mercoledì 31 marzo 2010

BURQA, FRANCIA E BELGIO

Belgio, si vota per divieto burqa.Stop a indumento islamico in ... .

+ Divieto di indossare il Burqa: l’Italia segua Belgio e Francia Leggi tutto... .
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lunedì 29 marzo 2010

FORTE TESTIMONIANZA DI UNA RAGAZZA IRANIANA SUL VELO E L' ISLAM

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NOSTRA SIGNORA DI ZEITUN

In Egitto la devozione per Maria risale ai primi secoli. In una cappella sotterranea di Alessandria, risalente al III secolo, un affresco rappresenta la Vergine Maria alle Nozze di Cana, che si intrattiene con i servi. La festa dell’Assunzione è la più popolare d’Egitto. La chiamano semplicemente la “Festa della Vergine”. Ininterrotta è stata la fedeltà con la quale la Chiesa copta ha venerato Maria. Il calendario copto prevede una trentina di feste della Vergine Maria. Molto venerata è l’icona della Vergine Maria che si trova nella rinomatissima chiesa di Al-Mou’allaqa. Alcune apparizioni della Vergine Maria, riconosciute dalle autorità della Chiesa copta, hanno avuto luogo a Zeitoun (1968-1970) e a Shoubra (1983-1986). Le apparizioni della Vergine, nella periferia de Il Cairo, a Zeitoun, sono cessate nel 1971. Un dettaglio: la Vergine si è fatta vedere tanto dalle popolazioni cristiane, quanto da quelle musulmane, che sono maggioritarie nel Paese.
Zeitun è un quartiere della capitale egiziana, Il Cairo. Vi risiedono parecchi cristiani copti e vi sorge una piccola chiesa dedicata alla Vergine: cinque cupole, una centrale e quattro più piccole attorno. Su queste cupole, in tarda serata del 2 aprile 1968 è apparsa la Madonna per la prima volta. Altre apparizioni sono seguite per più di un anno, tutte apparizioni silenziose. Milioni di persone hanno potuto assistervi.
Il patriarca cattolico Stephanos dichiarò autentiche queste apparizioni, cui potè assistere anche un inviato della Santa Sede il 28 aprile dello stesso anno. La figura della Vergine splendeva nel buio e si stagliava, ora intera, ora solo nel busto, contro le cupole. Talvolta si muoveva lungo il tetto della chiesa, talvolta fluttuava nel cielo. Quando la folla era radunata, Ella annuiva col capo o allargava le mani in segno di benedizione. Certe apparizioni si protrassero per più di due ore, così che la gente radunata ne chiamava altra e i testimoni oculari si moltiplicavano. Interrogati poi su quel che avevano visto, tutti erano unanimi nelle descrizioni. A volte attorno alla Madonna si vedevano sfrecciare numerose luci in forma di colomba. Tantissime le foto scattate in quelle occasioni (alcune di esse sono rintracciabili in Internet). Un dato insolito che accompagnò gli eventi di Zeitun fu che, nonostante le numerose persone presenti, sia egiziane che straniere, equipaggiate di macchina fotografica, solo una riuscì ad immortalare le singolari apparizioni: il fotografo locale, Waghib Ziz. Il giovane, a differenza di altri suoi colleghi dotati di attrezzature più moderne, riuscì con la sua vecchia macchina a lastre in due occasioni a documentare le figure luminose. L'eccezionalità dei suoi scatti è anche data dal fatto che Waghib presentava un piccolo handicap ad un braccio, rimastogli rigido in seguito ad un incidente automobilistico avvenuto l'anno precedente. Emozionatissimo, il giovane collocò il cavalletto della sua macchina su un terrazzino e appena apparve la nube luminescente scattò una prima foto.
Mentre era intento a cambiare la lastra per effettuare un secondo scatto, Waghib constatò con un certo stupore che il braccio rigido si muoveva agevolmente.
Non aveva chiesto una grazia alla Vergine, voleva solo riuscire a riprenderla con la sua macchina e il tentativo andò a buon fine.Il mese successivo, dalla stessa postazione, Waghib scattò altre foto in cui furono impressi sia la figura della Vergine che le "misteriose colombe".
Naturalmente, i testimoni di religione musulmana furono innumerevoli. Si ha notizia anche di parecchi miracoli di guarigione avvenuti in concomitanza con le apparizioni. Infine, pare storicamente provato che la chiesa in questione sorge sul percorso effettuato dalla Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto. (Fonte: http://www.tanogabo.it/ )

Poi : http://www.terninrete.it/headlines/articolo_view.asp?ARTICOLO_ID=210774 , riferito a un'apparizione che sarebbe avvenuta venerdì 11 dicembre 2009 all'1 di notte presso la Chiesa di Warraq al Hadar, Giza e ad altre ancora in Egitto. Leggi tutto ...

domenica 28 marzo 2010

ANNUNCIAZIONE, CRISTIANI E MUSULMANI LIBANESI FESTEGGIANO NEL NOME DI MARIA


In Libano si celebra per la prima volta una festa nazionale comune “islamo-cristiana”. Chiusi scuole, banche e uffici pubblici. Il premier Hariri sottolinea che è “occasione spirituale” per tutti. Leader musulmano: segno tangibile di dialogo fra le due fedi.

Beirut (AsiaNews) – Cristiani e musulmani libanesi celebrano oggi, 25 marzo, la festa dell’Annunciazione, divenuta festività nazionale dopo il riconoscimento ufficiale del governo di Beirut. Tutti gli uffici statali, le scuole, le banche e le università hanno chiuso i battenti e l’esecutivo ha incoraggiato anche gli esercizi e le imprese privatre a fare altrettanto.
La festa dell’Annunciazione ricorda il momento in cui l’Arcangelo Gabriele ha rivelato alla Vergine Maria che sarebbe diventata madre di Gesù, il Salvatore. Il premier libanese Saad Hariri ha rivolto calorosi auguri alla popolazione, sottolineando che “è dovere dei religiosi trasformare questa giornata in una occasione spirituale e nazionale per tutti i libanesi”. Alle celebrazioni ha preso parte anche l’ex presidente polacco Lech Walesa, che ha una “devozione speciale” per la figura della Madonna.
Il 18 febbraio scorso una seduta del Consiglio dei ministri ha approvato il decreto secondo cui la festa dell’Annunciazione sarebbe stata una “festa nazionale comune cristiano-musulmana”, fatto senza precedenti negli annali dei dialoghi fra le due religioni. La conferma è arrivata durante l’incontro fra papa Benedetto XVI e il premier Hariri lo scorso 20 febbraio nel Palazzo Apostolico in Vaticano.
Sheikh Mohammed Nokkari, segretario generale di Dar-al-Fatwa, è uno dei principali promotori della festività e si augura che venga diffusa in altre parti del mondo. Egli precisa però che l’idea di una ricorrenza comune fra cristiani e musulmani è giusto che sia nata in Libano, nazione che “papa Giovanni Paolo II ha descritto come ‘messaggero di pluralismo’ per l’Oriente e l’Occidente”. Il leader religioso musulmano aggiunge infine che Maria “è la donna migliore di sempre, sulla terra e nei cieli. È al di sopra di tutte le donne” ed è simbolo “di unità” fra le due fedi.
Il Consiglio dei vescovi maroniti plaude alla scelta del governo, la quale “aiuta a mantenere uniti i cuori”. La festa, ricordano i pastori, “mostra il volto del Libano [quale] ‘messaggio’ e il posto d’onore occupato dalla Vergine Maria nella cristianità e nell’islam”.
Hafid Ouardiri, ex portavoce della moschea di Ginevra e direttore della Fondazione Entre-Connaissance, impegnata nel dialogo interreligioso, sottolinea come il Libano sia “un Paese multi-confessionale che accoglie 19 comunità religiose” ed è un segno tangibile “della concretizzazione del dialogo fra le fedi”.
Joseph A. Kechichian, editorialista del quotidiano GulfNews con base a Dubai, sottolinea che la nascita di una festa comune islamo-cristiana “è un evento senza precedenti nella storia contemporanea” e va oltre “il mero gesto politico” perché “apre una nuova pagina nella storia del Paese”.
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mercoledì 24 marzo 2010

