sabato 22 agosto 2009

CIAO A TUTTI, CI VEDIAMO TRA UNA DECINA DI GIORNI! NEL FRATTEMPO...

Leggetevi e guardatevi:

MALAYSIA

http://www.corriere.it/esteri/09_agosto_21/kartika_modella_condannata_delcorona_351b252a-8e29-11de-895f-00144f02aabc.shtml

INDIA

Studenti indù contro ragazza musulmana: cacciata perchè indossa il velo in classe

TERRITORI PALESTINESI

Marwan Barghouti è un assassino terroristaE' inutile che la moglie intervistata da Udg lanci appelli per la sua scarcerazione

ISRAELE

Successo della prima donna poliziotto arabo-israeliana in incognito: (Da: Ha’aretz, 29.07.09 - trad.http://www.israele.net/ ) . Grazie a Stefano.

IRAN

http://irandemocraticoweb.blogspot.com/2009/08/manieestazione-di-fronte-allambasciata.html

http://irandemocraticoweb.blogspot.com/2009/08/in-occasine-della-settimana-di.html

AFGHANISTAN

Elezioni in Afghanistan: il sabotaggio dei talebani è fallito. Andrea Nicastro : " Dai seggi le voci delle donne in burqa «Ho votato come mi ha detto mio padre» " ( Informazione Corretta , dal Corsera)

Elezioni in Afghanistan: il sabotaggio dei talebani è fallito. Francesca Caferri : " Le afgane chiedono diritti pronte a rischiare per averli " (Informazione Corretta, da "La Repubblica")

Oltre il portone rosa, la banca per donne - Corriere della Sera

Da Scettico:

Non balleremo più con i Berberi: link .

Proposte (indecenti) saudite: link .

Nonie Darwish difende la causa di Rifqa Bary e gli apostati: link .

Passeggiata romantica su una spiaggia di Gaza: link .

Video-clip della campagna internazionale contro "i crimini d'onore" : link .

Da Il blog di Barbara

ACH, QUESTE FEMMINE ARRAPANTI! permalink .

E naturalmente, quando torno, "voglio" trovare i vostri spontanei auguri per il mio 29° compleanno, il 26 AGOSTO !!! :-)
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SCUOLA. SBAI: CARO DIRETTORE IO, MUSULMANA, DIFENDO L' ORA DI RELIGIONE

La recente sentenza n° 7076 del Tar del Lazio, che limita le competenze degli insegnanti di Religione Cattolica negli scrutini di fine anno, ha scatenato numerose polemiche, non solo all'interno del mondo cattolico.

Il Ministro Gelmini ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, mentre ieri il pastore Domenico Maselli, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), ha annunciato che si rivolgerà, se necessario, alla Corte Costituzionale per difendere la sentenza.

Ilsussidiario.net ospita la lettera di Souad Sbai, deputato del Parlamento italiano e Presidente della Confederazione delle comunità marocchine in Italia.


Caro Direttore,

come donna italiana di origine araba e come deputato del Parlamento italiano voglio dire che ritengo assurda la sentenza numero 7076/2009 del 17 luglio del Tar del Lazio.
L’insegnamento della religione ha la dignità delle altre materie e, come tale, ritengo doveroso che debba prevedere la valutazione. Vorrei ricordare a chi parla di discriminazione che, tra le altre cose, non è obbligatoria e la decisione di farla frequentare o meno da uno studente spetta al genitore. Non si tratta, come si potrebbe erroneamente pensare, di una questione secondaria: in gioco ci sono le radici e la storia di un Paese come l’Italia.
Come purtroppo accade da qualche tempo, con il pretesto di tutelare una minoranza, si opera contro la maggioranza, ma questo avviene anche in altre parti dell’Occidente, penso ad esempio all’Inghilterra, dove sono presenti addirittura tribunali sharitici. E allora mi chiedo: perché su argomenti così delicati non viene chiesto un parere agli italiani? Può una sentenza stravolgere la vita di un Paese? Qual è il motivo di questo accanimento contro le radici cristiane?
Non capisco come si possa trattare in questo modo la religione, che rappresenta il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
Chiunque è consapevole che recandosi in un paese arabo troverà le radici dell’Islam, mentre in Israele incontrerà quelle dell’Ebraismo. In Occidente le radici rischiano di scomparire in nome di un’idea sbagliata di laicità. Perché la laicità è un’altra cosa, è la difesa di tutte le identità, il laicismo invece è altrettanto pericoloso dell’integralismo.

Vorrei altresì chiarire che la minoranza araba non ha chiesto nulla. Purtroppo in questi casi si rischia di generare confusione e alimentare le contrapposizioni. Non provino a metterci in mezzo, perché nessuno lo ha chiesto. Già in passato ho dovuto intervenire per evitare che la comunità araba venisse strumentalizzata: alcuni insegnanti, appartenenti alla sinistra radicale, impedirono infatti i festeggiamenti natalizi in una scuola, con il pretesto di accogliere un sentimento di disagio degli alunni e delle famiglie appartenenti ad altre religioni.

La cultura araba non integralista è aperta a tutti. Chi vuole eliminare la religione dalla scuola abbia il coraggio delle proprie responsabilità, senza strumentalizzare gli altri.

I miei figli e quelli di molti amici hanno frequentato le ore di religione a scuola. È stata per tutti loro un’occasione di arricchimento, da cui attingere l’amore per gli altri, l’impegno sociale e l’educazione civica.
Ringrazio il Ministro Gelmini per aver presentato ricorso. A settembre presenterò una mozione contro questa sentenza, confidando in un’alleanza trasversale di consensi.

Raccoglieremo altresì le firme all’interno della Confederazione della Comunità Marocchina per dire a voce alta che non ci sentiamo discriminati dall’insegnamento della religione nelle scuole e non condividiamo i contenuti di questa sentenza.

