giovedì 24 luglio 2008

IL RAZZISMO CONTINUA A CRESCERE

Il razzismo oggi

di Davide Racco

Da secoli l’uomo è rovinato da uno dei sentimenti più stupidi,
negativi e controproducenti che esistano: il razzismo.
Sentendo questa parola ci viene subito in mente un ometto coi
baffi, mentre fa un comizio di fronte a migliaia di tedeschi di
pura razza ariana (sembra una razza bovina ) al 100%, oppure
un lager con centinaia di esseri umani ormai brutalizzati,
mentre vengono uccisi con il gas letale.
Il razzismo, però, nella maggior parte dei casi non è evidente
ed esagerato come in questi esempi, anzi, è uno dei sentimenti
più nascosti che abbiamo dentro di noi, tanto che spesso non
ce ne accorgiamo neanche.
Secondo me il razzismo è solo la generalizzazione di un difetto
personale di qualcuno ad una categoria cui noi pensiamo
appartenga, senza provare a riflettere su quelle che potrebbero
esserne le cause.
Faccio un esempio: capita che se
vediamo una persona africana mentre
ruba un motorino, colleghiamo
immediatamente l’idea di “ladro” all’idea di
“persona africana di colore”.
In questo ragionamento ci sono tanti
gravissimi errori.
Tanto per cominciare, non è vero che gli
africani sono tutti uguali: dal Marocchino
al Ghanese c’è un bel po’ di differenza,
sia fisicamente che culturalmente!
Gli stili di vita, le mentalità, sappiamo
benissimo che cambiano da una regione
all’altra: come possono, allora, essere
uguali da un paese all’altro?
Perciò unificare tutte le persone sotto
categorie così ampie non ha
assolutamente senso; lo stesso vale per
tante altre “classi” di persone spesso
utilizzate per designare una categoria di
persone: extra comunitari, marocchini, “vù cumprà”...
Quest’ultimo termine in particolare per me è assolutamente
idiota: ammesso che quello di venditore ambulante sia un
lavoro tanto poco qualificato, credo che chiunque, nella
situazione in cui si trovano certi immigrati, senza lavoro, senza
amicizie, senza parenti, si accontenterebbe di un lavoro simile.
Un altro gravissimo errore è quello di pensare di conoscere
qualcuno unicamente dalle apparenze, rifugiandosi nei
pregiudizi (che non sono altro se non una forma di razzismo).
Infatti quando si accetta un pregiudizio si ritiene giusto
omologare tutte le persone ad un modello di
vita migliore degli altri, secondo il proprio
punto di vista.
Ognuno di noi ha una personalità molto
complessa, che si può conoscere solo
vivendo insieme a quella persona,
parlandole e discutendo con lei.
Capita che persone vissute insieme per
anni decidano di separarsi perché non si
erano conosciuti del tutto. Quindi come si
può pensar di conoscere una persona
unicamente per averla vista una volta?
Ma anche conoscendo una persona nel
profondo del suo carattere, è giusto
pretendere di giudicarla?
Secondo me no, innanzitutto perché un
giudizio non porta nulla di utile. Si può
discutere di un difetto che può essere
corretto, o di un comportamento da abolire,
ma un giudizio globale su quella persona,
oltre che obiettivamente impossibile,
servirebbe unicamente a creare dei dissidi e