PAKISTAN, CRISTIANO ARSO VIVO, LA MOGLIE STUPRATA DAI POLIZIOTTI

Nella città pakistana di Rawalpindi, è morto nella notte l’uomo di religione cristiana - che lavorava come autista per una ricca famiglia - cui venerdì un gruppo di estremisti musulmani aveva dato fuoco perché aveva rifiutato di convertirsi all’islam: lo ha riferito il Pakistan Christian Post, giornale on-line affiliato a un partito cristiano locale (per accedere al sito, clicca qui).
Il 38enne Arshad Masih aveva subito ustioni sull’80% del corpo e, secondo i medici dell’ospedale Sacra Famiglia dove era ricoverato, aveva «poche probabilità» di sopravvivere. Sua moglie, Martha Bibi, aveva inoltre detto di essere stata stuprata da alcuni poliziotti della caserma dove era andata per denunciare il caso: la violenza sarebbe avvenuta davanti ai tre figli della coppia, che hanno un’età compresa fra i 7 e i 12 anni.
Secondo quanto ricostruito, dal 2005 la donna lavorava come domestica insieme con il marito al servizio di una benestante famiglia musulmana. Negli ultimi tempi, però, erano emersi dissapori a causa della loro fede cristiana e di un sospetto furto avvenuto nella casa. Masih aveva ricevuto pressioni da parte del suo datore di lavoro per abbracciare la religione musulmana, ma lui si sarebbe rifiutato.
Un altro grave episodio, reso noto dall’agenzia Fides, riguarda una ragazza bruciata anche lei per avere rifiutato di convertirsi all’Islam: la giovane Kiran George è morta lo scorso 10 marzo a causa delle ustioni riportate su tutto il corpo. Dopo essere stata costretta a prostituirsi, era rimasta incinta e aveva denunciato alla polizia la sua triste storia. Ma gli agenti non avevano registrato la sua denuncia e pochi giorni dopo un uomo l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco.
Negli ultimi tempi, in Pakistan si sono ripetuti gli atti di violenza contro la minoranza cristiana, che rappresenta appena l’1,6% della popolazione: ieri, le organizzazioni cristiane locali si sono mobilitate, chiedendo al governo della provincia del Punjab di punire i responsabili dell’omicidio e di avviare un’inchiesta sulla presunta violenza sessuale. (Fonte: http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/, 23/3)
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DALL' ITALIA ALLO YEMEN

Convertiti, parlano del divorzio qui .

Islam . Integraliste islamiche yemenite protestano contro la proposta di legge che alza l'età matrimoniale della bambine a 17 anni.
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CICLISMO, 13ENNE MAROCCHINA VUOLE CORRERE CON IL VELO

Asma Salmane, che fa parte di una squadra dilettantistica di ciclismo del Trevigiano, è stata la sorpresa della presentazione della nuova formazione dell'Uc Giorgione Aliseo. Favorevoli i dirigenti della squadra: aiuta l'integrazione.


Maglietta e calzoncini attillatissimi e velo islamico: correrà così sulla bicicletta una ragazzina marocchina 13enne che fa parte di una squadra dilettantistica di ciclismo del Trevigiano. Asma Salmane, volto sorridente incorniciato dal velo nero usato dalle donne musulmane, è stata la sorpresa della presentazione della nuova formazione dell'Uc Giorgione Aliseo di Castelfranco (Treviso). La giovane - riporta il quotidiano Il Gazzettino - fa parte del club già da sei anni, ma solo dallo scorso anno ha deciso di voler rispettare la tradizione musulmana anche nella pratica sportiva, vestendo con il velo. La scorsa stagione però Asma aveva subìto un piccolo infortunio e non aveva mai corso. Il debutto sulle due ruote con il velo sarà quindi in calendario questa primavera.Una dimostrazione di integrazione anche nello sport, accolta positivamente dai dirigenti dell'Uc Giorgione, formazione multietnica con diverse altre ragazzine straniere. "Non sappiamo come farà con il caldo - afferma il presidente del club, Leopoldo Fogale - lo abbiamo fatto presente anche ai suoi genitori, ma per noi non è un problema, è una sua decisione che naturalmente asseconderemo". (Fonte: http://www.sport.sky.it/ , 14/3)
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lunedì 22 marzo 2010

CASPIAN MAKAN, "ISLAM E VIAGGI ALL'ESTERO. VI RACCONTO L'IRAN DI NEDA"

Parla il fidanzato della ragazza: «Era una testimone di libertà».


Neda non era una ragazza comune, era diversa dai coetanei. Credeva nel valore della democrazia, cercava delle soluzioni per il suo Paese e combatteva per la libertà». Caspian Makan era il fidanzato di Neda Agha Soltan, la ragazza iraniana uccisa nelle strade di Teheran a giugno durante le manifestazioni di protesta seguite alle elezioni presidenziali. Parla a Ginevra, a margine del secondo summit per i diritti umani, la tolleranza e la democrazia, organizzato in concomitanza con il consiglio per i diritti umani dell’Onu. Si appresta a partire per Roma, dove nei prossimi giorni parteciperà a un seminario organizzato dal mensile di politica estera «L’interprete internazionale». Nel nome di Neda, racconta Caspian, in Iran cresce «la voglia di cambiamento e di una vera democrazia».

L’immagine di Neda è diventata il simbolo di tutte le battaglie degli iraniani per la libertà?

«Sicuramente. La sua storia è simile a quella di tantissime altre persone che negli ultimi decenni sono state vittime in Iran di esecuzioni ad opera del regime. Il filmato della sua morte, che ha fatto il giro del mondo grazie alla potenza delle nuove tecnologie, rappresenta allo stesso tempo l'immagine del crollo del regime iraniano e la grande speranza di cambiamento per la nostra società. Il suo sacrificio è stato un regalo bellissimo per l'Iran. Il più bello che si potesse immaginare».

Chi era Neda e cosa ricorda di lei?