Souad Sbai Deputata del Parlamento taliano-PDL

(Fonte: Arabiyya, 14/8 )
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venerdì 21 agosto 2009

"IO, IN PIAZZA A TEHERAN NEL RISPETTO DELL' ISLAM

MARIAM ha 24 anni, capelli castani e occhi nerissimi. È nata a Teheran e nella capitale iraniana è cresciuta e ha studiato finché la sua famiglia ha deciso di mandarla all’università negli Stati Uniti, in California, dove vivono milioni di connazionali. Lei si è appena laureata in Ingegneria e il 12 giugno scorso, nella città dove vive, ha tentato invano di votare nelle sezioni elettorali allestite per gli iraniani all’estero. Una giornata persa a girovagare da un seggio all’altro, ricevendo sempre la stessa risposta: «Le schede sono finite».
«Quanto stava accadendo nel mio Paese – dice – l’ho seguito sulla Cnn, che ha fatto servizi per 48 ore consecutive senza pubblicità. Io volevo votare il leader progressista Mehdi Karroubi, ex speaker del Parlamento, perché credo che in una teocrazia debba avere il potere un mullah. Non mi fa piacere, ma meglio loro. E poi, tra i candidati era quello che conoscevo meglio».
Mariam è musulmana e non mette in discussione, così come non lo fanno i contestatori del regime che ha preso il potere, la Repubblica Islamica in quanto tale. Contesta solo i capi conservatori che si sono subito auto-proclamati vincitori, a cominciare dal presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Nella seconda metà di giugno Mariam (in realtà il suo vero nome è un altro) è tornata a casa e si è trovata nel pieno della contestazione scoppiata dopo le accuse di brogli elettorali avanzate dai leader progressisti guidati da Mir Hossein Mousavi. Catapultata nell’Onda Verde, ha partecipato alle proteste di piazza, agli scontri, ha visto con i suoi occhi le violenze dei Pasdaran e dei miliziani Basiji, le bastonate (ne ha prese anche lei), le retate, gli arresti, il sangue delle vittime innocenti della dura repressione del regime.
Mariam è rimasta qualche settimana, poi è ripartita per gli Usa. Tra qualche giorno, dopo una breve vacanza nella Riviera di Ponente, dove l’abbiamo intervistata nella hall del suo albergo, tornerà di nuovo in Iran.

Che clima c’era a Teheran subito dopo il voto di giugno?

«Tra la gente una bellissima atmosfera di unione e amicizia, ma quando protesta, il popolo iraniano ha un’energia e un potenziale molto alti. Io subito non volevo andare alle manifestazioni, ma seguendo le notizie è scattata la rabbia e ho pensato che anch’io dovevo riprendermi i miei diritti, in nome di tutto quello che ho subito nel passato. Quando molti anni fa, ad esempio, sono stata arrestata solo perché avevo partecipato a una festa...».

La sua prima manifestazione contro il nuovo governo?

«Per la commemorazione del martire Beheshti, alla moschea di Ghoba. Mi ha colpito il modo in cui, nel clima di censura, le notizie vengono fatte circolare: passandosi la voce per strada, in movimento, nel traffico, tirando giù i finestrini perfino nelle superstrade, con persone in motorino con cartelli su cui sono scritte data, luogo e ora delle manifestazioni... Quel giorno a Ghoba all’inizio c’era calma, qualcuno aveva notato una telecamera davanti alla moschea e allora un ragazzo si è arrampicato e l’ha staccata. La polizia, che stava in un angolo, l’ha catturato con la forza e la gente l’ha difeso. Eravamo un migliaio di persone, ci sono stati tafferugli». (Fonte: Arabiyya )

E sempre dall'Iran:

A Roma convegno di solidarieta' con le 1000 donne di Ashraf Leggi ancora..., Iran: Appello per salvare la vite delle donne incarcerate nel famigerato carcere di Evin a Teheran Leggi ancora... , Iran - Rajavi: La Rivelazione di reati nelle carceri sottolinea la necessità di processare i mullah Leggi ancora..., UN VIDEOCLIP IN PERSIANO CON I SOTTOTITOLI IN FRANCESE MIO NEDA, MIO IRAN Link a questo post, Ahmadinejad nasconde il killer di Neda la ragazza simbolo della rivolta iraniana, http://irandemocraticoweb.blogspot.com/2009/08/fonte-tgcom-mondo-iran-cosi-il-regime.html, http://pensierimadyur.blogspot.com/2009/08/lintervista-ad-una-donna-iraniana-che.html e per finire Donne di Teheran .
Dopo questa esperienza?

«La manifestazione del 18 tir, cioè il 9 luglio, per l’anniversario della strage degli studenti del 1999, che si ricorda ogni anno. Ma stavolta è stato diverso. C’era molta gente, io alle 16,30 da Behbuodi sono andata verso piazza Enghelab, dove però non ho visto molte persone, per cui mi sono diretta verso l’Università. E lì è successo di tutto: la polizia antisommossa ha lanciato lacrimogeni e le milizie picchiavano chiunque. Così ci siamo uniti tutti in corteo e abbiamo urlato slogan. Io – come molti altri - mi ero attrezzata contro i gas: giornali e sigarette per fare fumo e annullarne l’effetto. Molti genitori soffiavano in faccia il fumo ai figli piccoli, ma in genere ce lo facevamo l’un l’altro. La polizia “municipale” cercava di convincerci ad andare a casa, ci pregava di non stare lì: era in mezzo a due fuochi. Io gli ho urlato: “Dite anche ai Basiji di andarsene a casa!”. Erano tutti molto tesi: vedere che la gente non obbedisce li distrugge, e anche i clacson li fanno impazzire. Noi andavamo avanti e ogni tanto la polizia ci caricava: ho preso delle manganellate al fianco e scappando ho sbattuto contro lo specchietto di un’auto e mi sono fatta male al braccio. Sono rimasta in centro fino alle 20, poi sono rientrata in taxi: 3 ore per 30 minuti di percorso. Un traffico mai visto: sembrava che tutta la popolazione di Teheran fosse in strada in macchina. A casa sono andata sul tetto e ho iniziato a gridare “Allaho Akbar”, Dio è grande, ma ero così stanca e la mia voce così bassa per tutto il gas che avevo respirato, che non si sentiva niente».


