martedì 12 luglio 2011

VIETAVA LA MUSICA ALLA FIGLIA. ASSOLTO IL PADRE MUSULMANO

Per un anno scolastico intero la bambina non aveva potuto frequentare le lezioni a scuola, perché considerate fonte di corruzione. Per il giudice è innocente perché il fatto non costituisce reato.

Per un intero anno scolastico aveva vietato alla figlia, una bambina di 11 anni, di andare a scuola ogni volta che c’era lezione di musica. Motivo per cui la piccola allieva, che frequenta la scuola media in un Comune del Valdarno, aveva accumulato talmente tante assenze da costringere gli insegnanti a bocciarla, anche se era diligente e andava bene nelle altre materie. Il padre, un immigrato di stretta fede musulmana convinto che la musica sia fonte di corruzione, era finito sotto processo per inosservanza dell’obbligo scolastico. Ma alcuni giorni fa è stato assolto con la formula "il fatto non costituisce reato" dal giudice di pace di Pontassieve Salvatore Corsico. Sulla decisione ha pesato con ogni probabilità il fatto che nel frattempo il genitore era stato convinto dalle autorità scolastiche a consentire alla figlia di assistere alle lezioni di musica, purchè con i tappi o con le cuffie sulle orecchie. E infine, grazie all’iniziativa del coordinatore della Lega Nord Valdarno, il medico Costantino Ciari, che nel dicembre scorso aveva denunciato pubblicamente la vicenda, la ragazzina è stata liberata dalle cuffie e ora frequenta regolarmente la scuola. Resta però, sottolinea il dottor Ciari, la perdita di un anno scolastico e la lesione del diritto costituzionale alla istruzione della bambina. (http://www.firenze.repubblica.it , 6/6) Leggi tutto ...

IL "CLUB DELLE MOGLI OBBEDIENTI" SPOPOLA IN ASIA

“La felicità di un matrimonio è direttamente proporzionale all’appagamento sessuale del marito": da qualche tempo ci credono anche 800 donne della Malesia, che hanno deciso di iscriversi al “Club delle mogli obbedienti, nato in Giordania ma diffusosi rapidamente soprattutto nei paesi islamici del Sudest asiatico, Malesia e Indonesia, e a Singapore. Al momento la neonata organizzazione conta appena un migliaio di iscritti, ma il club punta ad aprire al più presto nuove sedi anche in Europa: l’obiettivo è aiutare le donne a capire come “essere sottomesse e rendere felici i mariti in camera a letto”, contribuendo in questo modo a mantenere l’armonia all’interno della famiglia e nella società.
Secondo Rohaya Mohamed, vice presidente dell’associazione, “per essere felici in casa i mariti devono essere serviti dalle donne come lo sarebbero da prostitute di prima classe". “Se così fosse”, ha aggiunto la presidentessa del club malese Fauziah Ariffin, “non verrebbero quotidianamente denunciati così tanti problemi sociali legati al sesso, come stupri, incesti, prostituzione e traffici umani di donne e bambine. Ecco perché dobbiamo aiutare le nostre famiglie a ritrovare l’armonia perduta attraverso una rinata intesa sessuale: se fossero soddisfatti, gli uomini smetterebbero di commettere questi turpi delitti cercando sollievo altrove. E secondo una chiara logica di mercato, interrompendo la domanda, anche l’offerta di ’strani servizi’ dovrebbe scomparire”.
Alla critica secondo cui questa associazione stia promuovendo la formazione di donne-oggetto, le coordinatrici del club malese si difendono sottolineando che una prostituta non ama, rende solo un servizio, mentre le donne da loro istruite devono imparare a mostrare affetto, comprensione, a promuovere il dialogo e a lusingare i mariti con piccole premure e parole dolci. “Devono aspettarlo sempre per cena, assicurandosi che al momento del rientro i bambini stiano già dormendo profondamente per non disturbare l’intimità della coppia, vestirsi in maniera sexy, non dimenticare mai di spruzzarsi qualche goccia di profumo, per essere sempre pronte a soddisfarlo sessualmente come e quando l’uomo ne sente il desiderio o il bisogno”.
Ma in Malesia, per fortuna, non tutti condividono il punto di vista del Club delle Donne Obbedienti: altre associazioni di donne ritengono sia ingiusto accusare le ragazze per il fatto che gli uomini non riescano a tenersi lontani dalle prostitute. Infine, c’è chi ricorda che l’azienda che finanzia il Club, Global Ikhwan, nel 2009 aveva già tentato, senza successo, di promuovere nel Sudest asiatico un’associazione favorevole alla poligamia, e si era ritrovata poi ad essere indagata per i suoi legami con Al-Arqam, un gruppo islamico bandito dalla Malesia nel 1994. (Fonte: http://www.blog.panorama.it ) Leggi tutto ...