«Quando ci ha lasciato aveva 26 anni, era nata nel gennaio del 1983. Adorava la filosofia, aveva cominciato a studiarla, ma poi le brutte caratteristiche del nostro sistema di insegnamento l'avevano dissuasa. Aveva abbandonato quella sua passione per dedicarsi alla musica, cominciando a prendere lezioni. Insieme fantasticavamo su progetti bellissimi. Io studio economia e pensavamo di trasferirci all’estero. Non potrò dimenticare un istante di quelli trascorsi con lei. Il suo volto felice, il suo adattarsi a tutto. Spesso le dicevo di non riuscire a trovare proprio nulla di negativo nel suo carattere».

Non aveva paura?

«Affatto. Era ben consapevole dei rischi. Cercavo di dissuaderla, non volevo scendesse in piazza per protestare. Avrei voluto spaventarla, ma lei era più forte, amava la libertà e non riusciva a trattenersi. Non aveva votato alle elezioni, considerandole alla fine solo una inutile scelta tra due mali. Ma quando cominciarono le proteste, lei era in strada come gli altri».

Come apprese della sua morte quel 20 giugno?

«Con una telefonata: così ho saputo che Neda non c’era più. Mi è sembrato di morire. Anch’io come lei. Ero sicuro che non sarei riuscito a farcela, ma poi pian piano il valore di quel sacrificio ha cominciato a trasmettermi speranza».

Neda era credente?

«Posso dire di sì, solo se intendiamo l'autentica religione islamica. Lo era come la sua famiglia, ma sicuramente era totalmente distante da quanto imposto dal governo iraniano. Non è quello il vero Islam».

Cosa pensa accadrà al movimento verde iraniano? Sarà schiacciato dalla forza del regime?

«Ho tanta fiducia. Spero di no. Ma ci vorrà ancora del tempo purtroppo per vedere dei risultati positivi».

Che idea si è fatto del movimento verde? Quanto esiste di spontaneo e in che modo questa opposizione al regime è legata ai vecchi leader riformisti?

«In Iran Mousavi, Karroubi e Khatami si definiscono leader dell'Onda Verde, così come anche all'estero ci sono personaggi che si propongono come referenti del movimento. Io credo non sia vero. La società iraniana ha bisogno di un radicale cambiamento, la gente iraniana desidera questo e basta. I leader riformisti non sono e non garantiscono un vero cambiamento del sistema. Loro pensano a figure rappresentative da cambiare, come quella del presidente per esempio, ma non comprendono come la gente stia mettendo in discussione le basi sui cui si basa la Repubblica islamica. Se Mousavi andasse al potere, non potrebbe esserci una reale democrazia. Quella che sogniamo è reale, dunque totale. La religione su cui si basa questo regime non risolverà nulla. È un fatto privato e ognuno deve mantenerla privata. Nessuna religione può occuparsi di politica». (Fonte: http://www.lastampa.it/ , 10/3) Leggi tutto ...

LA SCRITTRICE EGIZIANA IQBAL BARAKA SULLE DIFFERENZE TRA LA MENTALITA' OCCIDENTALE E QUELLA ORIENTALE




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venerdì 19 marzo 2010

IN ITALIA IL PD DIFENDE IL BURQA, MA...

PER IL PD IL BURQA E' LIBERTA' E VA DIFESO PER LEGGE http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=27975&Itemid=26 .

Afghanistan/ Lashkar Gah, uccisi due kamikaze travestiti da donna col Burqa Leggi tutto... .

L'altro volto del Pakistan. Modelle sfidano i Talebani Leggi tutto... .

Una legge per vietare il burqa e difendere i Lumi, anche a Teheran , di Bernard Henri Levy.

+ BURQA SI, BURQA NO !!!! . Il club anti-burqa ora s’allarga In Europa non lo vuole nessuno .
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CINEMA, SHIRIN NESHAT E IL SAGGIO SUL CINEMA TUNISINO DI SONIA CHAMKI


"Donne senza uomini", il film da poco uscito di Shirin Neshat Leggi tutto... .


Intervista esclusiva a Sonia Chamcki, curata da Emanuela Frate Leggi tutto... .
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mercoledì 17 marzo 2010

"DONNA, PARITA' E ISLAM: RIPENSARE LA FEDE PER RISPONDERE ALLE ATTESE DELL' UOMO MODERNO", di Padre Samir Khalil Samir

E’ la via per superare il contrasto tra versetti del Corano e detti della Sunna (tradizione) del profeta dell’Islam che talvolta non vanno nello stesso senso. Alcuni elogiano la donna o ne parlano in modo neutrale, altri dicono che sono le tentatrici e che l’inferno è popolato di donne. Inoltre, alcuni versetti parlano di uguaglianza tra uomo e donna, altri di disuguaglianza. Che oggi è giuridica, non culturale.


Beirut (AsiaNews) - Il 20 febbraio scorso, l’Università della Svizzera Italiana, situata a Lugano, ha organizzato un incontro internazionale sulla situazione delle donne musulmane. Per lanciare il dibattito aveva invitato la dott.ssa Huda Himmat come relatrice, la quale ha sviluppato il seguente titolo: “Sottomesse ... a chi?! Donne musulmane parlano di sé”.
Chi è Huda Himmat? E’ un'imprenditrice libero professionista; ha un Master in diritto internazionale dell’università di Londra; fino a poco fa, era la vice-presidente del FEMYSO (Forum of European Muslim Youth and Student Organisations) la cui sede è a Bruxelles. E’ la figlia di Ali Ghaleb Himmat, nato a Damasco nel 1938, naturalizzato italiano nel 1990 e residente a Campione d’Italia; è co-direttore della Taqwa Bank, la banca dei “Fratelli Musulmani”, e capo della Islamiche Gesellschaft in Deutschland fondata da Sa’id Ramadan, padre di Tariq e Hani Ramadan. Huda Himmat è cresciuta a Campione d’Italia, e da alcuni mesi è portavoce della “Comunità islamica ticinese”.
La relatrice ha insistito sul fatto che le discriminazioni nei confronti della donna nell’islam non dipendono dal Corano o dalla Sunna, ma da come vengono interpretati, e che esse sono dovute all’ignoranza dei poveri e al maschilismo di certi uomini. Maometto non ha mai picchiato una donna, e molti versetti coranici parlano della dignità delle donne. Esistono problemi, ma anche in Europa, dove la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne. Comunque, nell’islam non esiste la sottomissione della donna, come dice San Paolo.
Queste riflessioni le sentiamo spesso in Europa nella bocca di musulmani. Si sente anzi spesso che l’Islam ha liberato la donna araba. Questi discorsi apologetici, comprendono elementi veri ed altri non esatti. Mi è sembrato utile fare il punto sulla situazione, per portare un po’ di chiarezza. Più ancora, il mio scopo è di affermare la possibilità dell’Islam di evolvere e di far evolvere la società, a condizione di accettare di ripensare la fede in profondità. Essendo questo lavoro assai difficile, è necessario farlo insieme, cristiani e musulmani ed altri, con amicizia e fratellanza.
La “Giornata internazionale della donna”, che festeggeremo l’8 marzo e che sta purtroppo assumendo sempre di più una connotazione di mero carattere commerciale, è l’occasione di riflettere sul significato della parità tra donna e uomo, e sulle troppo reali disuguaglianze esistenti in tanti Paesi del mondo, islamici e non islamici.