C’era alla preghiera di venerdi 24 luglio, quando ha parlato Rafsanjani?


«Sì. Ho visto le ragazze con la faccia dipinta di verde che distribuivano acqua. La polizia non si vedeva in tutta quella folla, ma era pieno di Basiji. Rafsanjani ha iniziato verso le 13.30 credo, ma non ho seguito bene perché mi trovavo per strada con una mia amica e una parente. Durante il discorso della guida della preghiera, di solito si grida “morte all’America” oppure “morte a Israele”, questa volta si sentivano slogan contro la Russia e la Cina e ovviamente contro i brogli elettorali. Dopo il discorso di Rafsanjani la polizia ha iniziato a caricare per disperdere la folla. Siamo scappate verso la macchina mentre la gente gridava slogan contro il figlio di Khamenei, e una volta giunte nel silos i Basiji hanno lanciato lacrimogeni: stavamo per soffocare! Solo per uscire dal parcheggio ci abbiamo messo un’ora e mezza».


Come pensa che finirà?

«Non lo so. Sicuramente ormai la gente non ha più paura come prima, è molto unita. Io sono contenta di avere partecipato: è una bella emozione sentirsi “goccia” di un mare così potente. Nei prossimi giorni ci saranno manifestazioni per il giuramento del presidente: sono convinta che la gente non resterà a guardare. E io, quando torno, ho intenzione di scendere di nuovo in piazza».
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LA SFIDA PER MOBILITARE LE DONNE


HERAT — Per lo più arriveranno ac­compagnate dagli uomini di famiglia: il marito, il figlio maggiore, al peggio i fratelli o i cugini. Nelle zone rurali le donne ai seggi potrebbero in gran par­te non andarci affatto. I sondaggi di organizzazioni non go­vernative locali e internazionali, osser­vatori Onu e i commenti dei media af­ghani concordano largamente nel rite­nere che siano i capi famiglia, i leader religiosi, i consigli degli anziani nei vil­laggi più remoti a determinare le scelte di voto. E la grande maggioranza delle donne si adatterà ai dettami delle auto­rità tradizionali, tutte rigorosamente maschili. «Cinque anni fa vivevamo la grande stagione della speranza. Le don­ne votarono in massa alle presidenziali del 2004 e anche alle politiche dell’an­no dopo. Ma ora non sarà così. I temi del riscatto femminile sono stati dimen­ticati anche tra i più progressisti dei candidati. Vincono paura e disinteresse per le nostre tematiche», spiega pessi­mista Suraya Pakzad, nota leader della «Voce delle Donne», l’organizzazione che nelle regioni occidentali del Paese sino a ieri sera cercava di mobilitare le sue attiviste. Ma la Commissione elettorale afgha­na segnala che la situazione di pericolo e le minacce talebane tengono lontano dai seggi le scrutatrici, specie nelle zo­ne rurali. Sembra che nelle regioni orientali, quelle lungo il confine paki­stano, manchino all’appello oltre il 20% delle 13.000 addette alle operazioni di voto. E nel Sud potrebbero essere me­no della metà. Il problema è noto: in mancanza di funzionari femminili le donne non votano. Per tradizione evita­no di aver alcun tipo di contatto con uo­mini sconosciuti. Emerge così un grave scollamento tra propaganda elettorale e realtà. Sulla carta infatti la situazione per l’elettorato femminile sembrerebbe migliorata. Nel 2004 c’era solo una can­didata alle presidenza, oggi sono due. (Fonte: Informazione Corretta , dal Corsera 20/8)

E a proposito: Donne candidate, Shala e Frozan sfidano uomini e tabù - Il Mattino , Campagna elettorale afghana: per le donne una sfida - Elezioni ... e Afghanistan. Sorpresa. Record di affluenza di donne in alcune zone ... .
Alla vicepresidenza sono addirittura 7, cinque anni fa nessuna. Le concor­renti per i 34 Consigli Provinciali sono passate da 286 a 342. E sembra anche cresciuto il numero delle iscritte al vo­to, oggi oltre il 41 per cento degli eletto­ri. Ma viene anche osservato che il nu­mero appare sospetto. Le donne spesso rifiutano di essere fotografate, anche per i documenti ufficiali. Le loro carte d’identità possono dunque venire facil­mente falsificate e i loro nomi utilizzati per i brogli elettorali. Argomento que­sto che è ripreso con forza anche dalla deputata tagika Fawzia Kofi, nota pasio­naria per le battaglie dei diritti delle donne, che nel parlamento di Kabul ci ribadisce i suoi timori di gravissime ir­regolarità: «Se ci saranno brogli, le don­ne saranno le prime a farne le spese». Herat si dimostra un termometro molto sensibile nel registrare il deterio­rarsi della condizione femminile. Fu la prima città, dopo Kabul, dove dopo la sconfitta talebana del 2001 riaprirono le scuole femminili. «Già nel 2003 la no­stra radio locale, Sahar , riprese a tra­smettere voci di giornaliste donne, che erano state severamente censurate dai talebani. E l’anno dopo le donne riap­parvero anche su Herat tv », ricorda con nostalgia Suraya. Qui però nell’ulti­mo mese almeno 12 studentesse sono state picchiate o addirittura ferite a pu­gnalate dai fanatici religiosi. Sembra ci siano anche alcune rapite. I talebani vorrebbero chiudere le scuo­le femminili. Le attiviste segnalano che nell’intero Paese il movimento per l’emancipazione della donna ha subito un grave arresto in seguito all’assassi­nio di quattro personalità note. La pri­ma vittima fu agli inizi del 2007 Sakina Amajan, responsabile per gli Affari fem­minili nella provincia di Kandahar. Seguirono le uccisioni di una nota poliziotta nella stessa città (Malalai Kakar, che si occupava dei delitti d'onore, ndr), quindi quel­le di due giornaliste: Sangah Amag, di Tolo tv a Kabul, e la corrispondente di Radio Solah nel Parwan.
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giovedì 20 agosto 2009