dei rancori.
E poi, nel tentare inutilmente di dare un
giudizio siamo necessariamente fuorviati da
nostri modi di pensare; non è detto che quello che penso io
sia sempre corretto: non bisogna mai considerare se stessi
un punto di riferimento per gli altri. Pensando in questo modo
si tende ad un’omologazione di tutti gli esseri umani.
Il bello del mondo, infatti, è proprio la varietà di culture e
mentalità che vi possiamo trovare.
Il nostro obiettivo dev’essere quello di unire gli aspetti positivi
che ci sono in ogni modo di vedere la vita, cercando di
giungere a diventare ciò che si vuole essere, liberandosi da
pregiudizi.
Questo secolo non è stato l’unico che ha visto compiersi
gravi misfatti nel nome della razza, o della credenza religiosa
o politica. Fin dai tempi dell’Impero Romano i cristiani
venivano massacrati a migliaia negli anfiteatri, e anche nel
medioevo di questi esempi non sono mancati; basta pensare
alla cacciata degli Ebrei dalla Spagna.
Nel 1492 venne scoperta l’America, e nel ‘500 iniziò la tratta
dei neri, e lo sterminio degli indios americani.
L’800 fu il grande secolo del colonialismo, durante il quale il
razzismo fu indotto da parte dei Governi nella popolazione
europea, per giustificare le conquiste coloniali.
Nel XX secolo ci sono state tutte le
tragedie causate da nazisti, fascisti, e poi
nella seconda metà del ’900 sono
scoppiate tutte le guerre civili fratricide in
Africa fra etnie diverse, come in Ruanda, in
Liberia, e la guerra infinita in Israele, dove
da decenni palestinesi ed israeliani si
combattono sanguinosamente.
Anche i recenti attentati di terrorismo
islamico non rappresentano altro che l’odio
che cova nei paesi arabi contro gli
Americani.
Quindi il razzismo, sebbene non sia in
nessun caso giustificabile, può avere delle
cause comprensibili.
Queste non devono servire a giustificare il
razzismo, ma aiutare a comprendere gli
errori commessi nel passato, e tentare di
riallacciare un rapporto solidale di
collaborazione tra i popoli.
Il razzismo però può anche essere qualcosa che noi non
sentiamo nemmeno, ma che in realtà coviamo, o qualcosa
che noi riteniamo normale.
In fondo quello di diffidare dello straniero è un sentimento
innato: fin da bambini si vuole sempre essere al centro
dell’attenzione, sia all’asilo che in famiglia; non si accetta che
il compagno di scuola o il fratello sia coccolato tanto quanto
lo siamo noi. Però, crescendo normalmente, si dovrebbe
maturare, e capire che tutti siamo uguali, e dunque tutti
abbiamo diritto alle stesse cose.
Invece spesso questo sentimento di diffidenza
permane e si aggrava nel razzismo, che, ripeto,
può esistere sotto tantissime forme, compresi i
pregiudizi, di cui nessuno, almeno in piccola
parte, può ritenersi esente.
Secondo me questo fenomeno è dovuto ad una
scarsa attenzione ed educazione in questo
senso.
I mezzi d’informazione,a mio parere, spesso
sono indifferenti a questo problema; non
prendono posizioni contrarie o favorevoli:
semplicemente ne parlano pochissimo, se non
per nulla.