* * *
Ci sono versetti del Corano e detti della Sunna (tradizione) del profeta dell’Islam che talvolta non vanno nello stesso senso. Alcuni elogiano la donna o ne parlano in modo neutrale, altri dicono che sono le tentatrici e che l’inferno è popolato di donne. Inoltre, alcuni versetti parlano di uguaglianza tra uomo e donna, altri di disuguaglianza. Quale atteggiamento adottare?

Gli autori musulmani fanno generalmente dell’apologetica: se vogliono giustificare un concetto scelgono i versetti che meglio sostengono la loro tesi. Ma questo è un metodo inaccettabile, perché è selettivo. Dobbiamo sempre tenere presente la visione globale del Corano sulle questioni che si sollevano, indicando i pro e i contro. Se no, rischiamo di snaturare il testo coranico.

Necessità di reinterpretare il testo coranico ad ogni epoca

Nel Corano ci sono tante discriminazioni. Più esattamente non c’è uguaglianza di principio, cioè uomini e donne non hanno gli stessi diritti fondamentali. Questo non deve sorprendere. Anche nella Bibbia possiamo trovare disuguaglianze tra uomo e donna, forse persino più grandi. È normale, perché Dio parla agli uomini secondo il loro linguaggio e la loro mentalità, ma tocca agli uomini capire l’intento del testo rivelato.

Nell’islam, esiste lo stesso principio che consiste nel ricercare “lo scopo della sharia” (maqâsid al-shari‘ah). I musulmani che leggono il Corano come se fosse un testo immutabile, letteralmente applicabile a tutti i tempi e in tutti i luoghi, creano il problema. È il loro modo di capire il Corano, e di applicarlo in leggi, che pone problema.

È possibile reinterpretare il Corano? Certo! Ma è più facile dirlo che farlo. Si debbono stabilire dei criteri d’interpretazione, cioè una “ermeneutica”. È quello che manca oggi agli esegeti del Corano. Il motivo? Da almeno sette secoli non lo si fa più: il pensiero è come bloccato. Più passa il tempo, più diventa difficile questo lavoro. Oggi, chi prova a farlo sono musulmani di livello accademico, ma vengono immediatamente accusati d’ignoranza in materia religiosa o d’eresia. Quanto ai dotti in materia religiosa (gli ‘ulamâ’ o “ulema”) non fanno che ripetere le interpretazioni classiche degli antichi commenti (tafsîr).

Problema solo culturale?

Si dice spesso che il problema non è del Corano, che è perfetto. Il problema viene dall’ignoranza dei fedeli, dalle tradizioni ataviche, o dalla cultura dei vari paesi islamici. È anche vero. Ma la domanda, senza risolvere il problema, ne provoca un’altra: donde vengono questa ignoranza, queste tradizioni, questa cultura? Perché tanti musulmani attribuiscono a queste tradizioni e a questa cultura maschilista un valore religioso islamico ? Se poi il problema è delle tradizioni e delle culture in cui viene interpretato, allora con che diritto queste vengono trasformate in leggi divine?
Sostenere che è solo un problema di alcuni Paesi e alcune culture non è corretto: è un problema assai generale nel mondo islamico. Prendere la Tunisia e la Siria come esempi di uguaglianza tra i sessi, è piuttosto l’anti-dimostrazione. In effetti, se in Tunisia o in Siria c’è più libertà per la donna e più uguaglianza tra i due sessi, non è a causa dell’islam, ma per il fatto che questi due Paesi hanno fatto una scelta di laicità moderata. La Tunisia ha adottato negli anni '50, sotto l’influsso del presidente Bourguiba, una legislazione laica per risolvere questo problema, e la Siria ha fatto lo stesso con l’ideologia laica del Baath.
In realtà, laddove c’è un sistema laico, non musulmano, c’è una certa libertà. Tutte le volte che un Paese cerca di essere più “musulmano”, di “ritornare all’Islam autentico”, è la donna che ne paga le conseguenze negative! Invece, dove non viene applicata la sharia, c’è più libertà.

Problema teologico, cioè di ermeneutica

La dott.sa Himmat ha ragione a sostenere che il problema è nell’interpretazione, ma perché non si riesce a cambiare l’interpretazione del passato? Perché dietro c’è una concezione rigida della rivelazione, che non permette lo sviluppo omogeneo della esegesi. Se dico che il testo del Corano è rivelato da Dio, il quale l’ha fatto “scendere dal cielo su Maometto” e che non si tocca, allora non c’è più possibilità di interpretare. Bisogna avere l’onestà di interpretare il Corano dicendo che la rivelazione passa attraverso uomini di una determinata cultura in un determinato contesto spazio-temporale.
Invece, ciò che facciamo nel nostro mondo arabo è di dire che il Corano e la Sharia sono perfetti, ma che noi e le nostre società siamo cattivi e non siamo desiderosi di applicare la Legge divina. Vorrei evocare un aneddoto: tre anni fa è venuta a trovarmi a Beirut una coppia di studenti iraniani per fare un dottorato di ricerca con me. Il marito, che parlava meglio l’arabo, mi spiegò che la moglie voleva fare la tesi su “Il ruolo della donna nell’islam e nel cristianesimo”, per dimostrare che l’islam aveva liberato la donna. Andammo in biblioteca e mostrai loro una cinquantina di volumi scritti in arabo aventi tutti questo scopo: dimostrare che l’islam ha liberato la donna e che Corano, Sharia ed islam sono innocenti rispetto alle discriminazioni!

Disuguaglianze giuridiche in nome dell’Islam

Ma nei fatti e nei principi non è così: le differenze giuridiche sono numerosissime. Per citare alcuni esempi:
- la testimonianza della donna in tribunale vale la metà di quella di un uomo ;
- la femmina (figlia, sorella, ecc.) eredità metà del maschio (figlio, fratello, ecc.). Ma nella scuola sciita giafarita, che rappresenta circa 13% dei musulmani, non si fa differenza tra maschio e femmina;
- la donna non ha il diritto di viaggiare senza permesso del marito, o del padre, o del fratello, o del figlio, insomma di un maschio. In Egitto per esempio questo principio si applica anche ai cristiani; mi sono personalmente rifiutato di dare il permesso di viaggio a mia madre, spiegando che da noi cristiani il figlio non ha autorità sulla madre … e ho finalmente ottenuto un trattamento d’eccezione!
- l’uomo non ha bisogno del permesso di una donna, fosse anche sua moglie, per viaggiare;Alcune scuole giuridiche vietano alla moglie di uscire di casa senza il permesso espresso del marito (anche in Occidente), mentre la reciprocità in merito non è sostenuta da nessuna scuola;
- il maschio può sposare fino a quattro mogli simultaneamente, se ha la possibilità di mantenerle, mentre la femmina non può sposare più di un uomo;
- l’uomo può acquistare tutte le concubine che desidera, secondo il Corano, mentre la donna non può acquistare concubini;
- il marito può ripudiare la moglie, senza neppure un processo in tribunale, mentre la moglie può solo chiedere al marito il favore di essere ripudiata;
- il musulmano può sposare una cristiana o un’ebrea, anche se rimane tale e non si converte all’islam, mentre la musulmana non può sposare un cristiano o un ebreo che rimane tale, se non si converte all’islam;
- i figli appartengono al padre; la madre può solo occuparsene fino all’età di 7 anni;
- i figli assumono obbligatoriamente la religione del padre, non della madre, anche se lo volessero.
Da notare che questi punti non derivano da una cultura tradizionale o liberale, sono tutti punti giuridici, considerati musulmani e derivano dal Corano o dalla Sunna (la Tradizione muhammadiana), ammessi dalla maggioranza dei musulmani. La tradizione maschilista viene ad aggiungere usanze che limitano di più lo spazio della donna e aumentano la disuguaglianza tra i sessi, come per esempio il terribile “crimine d’onore” largamente diffuso nelle società musulmane.
Un aspetto giuridico importante è la questione dell’impurità fisiologica della donna dovuta alle mestruazioni o al parto. Quando la donna ha le mestruazioni è ritualmente impura. Non può fare le cinque preghiere quotidiane, perché la sua preghiera non è valida. Non può toccare un Corano. Non può praticare il digiuno di Ramadan e deve ricuperare i giorni impuri dopo il Ramadan. Per questo motivo un uomo non può toccare una donna a rischio di diventare impuro se lei fosse in stato impuro; può darle la mano solo se ha un guanto o qualcosa di simile per evitare il contatto diretto che trasmette l’impurità.
Questa concezione dell’impurità della donna appartiene alla cultura semitica e si ritrova nel giudaismo come nel cristianesimo antico e in altre religioni e culture. La caratteristica dell’islam è di aver legalizzato questa dimensione culturale ancora oggi (in questo, l’islam è vicino al giudaismo ortodosso). Le conseguenze psicologiche e sociologiche per le donne sono gravi.