"ISLAM, LA NOSTRA DEBOLEZZA E' LA LORO FORZA", di Ida Magli


questa è TORINO (Fonte: Scettico )

L’episodio riguardante la normativa che regola il bagno (leggi "impone il burqini", ndr) delle donne musulmane nelle piscine inglesi può apparire come una semplice notiziola divertente, giunta a proposito per alleggerire la pesante afa di questo agosto. Ma in realtà tutto quanto si riferisce al comportamento delle donne è sempre, in ogni epoca e in ogni società, indicativo dei significati più profondi che reggono una cultura. Gli antropologi lo sanno bene: bisogna fare attenzione a come vivono le donne per capire un modello culturale, per conoscere i valori, i sentimenti, le passioni degli uomini che lo hanno creato. L’Inghilterra è oggi un Paese quasi completamente sottomesso ai voleri dei musulmani; il che significa che ha rinunciato, non tanto ai propri costumi, quanto a valutare e ad attenersi a qualsiasi regola o limite nei propri come negli altrui costumi. Il risultato, dal punto di vista della struttura di una società, è sconfortante. Se si è giunti a questo punto, tuttavia, non è un caso. Coloro che guidano il mondo lo hanno voluto.
Gli scopi delle istituzioni che guidano la politica mondiale sono chiari: i popoli debbono unificarsi, comprendersi, tollerarsi, assimilarsi, in modo che non vi siano più differenze fra razze, religioni, costumi, sistemi di governo, patrie, nazioni, territori, lingue, monete, mercati.
È sufficiente fissare l’attenzione sul nome che si sono date le principali organizzazioni che operano a livello planetario per comprenderlo: «Banca mondiale», «Fondo monetario internazionale», «Istituto Tavistock per le relazioni umane», «Istituto per gli Affari Internazionali», «Organizzazione delle Nazioni Unite», «Unione Mondiale delle Chiese», ecc. ecc.
La maggior parte di queste organizzazioni mondiali sono nate alla fine della Seconda guerra, sotto il trauma dell’immensa catastrofe cui nessun Paese era riuscito a sfuggire, e mosse perciò dalla volontà di rendere impossibile il ripetersi in futuro di un così terribile dramma. Da lì l’idea di un Potere sovra-nazionale in grado di dirimere le controversie, di impedire la diffusione delle armi atomiche, di giudicare i criminali di guerra e così via. Ma questo era soltanto un primo passo. Subito dopo il disegno è diventato tutt’altro: dall’impedire la guerra a programmare la pace universale.
Dimentichi del fatto che le guerre sono stati sempre i governanti e non i popoli a scatenarle, i governanti hanno cominciato a progettare, e un passo alla volta, a realizzare, l’uguaglianza-unificazione dei popoli, servendosi dell’incremento dell’informazione di massa e spingendoli a adottare il più possibile gli stessi gusti, lo stesso vestiario, gli stessi cibi, gli stessi divertimenti. A dire il vero questo primo passo non è stato difficile. La messa in atto della pianificazione mondiale del mercato, privo di dogane, di dazi, di barriere, con i supermercati forniti ovunque delle medesime cose, ha di fatto costretto i sudditi, anche senza volerlo, ad amare o almeno a servirsi di quello che si trovavano di fronte. L’imposizione di una pubblicità martellante, anche questa simile ovunque, ha fatto il resto: alla fine anche il più restio ha finito con l’ascoltare musica pop o con il masticare chewing gum. Il secondo passo era più difficile: far circolare popoli diversi tanto quanto merci diverse. Sono cominciate le immense migrazioni. Al primo segno di reazione negativa la pressione per convincere i sudditi è diventata più forte: vi deve piacere. I governi hanno impugnato il diritto a imporre la propria volontà, non tenendo nel minimo conto i risultati di due secoli di ricerca scientifica nel campo della sociologia, dell’antropologia, dell’etnologia, per non parlare dei secoli e secoli di storia che provano come non sia possibile la convivenza nello stesso territorio di due popoli senza che questa provochi terribili conflitti e alla fine la supremazia dell’uno sull’altro. Naturalmente il fattore determinante è la differenza delle religioni perché, contrariamente a quanto ritengono i politici occidentali, ogni religione è una cultura. Non esiste «cultura» senza religione. E dunque veniamo al fatto: il musulmanesimo è tanto più forte, in Europa, quanto il cristianesimo è diventato debole. È diventato debole per una serie di fattori (sui quali ovviamente non è possibile soffermarsi in questo momento) ma di cui si può indicare come uno dei più importanti proprio l’impossibilità di affidarsi alle Chiese, quella cattolica come quelle protestanti. Nel momento in cui i sacerdoti hanno cominciato a predicare, alla pari dei governanti, che bisogna rinunciare alla propria identità per rispettare quella degli stranieri, accantonando tutto ciò che si è amato e in cui si è creduto in passato, in quel momento è avvenuta una rottura profonda, uno smarrimento interiore irrecuperabile: non ci si è fidati più. La «fede» è fiducia. Il tradimento delle Chiese, dei Pastori, è diventato abbandono della religione di cui sono i rappresentanti. In realtà i Pastori si sono dimenticati di aver sempre predicato che la verità religiosa è una sola. Il sistema logico dell’uomo non sopporta contraddizioni. Ed è questa capacità di giudicare in base al sistema logico l’unica guida dell’Uomo per la sua sopravvivenza. Se tutte le religioni sono vere, allora nessuna è vera. In Europa questa semplice conclusione è stata devastante. È l’Europa, infatti, che ha coltivato il filo logico del pensiero da Aristotele a Galileo fino a giungere all’esplosione della Scienza. Tornare indietro, adesso, da questa acquisizione è impossibile. (Fonte: "Il Giornale", 18/8)

Grazie ad Ambra per la segnalazione.