La nostra "piccola" biblioteca

  • "Vendute!", Zana Muhsen (Ed. Mondadori, 1992)
  • "Sognando Palestina", di Randa Ghazy (Fabbri Editori, 2001). N.B. La giovanissima scrittrice dedica il suo libro a Mohammed Al-Dura, ragazzino palestinese divenuto un simbolo della seconda Intifada come vittima innocente dell'esercito israeliano, uccisa durante uno scontro a fuoco con i palestinesi. In realtà è stato dimostrato che, sempre che quei colpi siano stati sparati davvero, avrebbero potuto provenire soltanto dalla parte palestinese, vista la sua posizione e quella di Tzahal al momento dello scontro. Tutt'ora non si sa se Mohamed sia vivo o morto e che fine abbia fatto.
  • "Ti salverò", Zana Muhsen (Ed. Mondadori, 2000)
  • L'Infedele. La storia vera di una donna italiana nel cuore dell' Islam", di Stefania Atzori (Rizzoli, prima edizione ottobre 2001)
  • "Quando abbiamo smesso di pensare? Un' islamica di fronte ai problemi dell' Islam", di Irshad Manji (Ugo Guanda Editore, 2003)
  • "L'amore ucciso. Un delitto d'onore nella Giordania di oggi", di Norma Khouri (Mondadori, 2003)
  • "Io, Safiya", di Safiya Hussaini Tungar Tudu con Raffaele Masto (Sperling&Kupfer Editori, 2003)
  • "L' islam è compatibile con la democrazia?" (Editori Laterza, 2004)
  • "La crisi dell' islam. Le radici dell'odio verso l'Occidente", di Bernard Lewis (Mondadori, 2004)
  • "La cultura del sangue. Fatwa, donne, tabù e poteri", di Amin Zaoui (Bollati Boringheri Editore, 2004)
  • "Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere", di Siba Shakib (di cui quest'anno è uscito "La bambina che non esisteva") (PIEMME, 2004)
  • "Il velo strappato. La mia vita nel clan dei Bin Laden", di Carmen Bin Laden (PIEMME, 2004)
  • "Giù i veli!", di Chadortt Djavann (Lindau, 2004)
  • "Leggere Lolita a Teheran", di Azar Nafisi (Adelphi, 2004)
  • "Se questa è vita. Dalla Palestina in tempo di occupazione", di Suad Amiry (Giacomo Feltrinelli Editore, 2005)
  • "Bruciata viva. Vittima della legge degli uomini", di Suad (PIEMME, 2005)
  • "La terrazza proibita. Vita nell' harem", di Fatema Mernissi (Giunti Editore, 2005)
  • "Non sottomessa. Contro la segregazione nella società islamica", di Ayaan Hirsi Ali (Einaudi, 2005)
  • "Sfigurata. La coraggiosa testimonianza della giornalista televisiva saudita massacrata dal marito", di Rania Al-Baz (Sonzogno Editore, 2005)
  • "Murata viva. Prigioniera della legge degli uomini", di Leila (PIEMME, 2005)
  • "Il volto cancellato", di Fakhra Younas con Elena Doni (Arnoldo Mondadori Editore, 2005)
  • "Chador. Nel cuore diviso dell' Iran", di Lilli Gruber (Rizzoli, 2005)
  • "Lettera a mia figlia che vuole portare il velo", di Leila Djitli (Edizioni PIEMME, 2005)
  • "La mandorla", di Nedjma, (Einaudi, 2005)
  • "Parola di Donna, Corpo di Donna. Antologia di scrittrici arabe contemporanee", a cura di Valentina Colombo (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2005)
  • "Romeo e Giulietta a Baghdad", di Ehda'a Blackwell (Mondadori, gennaio 2006)
  • "Una donna tra due mondi. La mia vita all'ombra di Saddam Hussein", di Zainab Salbi (Edizione Corbaccio, 2006)
  • "La donna negata. Dall'infibulazione alla liberazione", di Daniela Santanchè (Marsilio Editori, 2006)
  • "Disonorata. Dalla legge degli uomini", di Mukhtar Mai (Cairo Editore, 2006)
  • "L'attentatrice", di Yasmina Khadra (Arnoldo Mondadori Editore, 2006)
  • "Infedele", di Ayaan Hirsi Ali (Rizzoli, 2007)
  • "Basta! Musulmani contro l'estremismo islamico", a cura di Valentina Colombo (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori,2007)
  • "Mille splendidi soli", di Khaled Hosseini (autore de "Il cacciatore di aquiloni") (PIEMME, 2007)
  • "La ragazza di Baghdad", di Michelle Nouri (Rizzoli, 2007)
  • "Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee", a cura di Valentina Colombo (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2007)
  • "Ragazze di Riad", di Rajaa Al- Sanea (Arnoldo Mondadori Editore, 2008)
  • "Il prezzo del velo. La guerra dell'Islam contro le donne", di Giuliana Sgrena (Editore Feltrinelli, 2008)
  • "Dopo la notte", Alessandra Boga (Ed. "Il Filo", 2009)
  • "Islam. Istruzioni per l'uso", Valentina Colombo (Ed. Oscar Mondadori, 2009)

"Mille e Una Donna" al cinema

  • "Viaggio a Kandahar" (Safar e Ghandehar), regia di Mohsen Makhmalbaf (Dramm. 2001)
  • "Rachida", regia di Yamina Bachir-Chouik (Dramm. 2002)
  • "Osama", regia di Siddiq Barmak (Dramm. 2003)
  • "Submission", cortometraggio per la regia di Theo Van Gogh, sceneggiatura Ayaan Hirsi Ali/Theo Van Gogh (Ducumentario, 2004)
  • "La sposa siriana" (Hacala Hasurit), regia di Eran Riklis (Dramm. 2004)
  • "La sposa turca", regia di Fatih Akin (Dramm. 2004)
  • "Un bacio appassionato" (Ae Fond Kiss), regia di Ken Loach (Dramm. 2004)
  • "Il mercante di pietre", regia di Renzo Martinelli (2005)
  • "Dunia/Kiss me not on the eyes", di Jocelyne Saab (2005)
  • "La masseria delle allodole", dei fratelli Taviani (Dramm. 2007)
  • "Caramel", regia di Nadine Labaki (Comm. 2007)
  • "Persepolis", regia di Marjanne Satrapi (Animazione, 2007)
  • "Cous cous", regia di Abdel Kechiche (Dramm. 2008)