Disuguaglianze basate sul Corano e la Sunna

La disuguaglianza tra uomo e donna ha un fondamento in alcuni brani del Corano, e in molti detti attribuiti a Muhammad, il più frequentemente citato dice: “La donna è carente in mente e in religione” (al-Mar’ah nâqisah ‘aqlan wa-dînan).
Nel Corano, l’uguaglianza davanti a Dio tra l’uomo e la donna è totale. Il migliore dei due è il più devoto. Ma la questione non è “davanti a Dio” o “agli occhi di Dio”: è nella vita quotidiana.

Tre versetti sono spesso citati, che riferisco secondo la versione “ufficiale” dell’UCOII:

2/223 “Le vostre spose sono per voi come un campo [da arare]. Venite pure al vostro campo come volete” (Nisâ’ukum harthun lakum, fa’tû harthakum annâ shi’tum). Tre parole sono importante: Harth = “campo da arare”; lakum = “che vi appartiene”; annâ = come, molte traduzioni spiegano “come e quando”. Il versetto significa dunque: “Le vostre spose sono un campo da arare che vi appartiene. Venite dunque ad arare il vostro campo come e quando volete”. Da questo, si deduce spesso che la moglie è proprietà sessuale del marito, che ha diritto a possederla come e quando vuole”. Per il “come”, la versione inglese dell’Arabia Saudita precisa: “have sexual relations with your wives in any manner as long as it is in the vagina and not in the anus”; altri invece non riconoscono questa limitazione.

2/228 “Le donne divorziate osservino un ritiro della durata di tre cicli, e non è loro permesso nascondere quello che Allah ha creato nei loro ventri (arhâm = litt. uteri), se credono in Allah e nell'Ultimo Giorno. E i loro sposi (bu’ûl = litt. signori) avranno priorità se, volendosi riconciliare, le riprenderanno durante questo periodo. Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori. Allah è potente, è saggio”. L’espressione “ma gli uomini sono superiori” traduce wa-li-l-rigâli ‘alayhinna daragah, che significa letteralmente “e gli uomini le superano di un grado”.

4/34 “Gli uomini sono preposti (qawwâmûn) alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande”.
È il versetto più frequentemente citato. Qawwâmûn si traduce spesso con “hanno autorità”. Il motivo dato dal Corano per questa predominanza è doppio: il primo è la preferenza divina (faddala Allah), il secondo è d’ordine finanziario. Se l’uomo teme l’insubordinazione (nushûz) della donna, userà tre mezzi per riportarla alla subordinazione: l’esortazione, la privazione sessuale (ma lui ha le altre spose, più le schiave acquistate, come specifica il Corano), infine le battiture.
È ovvio che, sul piano umano, non c’è uguaglianza tra uomo e donna, marito e moglie. Questo fatto non sorprenderà nessuno: siamo in Arabia, all’inizio del settimo secolo. Il Corano si rivolge a persone concrete, usando della loro cultura. Come quando parla delle pene (hudûd) da infliggere a chi ruba o commette adulterio, ecc. Sorprende invece il fatto che i musulmani non abbiano ripensato i testi che considerano rivelati da Dio per adattarli alla situazione e alla cultura di oggi.

Riflessione personale conclusiva

Mi sia permesso una riflessione personale. Tutte le religioni sono confrontate con questa problematica, non solo l’islam; come tutte le civiltà devono ripensare regolarmente le loro costituzioni e leggi, per salvare la motivazione iniziale esprimendola in concretizzazioni nuove. Questo ripensamento non è un tradimento, bensì una fedeltà allo spirito.
A mio parere, il mondo musulmano si trova in una fase difficile, una crisi di crescita. L’Occidente esercita una forte attrazione-ripulsione sul mondo musulmano. La tentazione è di adottare totalmente l’Occidente o di rigettarlo totalmente. Ambedue le soluzioni sono errate. Dobbiamo, noi arabi e musulmani, discernere: attenersi ai grandi principi umanistici dell’Occidente, per ridare all’uomo arabo e musulmano la sua dignità e libertà; e rigettare tutto ciò che degrada e avvilisce l’Uomo (cioè donna e uomo) e la sua dignità spirituale, sia che venga dall’islam o dal cristianesimo, dalla modernità o dalla tradizione. Soprattutto, è odioso stabilire una qualunque disuguaglianza tra gli esseri umani (basata sul sesso, o sulla religione, o sullo statuto sociale, o sulla razza, ecc.) fondandola sulla religione, com’è odioso giustificare la violenza in nome della religione o di Dio.
Questo cammino è da percorrere insieme, credenti e no, occidentali e stranieri, gente del “primo mondo” e del “terzo mondo”. Al di là della fede o dell’ateismo, l’umanesimo vero e profondo, impregnato di spiritualità – essendo l’uomo fatto di corpo, anima e spirito –, ci permetterà di trovare insieme una certa armonia che sembra oggi in via di sparizione. L’islam non è il nemico, nemmeno il cristianesimo, l’ebraismo, o altre religioni lo sono. L’intolleranza e la scomunica dell’altro (takfîr) sono i veri nemici. Il compito del credente consiste nel ripensare la fede per rispondere con profondità alle attese del mondo odierno.
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martedì 16 marzo 2010

ISLAM, ROMA AUTO INCENDIATA A ESPONENTE MODERATA DI CENTOCELLE


A poche settimane dall'apertura di un centro culturale nel quartiere.