E ancora a proposito di G.B. ricordo l'imposizione del velo alle poliziotte (e non solo): La sharia resti fuori dall'Occidente permalink .
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ISLAM, IN PISCINA COL "BURKINI" SORPRESA E PROTESTE A VERONA


Donna musulmana suscita curiosità presentandosi nell'impianto con un costume-tuta. La direzione: "Non è stata allontanata". Chiesto controllo sul materiale per motivi igienici.

VERONA - Verona come Parigi. Due città stessi problemi di integrazione culturale. E visto che è estate stavolta la disputa è sul costume da bagno. Nella città scaligera l'abbigliamento di una donna musulmana in piscina ha creato qualche perplessità. Al posto del classico "due pezzi" o del costume intero infatti, la signora indossava un "burkini".
L'hanno battezzato "burkini", ma il costume da bagno indossato da una donna musulmana in una piscina di Verona non ha proprio nulla della sensualità del "classico due pezzi". E' una tuta-abito composta infatti da pantalone fino alla caviglia, tunica lunga e cappuccio a coprire testa collo e spalle. La scena ha sollevato curiosità, perplessità e anche qualche protesta tanto da spingere il direttore dell'impianto a chiedere alla donna la composizione del tessuto del "burkini" per verificare se fosse a norma per poter essere usato in una piscina pubblica. "Certo, anche Federica Pellegrini si tuffa in vasca fasciata e pure gli istruttori di subacquea sono completamente avvolti dalla tuta - spiega Christian Panzarini, il responsabile dell'impianto - ma in questo caso alcune mamme si sono lamentate perché i loro bambini si erano impauriti". La giovane musulmana non è stata allontanata - riferisce l'Arena, il giornale della città scaligera - ma il direttore le ha chiesto di fargli conoscere, anche via mail, le specifiche dell'etichetta. A Parigi invece sono stati più intransigenti: una musulmana di 35 anni, presentatasi in piscina con il "burkini" è stata fatta uscire dalla vasca.


-) E nella "solita" Inghilterra, burqini obbligatorio nelle piscine. Il ministro ombra per gli Affari sociali Sayeda Warsi, musulmana, ha giustamente definito "apartheid legale", la diffusione dei tribunali islamici nell'isola: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=374744#1 (Fonte: Lisistrata ) e http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/mondo_brevi/GB_in_alcune_piscine_il_burkini_e_obbligatorio.html?siteSect=143&sid=11087778&cKey=1250519478000&ty=ti&positionT=1 (grazie a Barbara per questo link).
-) Mentre in Francia, la musulmana Fadela Amara, ex Presidente di Ni putes ni soumises in favore del divieto del burqa (in francese) su Arabiyya .
-) Basket/ Svizzera: scontro con Islam, via il velo o ko a tavolino: permalink .
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QUALCUNO AIUTI RIFQA BARY

Questa ragazza rischia la vita perché si è convertita al cristianesimo ed ha dovuto scappare dalla sua famiglia in quanto il suo sangue è stato considerato halal e perciò degno di macellazione. Ora è nascosta, ma la famiglia ha intentato una causa per averla indietro e per come vanno le cose con la giustizia ed i giudici che di islam sembra proprio non capiscano nulla c’è il pericolo che la obblighino a tornare a casa per essere macellata, come delitto per salvare l’onore della famiglia.



Gli articoli qui Atlas Shrugs jihadwatch e questo è il memorial per le donne uccise per delitti d’onore jihadwatch .

E per fortuna: QUALCUNO STA AIUTANDO RIFQA BARY Leggi tutto . (Fonte: Lisistrata )

Grazie anche a Paolo per l'e-mail su Rifqa. Leggi tutto ...

martedì 18 agosto 2009

EGIZIANO VUOLE "ISLAMIZZARE" LA FIDANZATA. L' ITALIANA SI RIFIUTA E SONO BOTTE, ARRESTATO

Prima l’aveva fatta innamorare, poi aveva tentato di islamizzarla, pretendendo che non vestisse, e soprattutto non agisse secondo i costumi occidentali. Alla fine lei l’aveva lasciato, concludendo una relazione che si stava davvero trasformando in un incubo terribile. Ma lui Mohamed Sayed egiziano di 28 anni, ha continuato a perseguitarla e terrorizzarla per otto mesi, fino a quando, un paio di giorni fa, i carabinieri di Bollate sono riusciti a individuarlo e arrestarlo per stalking ed altri reati. La tormentata storia d’amore inizia lo scorso anno quando E.I., impiegata ventottenne conosce il giovane egiziano, un clandestino senza fissa dimora, che si spaccia invece per uno studente lavoratore. Fra i due nasce una relazione sentimentale che sembrava filare liscia, sino a quando le differenze tra due mondi culturali opposti, non è diventata evidente ed opprimente.Lui infatti pretendeva che la giovane impiegata divenisse una remissiva donna islamica, nei comportamenti ed anche nell’abbigliamento. Una condizione alla quale la ragazza ha cercato di opporsi sempre più energicamente, ricevendo in cambio insulti e botte. Alla fine ha deciso di lasciarlo, sperando che la rottura ponesse termine alla tormentata relazione. L’egiziano però non si è rassegnato, ed ha cominciato a perseguitare la sua ex con una valanga interminabile di sms, telefonate, pedinamenti, e denigrazione della poveretta presso i colleghi di lavoro. Senza contare una recente aggressione avvenuta alla stazione ferroviaria di Bollate, dove la donna picchiata selvaggiamente e messa in salvo grazie all’intervento di un ferroviere, era finita subito in ospedale a seguito delle numerose ferite riportate.Lo scorso mese di aprile la vittima ha chiesto aiuto ai carabinieri, denunciando l’egiziano che, avendo fornito alla sua ex false generalità era diventato di fatto irreperibile, pur continuando a molestarla ogni volta che la incontrava da sola. Un paio di giorni fa ha cercato di inscenare l’ennesimo show nel centro commerciale dove lavora l’impiegata, ignaro del fatto che i militari tenevano d’occhio la vittima. Così, non appena ha iniziato a molestarla, colto in flagranza, sono scattate le manette e la procedura per la sua espulsione dall’Italia. (Fonte: "Il Giornale", 6/8)

