorio non si rinuncia se non per un altro atto obbligatorio.
Secondo eminenti studiosi, come Ibn Taymiyya, il fatto stesso che il Messaggero di Allah (s) abbia vietato alle donne di portare il niqâb e i guanti durante lo stato di sacralizzazione, significa che, normalmente, esse erano solite coprire il viso e le mani

Interessante che mi citi Ibn Taymiyaa, ispiratore dello wahhabismo! :-) Anche se c'era l'uso di coprirsi il viso non è detto che la cosa fosse così diffusa e comunque forse l'epoca è un po' diversa (tanto più che non è un obbligo)

- Non è possibile che nella stimabile, saggia e nobile Shari’ah vi sia una contraddizione!

Ah, no?

- Le affermazioni dello Sheykh del Azhar sono una disapprovazione di testi giusti ed espliciti, un rifiuto degli insegnamenti dei sapienti, e una violazione dei diritti della donna che la sharī‘ah le ha riservato.

No comment.

Alessandra ha detto...

- Con l’unanime accordo dei musulmani di impedire alle donne musulmane di uscire a viso scoperto, che lo sguardo è la culla della Fitna e provoca i desideri…” (Nihaet Al-Muhtaj Sharh al-Munhaj – La meta del bisognoso delle spiegazioni del metodo nel Fiqh secondo la scuola Shafi’ta 6/187 – 188).
- Ibn al Qayyim, m 751 H, (che Allah abbia misericordia di lui), disse: in Ia’lam Al Mauki’ayn – Informazione dei due luoghi- 2/80: “L’intimità è doppia: una agli sguardi e un’altra nella preghiera; la donna libera ha il diritto di fare la preghiera a viso e mani scoperti, ma non può andare per mercati e ritrovi degli uomini in quel modo, e Allah ne conosce di più.(Allahu A’lam).
- Taki Ad-Dîn Essabeki, Shafi’ita, m 756 H, (che Allah abbia misericordia di lui), disse: “E’ più vicino all’operato dei compagni, dire che il viso e le mani sono intimità per gli sguardi” (Nihaet El-Muhtaj– La meta del bisognoso 6/187).
Scritto da: Yussef Ben Abd Allah El Ahmed
Membro del comitato d’insegnamento alla facoltà della sharī‘ah presso l’Università El Imam.

Non mi pare che la cosa sia così unanime e tu stessa, con le tue fonti, lo dimostri ampiamente.
Dov'è usata la parola niqab?

- Dice Allah l'Altissimo nel Sublime Corano:
Vogliono spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah completerà la Sua luce a dispetto dei miscredenti. (Corano LXI. As-Saff, 8)

Le tue accuse, lanciale da un'altra parte. Anche perchè sono certa che, all'occorrenza mi tireresti fuori il bellissimo verso "non c'è costrizione nella religione" (poi abrogato).

Poi, a parte tutto, in Italia non si può andare in giro a volto coperto.

Come commenti la vicenda della giovane donna minacciata di morte dallo zio perchè non indossava il NIQAB? Come commenti il fatto che dei gioiellieri musulmani a Glasgow abbiano messo un cartello per evitare che gente con indosso il niqab entrasse a derubarlii, com'era già successo? Come commenti il fatto che nella "moderata" Giordania siano in aumento i reati commessi da uomini in niqab? Come commenti gli attentati commessi da uomini in niqab, come quello recente a Mogadisco e alcuni di quelli commessi in Iraq?

Francesca ha detto...

Alessandra,ora non ho tempo per rispondere,non so se lo faró.Non ti sembra di sbattere contro un muro?

Le chiacchiere sul niquab ed il velo stanno a zero,tutti sanno chi era e cosa ha fatto maometto e che ogni spiegazione "sterile" serve solo a screditarlo.

Ciao

Francesca

Alessandra ha detto...

Certo che mi sembra di sbattere contro un muro! Quindi cosa cambia rispondere? :-) Per me il discorso niqab è comunque finito. Se la signora e le sue amiche vogliono mettere il niqab, vadano dove è permesso, posto che come abbiamo visto, iniziano anche ad esserci divieti nei Paesi islamici. Il loro appello qui in Italia non sarà accolto, anche perchè il niqab in teoria è già vietato.

Francesca ha detto...

"anche le sue unghie sono parte intima; se esce, nulla dev’essere visibile di lei. Anche la scarpa, perché descrive il piede. E’ bene che faccia un bottone alla manica per non lasciare intravedere nulla di lei…"

"All’infuori della preghiera invece, viso, mani e piedi non si devono scoprire mai. Quando si dice che il viso e le mani della donna non sono parti intime, ci si riferisce dunque alla preghiera se non fatta in presenza di uomini estranei. Per lo sguardo, tutto il corpo della donna è intimità e deve essere coperto agli estranei.."