Roma, 13 mar. - (Adnkronos/Aki) - "Nonostante questo atto intimidatorio andro' avanti con le mie attivita' in favore dell'Islam moderato e dell'integrazione dei marocchini in Italia". E' con queste parole che Ghizlane El Mansouri, presidente dell'associazione culturale 'Articolo 3' di Roma, conferma ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL la notizia circolata in questi giorni all'interno della comunita' musulmana capitolina relativa all'incendio della sua auto da parte di ignoti.
"Circa una settimana fa la mia vettura e' stata data alle fiamme da sconosciuti - spiega l'attivista marocchina - nei giorni scorsi ho deciso di presentare una denuncia contro ignoti alle forze dell'ordine. Al momento non so effettivamente chi sia stato e quali siano le ragioni di questo atto ma certamente non mi faro' intimidire ed andro' avanti per la mia strada".
Secondo i membri della locale comunita' marocchina, l'incendio dell'auto della El Mansouri potrebbe essere un atto intimidatorio nei confronti di una donna che si batte in favore dell'Islam moderato in un quartiere difficile come quello di Centocelle, dove e' presente una moschea e diverse attivita' commerciali di tipo islamico. Solo lo scorso 15 febbraio la El Mansouri ha infatti inaugurato proprio in quel quartiere la sede di un centro culturale marocchino nel quale svolge corsi di lingue e corsi di cucina marocchina per gli italiani. La nascita di questo centro culturale e le attivita' della giovane donna marocchina hanno catturato l'attenzione dei media marocchini ed in particolare dell'agenzia di stampa nazionale 'Map' e del quotidiano di Rabat, 'Le Matin', che hanno pubblicato ampi articoli sulle sue attivita' in favore dell'integrazione degli immigrati marocchini in Italia.
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domenica 14 marzo 2010

AL TELEFONO CON SOUAD SBAI: GRANDE AFFETTO DAI COLLEGHI PER QUANTO MI E' ACCADUTO !!!

Mi ha chiamata Souad Sbai e... una sonora smentita: NON E' VERO che i nostri politici non le hanno dimostrato solidarietà. TUTT' ALTRO !!! Essendo stata male alla Camera, hanno bloccato tutto e chiamato di corsa l'ambulanza, sono andati a trovarla in ospedale, un'altra l' ha accompagnata dai medici, c'è chi le ha telefonato tutti i giorni per sentire come stava.
Mi ha citato una lista lunghissima di parlamentari che, oltre al citato Enzo Bianco del PD, le sono stati vicini: "La nostra è come una famiglia e come una famiglia si sono comportati ! Mi ha detto che tutto il Pdl, ma anche dall'UDC, le sono stati accanto.
"Ho sentito quelle carezze, quelle manifestazioni d'affetto che NON HANNO BISOGNO DI COMUNICATI STAMPA E DI CLAMORE PER DIMOSTRARE SOLIDARIETA', PERCHE' HANNO VISSUTO CON ME QUANDO SONO STATA MALE !!!", ha detto l'indomita parlamentare nella nostra lunga chiacchierata telefonica.
Di più: E' STATA LEI A DIRE DI NON FARE MANIFESTAZIONI PUBBLICHE, PERCHE' NON INTENDE FARE LA FIGURA DELLA VITTIMA !!! PERCHE' LEI, COM'E' PER ALTRO GIA' NOTO, NON HA PAURA!
A quanti su questo blog hanno vomitato che avrebbe fatto circolare la notizia dell'avvelenamento per far pubblicità al suo libro, risponde che ci ha lavorato da 3 anni e perciò non ha neppure fatto cenno a quanto le è accaduto.
L'avvelenamento non è in effetti dovuto a veleni, ma a CRISTALLI, che, ribadisce, si trovano in Africa e per esempio Pakistan. Ha girato ospedali in tutta Italia, perciò non è vero come ha detto qualcuno in giro per la rete, che non si fidasse degli ospedali italiani, ma semplicemente non trovandosi questi materiali in Italia, i medici non sapevano a che cosa fossero dovuti vomito e altri sintomi. Ha ricordato Sobia Noreen, la 15enne di Mantova uccisa dai genitori nel 2003 per essere rimasta incinta. Nel suo organismo sono stati rilevati "frammenti granulosi cristallizzati, verde smeraldo di origine vegetale".
Una delle ragioni percui Souad Sbai non voleva che la notizia trapelasse è appunto che i Carabinieri, in cui lei ha naturalmente piena fiducia, stanno facendo le indagini ed è in attesa dell'esito prima di fare dichiarazioni sull'accaduto. Leggi tutto ...

sabato 13 marzo 2010

" L'INGANNO - VITTIME DEL MULTICULTURALISMO", DI SOUAD SBAI


La deputata Souad Sbai presenta il suo ultimo libro: storie di maltrattamenti e violenze sulle donne che nascono dal vuoto su cui ha attecchito il lato peggiore dell’Islam “L’Inganno – Vittime del multiculturalismo” (editore Cantagalli) è il titolo del libro della coraggiosa deputata del Pdl Souad Sbai, marocchina di nascita, italiana di adozione, che affronta il tema cruciale dell’integrazione e del cosiddetto “multiculturalismo”, cioè la formula di comodo di integrazione per gli immigrati.
In un’Italia sempre più popolata da cittadini stranieri delle più diverse provenienze, il processo di integrazione apre una stagione di cambiamenti che la politica sinora non ha saputo, potuto e voluto decifrare, governare e indirizzare. Di questo e di molto altro si è parlato durante la presentazione del libro avvenuta ieri (martedì 9 marzo alle 9.30, ndr) a palazzo Marini, sede distaccata della Camera dei Deputati. Ad oggi l’Europa sta facendo i conti con un modello di integrazione che ha dimostrato solo fallimenti e tragedie: si va dalle spose bambine alle donne picchiate in casa in nome dell’Islam, ai matrimoni combinati e alla poligamia che maschera la prostituzione casalinga. Sappiamo già tutto.
Come sappiamo (a differenza di tanti altri che vanno in tv a pontificare sul nulla) che queste cose non le ha inventate l’Islam, anzi quello delle origini le ha combattute ferocemente. Erano infatti usi tribali, arabi, berberi, persiani o di popolazioni vicine, che sono rimaste tenacemente dentro il monoteismo islamico che per sopravvivere le ha dovute sopportare. Come ha dovuto sopportare l’idolatria verso la pietra nera che c’era anche nell’epoca della cosiddetta “jahilia”, così come il cattolicesimo ha dovuto sopportare il culto dei tanti finti santi e patroni che in pratica si sono sovrapposti ai “lari e penati” di città e paesi d’Italia e di altri posti d’Europa.
E’ un po’ anche il discorso del “cuius regio eius religio” che ci trasciniamo dall’epoca del politeismo. Detto ciò oggi gli imam “fai da te” e i predicatori di odio che infestano la Penisola e l’Europa spacciano queste credenze politeistiche e tribali che sono rimaste innestate nel corpo dell’islam adesso ce le rivende come“ salafismo”, cioè attaccamento alle vere e pure tradizioni islamiche. Nulla di più falso. L’Islam all’inizio neanche aveva il “velo”, che infatti è stato portato come uso dei bizantini dopo il loro annientamento militare da parte degli arabi della conquista. E in questo spazio di fraintendimento, spesso incoraggiato anche dalla paura dell’altro con cui si è reagito all’ondata migratoria, ha trovato posto nel mondo il fanatismo islamico, il terrorismo e quant’altro. Compresa la percezione distorta degli occidentali del tutto.
E l’approccio è stato orientato ad una pericolosa forma di laissez faire che ha prodotto non un’integrazione, ma una marginalizzazione pericolosa che rischia di minare la coesione sociale e la tenuta di diverse società. Si è chiamato ciò “multiculturalismo”, sebbene il termine sia ambiguo e presenti anche connotazioni da “unsuria”, o razzismo, che dir si voglia. Questo atteggiamento, ben descritto nel libro della Sbai, legittima di fatto il primato del raggruppamento umano rispetto alla dignità dell’individuo, si fonda sul presupposto che non esiste un diritto naturale finalizzato a determinare principi basilari validi per tutti e per sempre. Ogni cultura, perciò, giustificherebbe i propri usi e costumi all’interno di se stessa. Con la logica conseguenza che bisognerebbe permettere anche ai cannibali di vivere da tali.
Come si diceva prima, il problema dell’Islam e della evoluzione dei paesi arabo islamici è un problema di regressione alla tribù. Un ritorno paradossale alla “jahilia”, al problema dell’ignoranza che l’Islam aveva infranto, insieme ai patti di sangue e al prezzo del sangue.
Questo però oggi nessuno a livello religioso (non di certo i sauditi che usano la tattica di affamare le moschee, anche all’estero, in Europa o Italia, che vanno in direzione del dialogo interreligioso) lo dice.
Si sono create così le premesse per un dialogo tra sordi: da una parte “daje all’infedele” e dall’altra “mamma li turchi”. O “li islamici”. I casi delle donne islamiche maltrattate, che sono quelli trattati nel libro della Sbai e che ormai conosciamo tutti benissimo, almeno da quello di Hina Salem in poi, sono parte di un preoccupante e più ampio “contesto di miopia, di vuoto culturale, dentro i quali attecchisce il lato deteriore dell’Islam divenuto, purtroppo, orfano noncurante della grande tradizione culturale e della vocazione umanistica della quale si fecero interpreti filosofi del calibro di Averroè”.
Il problema della percezione politically correct oggi consegna l’Islam al paradosso che la gente lo creda la religione di Bin Laden invece di quella di Avicenna, di “Averroe” cioè coloro che “il gran commento” ( si intende di Aristotele) fecero. Ricordate il canto secondo della Divina Commedia? (Fonte: Arabiyya )