Grazie ancora a Stefania.
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A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DEL MALE

È molto tempo, da quando ero in Palestina, che tengo questa foto sul desktop: non l’ho mai tolta, non l’ho mai spostata, non l’ho mai commentata, l’ho sempre tenuta lì. Non ricordo neanche più dove l’avevo trovata, a suo tempo: immagino sia presa in una capitale europea, direi Londra. Forse ai tempi della guerra a Gaza.Più la guardo e più mi viene in mente che questa sia, per mille motivi, la raffigurazione del male. Loro malgrado, malgrado le persone ritratte nella foto: sono tanto restio a usare formule arroganti come “non sanno quello che fanno”, ma in questo caso mi sembra proprio di dovermi permettere quella quantità di presunzione.



La scritta recita: “gli ebrei non hanno imparato (la lezione): hanno bisogno della [svastica] più di prima”. Ci sono così tanti elementi da cui essere agghiacciati, in questa immagine, che non è la scritta stessa il fattore più terrificante, ma l’insieme inscindibile del tutto. C’è quella donna, probabilmente la madre della bambina, tanto velata, a cui non è permesso di mostrare neppure il naso. C’è quell’uomo, lì dietro, che va verso casa con la spesa, quasi a dare alla situazione un tocco di normalità. C’è lo zelo precisionista, con cui chi ha disegnato il cartello ha aggiunto le tre frecce, probabilmente a scritta ultimata. C’è l’uso di una bambina così piccola in una manifestazione di tale disprezzo. C’è la mano che fotografa, una fra le tante, lo “spettacolo”. C’è il disprezzo con cui è stata calcata la parola “they”, loro. Ma la cosa più feroce è l’abbigliamento di quella bimba, come – attraverso quegli stracci – le venga inculcato il suo ruolo di femmina inferiore, sin dalla sua tanto vicina venuta al mondo: io non so fare distinzioni di sorta nel ribrezzo scaturente da quella educazione. L’instillazione dell’antisemitismo e l’inculamento di quell’ordinamento religioso e patriarcale sono tutt’uno. C’è qualcuno che, armato di bisturi, sarebbe in grado di censurare l’antisemitismo senza nutrire sdegno per la “culturale” costipazione di quelle donne? (Fonte: Distanti Saluti ) Leggi tutto ...

lunedì 17 agosto 2009

ACCOLTELLA LA MOGLIE DAVANTI ALLA FIGLIA

L' UOMO SCAPPA IN AUTO E SI SCHIANTA CONTRO UN MURO: MUORE.

Lite in un palazzo dell'Aler: la donna è ricoverata in fin di vita al San Paolo. Ferita, in modo lieve, la bimba

MILANO - Ha accoltellato la moglie sot­to gli occhi della figlia di dieci anni. Poi è salito in macchina, ha vagato per un quarto d’ora lungo le strade deserte, corren­do a velocità folle. Alla fine si è schiantato contro il muro di un palazzo in via Ludovico il Moro, sul Naviglio Grande, al­l’angolo con via Morimondo. La donna, marocchina, è stata ferita alla pancia, alle braccia, al petto. Appena arrivata al­l’ospedale San Paolo, è stata portata direttamente in sala operatoria. È in condizioni gra­vissime. Ahmed C., 55 anni, è morto invece al Policlinico un paio d’ore dopo l’incidente. A dare l’allarme è stata la figlia della coppia. La piccola ha assi­stito alla lite, ha visto il padre scatenarsi contro la madre, è ri­masta anche lei ferita a un brac­cio durante l’aggressione. Poi, quando l’uomo è scappato, è corsa fino al commissariato Lo­renteggio per chiedere aiuto: «Venite, mio padre sta ucciden­do mia madre». Erano da poco passate le 20 di domenica.
L’intervento è stato imme­diatamente girato ai carabinie­ri del Nucleo radiomobile, che in quel momento avevano competenza sulla zona. In po­chi minuti le «gazzelle» erano al quartiere Giambellino, in un palazzo popolare in via degli Apuli, 4. Tutto è iniziato qui. La donna, 37 anni, era insie­me alla figlia e al marito. Non è chiaro cosa sia accaduto, di cer­to il marocchino si è scagliato sulla donna con un coltello e l’ha colpita molte volte davanti alla bimba, che ha cercato di­speratamente di difendere la madre. Anche lei, sotto la furia dei colpi, è rimasta ferita. Un taglio superficiale a un brac­cio, nell’inutile tentativo di re­spingere il padre. L’uomo ha abbandonato la donna in un la­go di sangue ed è fuggito a bor­do della sua auto, una Ford scu­ra. «Era una furia, abbiamo sentito le urla», raccontano i vi­cini di casa. All’origine dell’ag­gressione ci sarebbe una storia di liti e rancori che si trascina­va da anni ed era stata denun­ciata al commissariato di zona.
I carabinieri sono arrivati nel palazzo ed è scattata la cac­cia all’uomo. Una ricerca dura­ta poco più di un quarto d’ora, quando un’altra chiamata ha avvertito la centrale per un in­cidente: «Si è schiantata un’au­to». La Ford è stata trovata in via Ludovico il Moro, all’angolo con via Morimondo. Forse l’uo­mo ha cercato di svoltare, men­tre scappava, e ha perso il con­trollo dell’auto. Era sotto choc. E comunque viaggiava a una velocità talmente alta da far pensare che avesse lanciato di proposito l’auto contro l’ango­lo il palazzo. I medici del 118 hanno cercato di rianimare il 55enne e lo hanno trasportato al Policlinico, dove è morto in­torno alle 22. Anche la moglie è in fin di vita. Il raptus sembra l’estrema conseguenza di anni di liti. «Sentivamo spesso urlare e di­scutere», racconta un vicino di casa. Una storia confermata dalla bambina, che dopo aver visto la madre in fin di vita è corsa al commissariato di via Primaticcio, là dove la donna aveva presentato le denunce contro il marito. (Fonte: "Corriere di Milano")