Cioé Alessandra,dico io,questa secondo te é un'altra che pensa con la propria testa?Hai letto cosa ti ha postato? tutta roba di "esperti" musulmani,al quale lei adera pienamente come una schiava.

Questa é un'altra che adotta il burqa sperando di issarsi con questo gesto al livello di "un'elite" religiosa radicale.Come é possibile che questi scafandri imposti in oriente abbiano conquistato le presunte teste libere dell'occidente?

Ma se lo vogliono mettere per benino in testa che questa é una pratica anteriore all'islam che non presenta nessun carattere religioso ma che invece si tratta di un affermazione radicale di personalità in cerca d'identità spinte da movimenti fondamentalisti?

E' una veritabile patologia religiosa,ma queste poverette pretendono di portarlo in nome dell'islam?

Perché non la mandiamo a fare un giro sul blog ((http://scettico72.splinder.com/cettico72) caso mai avesse ancora delle cose da apprendere sui detti del suo amato e illuminato Profeta.Magari gli diamo una mano a sprofondare ancor di più nelle sue sicurezze e illusioni paradisiache.

Mettergli dei dubbi?ah no quello non ci spero.Ma come si dice:finché c'é vita c'é speranza.

Francesca

Alessandra ha detto...

Ho letto, ho letto. Quello che mi dà anche molto fastidio è che si permettono di tacciare di apostasia musulmani che non la pensano come loro... ma poi naturalmente ci dicono che noi non capiamo niente e che l'islam è una religione tutta peace&love.

Unknown ha detto...

vogliono fare le donne controcorrente, le "pure", le "meglio", io non risponderei nemmeno loro
che affoghino nella loro purezza composta da kilometri e kilometri di stoffa a noi che ce ne frega
ciao Ale, don't worry

Alessandra ha detto...

Ciao Ester ! :-)

Annamaria ha detto...

Se mi è consentito, intervengo con piacere. Tutto gira intorno all'appartenenza all'una o all'altra scuola.
L'adesione ad una scuola coranica vincola il credente, nel senso che fornisce spiegazioni su questioni spesso complicate e per le quali non ci sia una esplicita prescrizione coranica, nè tantomeno un'eventuale indicazione nella Sunna. Detto questo, mi sembra di capire che la signora ha le idee poco chiare su che posizione prendere.
L'appartenenza ad una scuola è un tratto distintivo e, per esempio, costituisce una scelta importante per i neofiti. Questi ultimi chiaramente aderiscono in massa alla shaafita o alla hanbalita, per la serie, fustighiamoci senza pietà.
Ma non divaghiamo. Perchè signore come questa non stanno nel cantuccio della loro scuola senza tacciare di "debolezza" chi aderisce ad una scuola diversa?
E soprattutto, perchè signore come questa non capiscono che sono liberissime di portare il niqab, se vogliono anche il burqa, ma non qui?
QUI SIAMO NON SIAMO IN UNO STATO ISLAMICO. QUI OCCORRE GUARDARSI IN FACCIA. QUI ABBIAMO DELLE LEGGI CHE CI SONO COSTATE SANGUE E MORTI E NON VOGLIAMO RETROCEDERE.
Tutti sono i benvenuti, ma solo se la loro religiosità è compatibile con il nostro essere cittadini.
Del resto UNO DEI POCHI PUNTI SU CUI LE SCUOLE SUDDETTE SONO CONCORDI è la distinzione fra la sfera del culto, al-ibadat, e la sfera degli affari sociali, al-mu’amalat. Distinzione che fa parte della cultura musulmana da sempre e rappresenta la condizione base per la dovuta separazione tra religione e politica: non si trattano i rapporti con Dio come si trattano i rapporti con gli uomini.
È uno dei principi fondamento dell’etica musulmana. La signora dovrebbe saperlo. Spero sappia anche che è, più attuale che mai, un principio da difendere. Ma forse la signora preferisce non sentirsi privata della libertà(?) di portare il niqab, piuttosto che combattere per una reale integrazione tra il suo essere musulmana ed essere cittadina (che magnifica parola!!). Anche perchè, credo, e confido nell'intelligenza della signora, sappia bene che è la vera distinzione da fare per innescare un processo di secolarizzazione.Forse la signora teme di perdere qualcosa mettendo a nudo quanto di buono l'Islam le offre?
Attendo risposta, grazie.

Mella ha detto...

O Alessandra, e tu stai qui a buttare via il tuo tempo a rispondere a questa sbarellata da ricovero urgente alla neurodeliri? Ma davverodavverodavvero non hai altro da fare?

glory ha detto...

Non sono riuscita a leggere tutti i post fino in fondo, talmnente ero stordita dalla quantità dei rferimenti.
Come ignorante (che ignora) mi è venuto spontaneo chiedermi: ma l'Islam è una sfilza di precetti in cui perdersi come in un labirinto, in un cul-de-sac??