E sempre a proposito di Souad Sbai e non solo: Un albo per gli Imam, basta predicatori fai-da-te Leggi tutto... , Immigrati, Sbai (Pdl): Scandalosa sentenza Cassazione va rivista Leggi tutto... , Il burqa va contro le democrazie occidentali. Perchè la Ue lo difende?Commenti di Fiamma Nirenstein, Souad Sbai e Il padre della ragazza musulmana vittima di stalking a Modena dev'essere subito espulso http://www.pdlmodena.com/2010/03/enrico-aimi-e-lon-souad-sbai-pdl-il.html .

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giovedì 11 marzo 2010

TERRORISTE, INTEGRALISTE E INSOSPETTABILI

Jihad Jane, la yankee che voleva diventare martire di Al Qaeda .

Irlanda, fermata "Mamma Jihad" Leggi tutto... .

Le donne di Al Qaeda ed il loro sfrenato desiderio di vendetta permalink .

Haifa, l'araba più bella del mondo che ama Nasrallah e odia gli integralisti permalink .

Terrorismo: allarme usa per donne kamikaze dall’aspetto occidentale permalink .

#2322 - The Culture of Martyrdom - Lebanese Shiite Women and Babies Commemorate the Death of Imam Hussein and His Baby in the Battle of Karbala . Leggi tutto ...

lunedì 8 marzo 2010

UN PENSIERO ALLE DONNE IRANIANE PER L' 8 MARZO

PER NON DIMENTICARE TARANEH

Era bella, era innocente, era un fiore.

Ma qualcuno i fiori, anziché odorarli, anziché sfiorarli con la punta delle dita, anziché coglierli con delicatezza, preferisce strapparli, e farli a pezzi, e calpestarli, e infine scagliarli nel letamaio. Questo video, costruito con grande talento, con immenso amore, con sconfinata pietà, non è nuovo, ma mi è stato inviato ieri, e io voglio condividerlo con voi, per ricordare questa martire innocente simile a tante, troppe altre martiri innocenti. (Fonte: Il blog di Barbara , 15/2)

Shirin Neshat: i leader occidentali aiutino il regista Jafar Panahi (Fonte: Orpheus )

Neda Soltani, che ha dovuto riparare in Germania dopo che il regime aveva fatto circolare la sua foto spacciandola per quella di Neda Agha Soltan, studentessa uccisa il 20 giugno e simbolo delle rivolte post-elettorali, a cui le donne stanno contribuendo a fianco e più degli uomini.

Neda Soltani, 32 anni, docente d'inglese all'Università di Teheran

Neda Agha Soltan (1982 - 2009)

Ecco invece il video (lungo un' ora e mezzo !) del recente discorso al Parlamento europeo di Maryam Rajavi (foto), Presidente eletta della Resistenza Iraniana e pubblicato sulla loro tv satellitare: http://wpop1.libero.it/cgi-bin/vlink.cgi?Id=0E10e6NhsGt/gfZMysQoc5YJgaWvW4y58Exf0DVvJVBa35Y3aGEiZVgsuvIO1QkT&Link=http%3A//www.iranntv.com/node/3312 .

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NAPOLI, LA MOGLIE DELL' IMAM: DONNE ISLAMICHE USCITE DA CASA E INTEGRATEVI"