Il motivo dell'ultima lite sarebbe che la vittima era uscita di casa senza il permesso del marito.

Poi, Marocchino aggredisce l'ex moglie e il nuovo compagno, lei è in fin di vita: http://www.pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=4441 .

In Egitto: #2199 - Egyptian Cleric Mahmoud Al-Masri: A Woman Should Serve Her Husband Like a Maid; Women's Strength Lies in Their Weakness . Leggi tutto ...

MUSULMANA LITIGA COL COGNATO E SPEZZA IL CROCIFISSO DI CASA


IL CASO / L'INTEGRAZIONE DIFFICILE.

Fra i due da tempo non corre buon sangue per questioni religiose. Già due mesi fa avevano avuto una violenta discussione, quando lui aveva fatto benedire la casa. La situazione è tornata a degenerare, ed è intervenuta la Polizia.

Modena, 8 agosto 2009. Un diverbio legato alla religione è sfociato in una violenta lite fra una donna musulmana e il cognato modenese. La donna ha spezzato il crocifisso del cognato, e la lite è divenuta così accesa che è dovuta intervenire la Polizia.
E' accaduto ieri mattina in un'abitazione di Cittanova di Modena: pare che da tempo non corra buon sangue fra la donna (32enne originaria del Marocco) e l'uomo, che abitano in appartamenti vicini. E la religione sarebbe un motivo di forte contrasto: a giugno la donna si era infuriata, quando il cognato aveva permesso a un sacerdote di impartire la benedizione alla casa, e già allora si era reso necessario l'intervento della Polizia.
Ieri mattina un nuovo diverbio: la donna marocchina ha spezzato il crocifisso appeso al muro esterno della casa, ha aggredito il fratello del marito, e lo ha graffiato. Il cognato della donna sta valutando se sporgere denuncia. (Fonte: "Il Resto del Carlino")
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KARZAI RIAMMETTE LO STUPRO DELLE MOGLI

Quanto valgono i diritti delle donne afghane per Hamid Karzai? Meno di una manciata di voti, meno della propria rielezione. E in nome di quella rielezione il presidente non esita a calpestare i diritti garantiti dalla stessa Costituzione afghana. Pur di conservare la sua poltrona il presidente è pronto a concedere ai mariti della comunità sciita il diritto di negare cibo e sussistenza alle mogli che rifiutano di far sesso. Pur di conquistare i loro voti è pronto a garantire la liberazione degli stupratori disposti a rimborsare le famiglie delle donne violentate. L’ennesima scudisciata al presidente, un tempo simbolo dell’Afghanistan post-talebano, arriva da Human Rights Watch, una delle più attive associazioni americane per i diritti umani. «Karzai è il protagonista di un accordo inimmaginabile – denuncia Brad Adams direttore della sezione asiatica dell’organizzazione -, il presidente sta svendendo i diritti delle donne in cambio dell’appoggio dei fondamentalisti alle elezioni del 20 agosto». (di Gian Micalessin, "Il Giornale", da Liberali per Israele , 16/8)

La durissima accusa arriva dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 27 luglio scorso della legge sul diritto di famiglia per la minoranza sciita. La versione iniziale della legge presentata lo scorso marzo aveva già fatto inorridire l’opinione pubblica occidentale. Il testo iniziale prevedeva il diritto per i capi famiglia sciiti di violentare le mogli e segregare le figlie. Le proteste delle organizzazioni umanitarie e le minacce dei governi europei di ritirare appoggi militari e aiuti internazionali non hanno migliorato di molto la situazione. Human Rights Watch, dopo aver esaminato il testo promulgato nell’imminenza delle presidenziali, sostiene di non trovarvi grandi miglioramenti. Il marito e padre sciita mantiene il diritto di negare il cibo alla moglie se questa gli rifiuta il sesso. I figli restano sottomessi all’esclusiva autorità del padre padrone, le figlie femmine non possono lavorare senza il suo permesso. La disposizione più infame, in aperta contraddizione con i diritti delle donne riconosciuti dalla costituzione afghana, riguarda il reato di violenza sessuale. Secondo la nuova legge uno stupratore può evitare le pene previste dal codice penale sborsando alla famiglia della vittima il cosiddetto «denaro del sangue», ovvero un risarcimento concordato. «Dopo la caduta nel 2001 del potere talebano queste leggi barbariche sembravano relegate al passato, ma Karzai le sta restaurando. I diritti delle donne - denuncia Brad Adams - vengono calpestati nel nome della scalata al potere». Le manovre di Karzai per conservare la poltrona presidenziale non si fermano qui. Il presidente è sospettato di aver siglato degli accordi segreti con i vecchi comandanti della resistenza antisovietica, promettendo loro numerosi ministeri in cambio di voti e appoggi. L’accordo garantirebbe il ritorno al potere di quei signori della guerra protagonisti nei primi anni Novanta dell’anarchia che innescò l’ascesa dei talebani e, dopo il 2001, del saccheggio degli aiuti internazionali.
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DALLA GIORDANIA ALTRI DELITTI D'ONORE + UN VIDEO - APPELLO

http://atlasshrugs2000.typepad.com/atlas_shrugs/2009/03/honor-killing-islams-gruesome-gallery.html

http://www.corriere.it/esteri/09_agosto_13/giordania_delitto_d_onore_c4b5f59c-8817-11de-94f5-00144f02aabc.shtml