NAPOLI (7 marzo) - «Il velo che noi donne islamiche dobbiamo togliere è quello del pregiudizio». A lanciare l’insolito appello è Broucra Charraki, una delle quattro donne che domani saranno premiate nel corso della terza edizione di «Napoli positiva», la manifestazione organizzata dall’associazione «No Comment» per dare visibilità a una cultura del fare», tutta al femminile. Broucra è la moglie dell’imam di San Marcellino, ha 35 anni e tre bambini, ed è marocchina. Anche lei indossa l’hidjab, il velo islamico. Anzi è fiera di portarlo. Per questo ha lanciato l’ appello alle musulmane che vivono a Napoli e in Campania. Un videomessaggio che verrà trasmesso domani, durante la manifestazione che si terrà alle 11, presso l’Istituto statale Don Milani a San Giovanni a Teduccio.«Non basta essere casalinga o mamma» dice, prima in italiano e poi in arabo, guardando dritto nella telecamera. «Dovete, dobbiamo uscire di casa, imparare l’italiano, conoscere la cultura di questo paese. Solo così potremo comprendere di più i nostri figli, che sono nati qui e sono parte integrante di questo mondo». E con queste parole, Broucra, nonostante quel suo copricapo nero, a cui non rinuncerebbe mai, riesce a sollevare un velo più sottile, insidioso e impalpabile: quello del pregiudizio, tessuto nel silenzio da migliaia di donne islamiche. «Io faccio tutto liberamente - spiega - e vorrei che anche altre donne musulmane si integrassero. Oggi sono come «invisibili» per scelta. Per paura di affrontare gli altri, perché non conoscono bene l’italiano o non sanno integrarsi. Preferiscono la strada più facile: rimanere chiuse in casa». Un otto marzo, particolare, dunque. Raccontato da «donna musulmana a donna musulmana» e condensato nel videomessaggio. Ed il premio diventa l’occasione per promuovere l’emancipazione e l’integrazione delle donne islamiche. Broucra Charraki si occupa della casa e della famiglia. Forse per questo è convinta che le donne immigrate debbano aprirsi di più al tessuto sociale in cui vivono. «Le arabe che vogliono migliorare la loro vita - afferma - possono contattarmi direttamente. La donna resta di più con i figli, ma per comprenderne i comportamenti e aiutarli, deve imparare la cultura italiana. Se non lo fa, c’è il rischio che possa fraintendere atteggiamenti che invece sono normali per un ragazzo cresciuto in Italia. Poi - dice - c’è il rischio che «nel tempo i bambini non riescano più a comunicare con le madri». Dunque «non basta che tu sia casalinga e mamma - dice rivolta alle donne nel videomessaggio - devi essere in gamba». Poi un commento sulla sua esperienza. «Il principale problema che ho incontrato in questi dieci anni è il pregiudizio delle persone, che reputano la donna islamica sottomessa al marito. Non è così. Ma noi non abbiamo fatto nulla per far capire chi siamo e che si sbagliano sul nostro conto. Quindi è pure colpa nostra». Anche le altre tre premiate di «Napoli positiva» sono immigrate: Halina Sokhstska, Svitlana Hryhorchuk e Bloom Madhusha. «Sono quattro testimonianze di confine - è la motivazione del premio - storie di donne coraggiose, quattro scelte estreme. La cultura multietnica avanza inarrestabile, e le donne restano il filo conduttore per ogni cambiamento sociale». (Fonte: http://www.ilmattino.it/ )
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sabato 6 marzo 2010

SOUAD SBAI: "MI HANNO AVVELENATA"


Roma – 5 marzo 2010 – Avvelenamento. È la diagnosi fatta a Souad Sbai, deputata del Pdl in prima linea per un islam moderato e i diritti delle immigrate, che ha presentato a metà febbraio una denuncia contro ignoti per la quale sta indagando la Procura della Repubblica di Roma.
“Non posso entrare nei particolari, c’è un’indagine in corso” ci dice al telefono, ma la notizia oggi è apparsa su Libero e accetta quindi di ricostruire i passaggi principali della vicenda. È molto provata, all’alba era di nuovo al Pronto Soccorso, vittima di una delle crisi che scandiscono ormai la sua vita da oltre un anno.
Tutto è iniziato nel dicembre del 2008, durante una festa al centro culturale Averroè a Roma. Sbai, che è tra i fondatori del centro, assaggia una cucchiaiata di cous cous poi corre alla Camera per una votazione. “In Aula – racconta - mi sono sentita male, avevo la nausea, il batticuore e sudavo. Dall’infermeria mi hanno trasportato al Gemelli”.
Rimane quattro giorni in ospedale. All’inizio si pensa a un’intossicazione alimentare, ma la diagnosi cade di fronte ai sintomi dei mesi successivi. Il più grave è una restrizione dell’esofago che le impedisce di assumere cibi solidi, le provoca dolori lancinanti, e l’ha già costretta a sottoporsi a due interventi chirurgici. “Nessuno degli specialisti che ho consultato in Italia è riuscito a darmi una diagnosi convincente, quindi a gennaio sono andata negli Stati Uniti”.
È a New York che l’esperto di medicina tropicale Kevin M. Cahill e il tossicologo Lewis Goldfank avanzano l’ipotesi di un avvelenamento per ingerimento di “cristalli di acido solforico, idrossido di sodio o acido idrocloridico”. “Sostanze insapore e inodore, già utilizzate in passato dagli integralisti pakistani” chiosa Sbai, secondo la quale qualcuno avrebbe mescolate al suo cous cous: “Se lo avessi mangiato tutto sarei già morta”.
I sospetti della deputata si addensano sull'area del radicalismo islamico, che l’ha già minacciata più volte. Quel giorno al Centro Averroè, nonostante le misure di protezione, sarebbe riuscito ad arrivarle molto vicino: “Ma io vado avanti, quanto è successo mi spinge a battermi ancora con più forza per un islam sano e per i diritti delle donne. Credo nella giustizia, sono sicura che troveranno e puniranno i colpevoli”.

Interessanti alcuni squallidi commenti al fatto. Anche se per fortuna c'è chi, marocchino e musulmano, è fiero di Souad Sbai : www.stranieriinitalia.it/attualita-souad_sbai_mi_hanno_avvelenato_10524.html . Leggi tutto ...

LA JIHAD CONTRO I MUSULMANI MODERATI IN ITALIA

"L'ala più estremista e integralista di un certo Islam sta attuando una vera e propria jihad in rete contro Souad Sbai. A nome di tutta la Confederazione dei marocchini in Italia condanniamo fermamente l'uso terroristico, violento e aggressivo di Facebook, che da qualche tempo a questa parte viene sfruttato per diffondere messaggi di morte, di odio, di xenofobia e di intolleranza".
E' quanto afferma in una nota Moustapha Mansouri, segretario della Confederazione dei marocchini e membro del Comitato per l'Islam del Viminale. "La parlamentare Souad Sbai (Pdl), da sempre in prima linea per le sue battaglie contro l'oscurantismo e le ombre del terrore, è stata offesa, vilipesa e attaccata con parole minacciose e denigratorie che richiamano una fatwa. Il gruppo in questione, privo di qualsiasi scrupolo, deve essere immediatamente rimosso. Che la rete non diventi una sorta di Corte marziale messa in moto contro gli oppositori del pensiero unico", ha proseguito Mansouri.
Sull'argomento è intervenuto anche Gamal Bouchaib, presidente del movimento dei Musulmani Moderati e membro del Comitato per l'Islam italiano presso il Ministero dell'Interno. "Facebook non deve diventare un covo di guerriglia digitale - ha affermato - ll nostro movimento, all'indomani dell'insediamento del Comitato dell'Islam italiano, e' stato fatto oggetto di attacchi inauditi, che non staremo a guardare ne' a subire. Siamo molto preoccupati dalle continue vessazioni e minacce perpetrate ad opera di gruppi estremisti, perché sappiamo cosa significano: una condanna a morte".
L'esponente marocchino chiede inoltre "che le autorità' intervengano subito per stroncare questi atti criminali. Siamo sempre più convinti nel portare avanti la nostra battaglia di civiltà. Che sia ben chiara una cosa per tutti: noi non ci fermeremo, ma continueremo a lottare per i diritti, per la vita e per la liberta', raccogliendo il testimone della Sbai".
Bouchaib ha inoltre rivelato di aver "provveduto a sporgere denuncia presso la Polizia postale e a segnalare agli amministratori del social network queste manifestazioni di intolleranza. Entro oggi partirà anche una denuncia alla Procura della Repubblica". (Adnkronos , 23/2)
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