Grazie ad Ambra, Maria Luisa (Artemisia) e per il commento di Stefano.

UNICEF: CRC @ 20: Queen Rania of Jordan on education .
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domenica 16 agosto 2009

LIBERATA IN IRAN LA RICERCATRICE FRANCESE

La giovane ricercatrice francese Clotilde Reiss e' uscita di prigione a Teheran. Lo hanno detto fonti della presidenza francese.
La notizia era stata preannunciata dal ministro degli Esteri francese Bernand Kouchner. La donna, 24 anni, è stata rilasciata su cauzione.
Era sotto processo a Teheran con l'accusa di spionaggio. Reiss ora resterà nell'ambasciata francese fino alla conclusione del processo sui disordini post-elettorali in Iran.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha parlato al telefono con la giovane studentessa, e l'Eliseo fa sapere che "Clotilde Reiss e' in buona salute". (Fonte: http://www.rainews24.rai.it/it )

E Iran: Clotilde, pagati 300 mila dlr .

Invece su http://www.avaaz.org/it/jail_the_generals/?cl=297351042&v=3784 una petizione per chiedere all'UK, agli USA e al Consiglio di Sicurezza dell'ONU un'inchiesta che dovrebbe portare all'arresto dei generali birmani, Cina permettendo. Sì, perchè il caso della Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, condannata i giorni scorsi a un anno e mezzo di arresti domiciliari, è solo la punta dell' iceberg... . Leggi tutto ...

IRAN, LA SVOLTA STORICA DI AHMADINEJAD "TRE DONNE NEL MIO NUOVO GOVERNO"

E' LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELLA RUPUBBLICA ISLAMICA

Fatemeh Ajorlou agli Affari sociali, Marzieh Vahid Dastjerdi alla Sanità e almeno un'altra donna nella lista.

TEHERAN - Mahmoud Ahmadinejad apre le porte del suo nuovo esecutivo alle donne, per la prima in Iran dalla fondazione della Repubblica islamica. Ci saranno almeno tre "ministre" nel nuovo governo di Teheran che sarà presentato ufficialmente entro mercoledì prossimo. Lo ha annunciato lo stesso presidente iraniano alla televisione. «Con le decime elezioni presidenziali siamo entrati in una nuova era, le condizioni sono completamente cambiate», ha detto Ahmadinejad prima di anticipare che la parlamentare Fatemeh Ajorlou sarà nominata ministro degli Affari sociali, mentre Marzieh Vahid Dastjerdi sarà il nuovo ministro della Sanità. «Almeno un'altra donna sarà aggiunta alla lista», e l'età media del nuovo esecutivo si abbasserà, ha promesso il presidente nel suo discorso. (Fonte: Corriere della Sera, stralcio di articolo)

Lascio a voi i commenti.
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sabato 8 agosto 2009

E DOMANI... MAROCCO!

Ciao a tutti, vediamo tra una settimana!


Intanto:

1) Visto che la vicenda delle spose-bambine di Gaza non ha convinto anche alcuni di voi che non offuscati dall'antagonismo politico anti-sionista e ci sono fonti discordi, era PROBABILMENTE falsa. Ciò non toglie nulla a ciò che Hamas è e fa, alla pedofilia dalla quale non è certo esente il mondo arabo e/o islamico, al fatto che non vedo perchè membri di Hamas non dovrebbero giustificare la pratica di sposare bambine (sono pur sempre integralisti islamici), alla logica perversa che c'è dietro ai matrimoni di massa e in questo caso delle "vedove dei martiri". Spero che ora la questione sia chiusa.


3) Fatwa vieta nozze con malato Aids. Un ulema: "Equivale a suicidarsi" permalink .
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venerdì 7 agosto 2009

TANZANIA: APRE LA BANCA DELLE DONNE


Una nuova banca creata specificamente per i bisogni finanziari delle donne ha aperto la scorsa settimana in Tanzania. La Tanzanian Women's Bank ha sede a Dar es Salaam, la capitale del paese. Sebbene sia stata pensata per le donne, anche gli uomini possono accedere ai servizi offerti. Mentre altre banche in Tanzania richiedono forti garanzie e un livello minimo di reddito per poter aprire un conto, la nuova banca chiede solo che le clienti versino inizialmente 3000 scellini tanzaniani (2 dollari) e che siano in possesso di una carta d'identità o un passaporto.
"La differenza tra noi e le altre banche è che la nostra struttura è progettata specificamente per soddisfare i bisogni delle donne. Ciò perchè le donne sono sempre state ignorate dalle altre istituzioni finanziarie", dice l'amministratrice delegata Mattaba Margareth Chacha. Secondo la BBC , 110 donne hanno aperto un conto corrente nel primo giorno di apertura. Finanziata dal governo e dal Ministero per lo sviluppo della comunità, l'uguaglianza di genere e dell'infanzia, la banca prevede di aprire filiali in tutte le 26 regioni della Tanzania, creando così una rete finanziaria di dimensione nazionale per le donne. Dopo lo storico passo della Grameen Bank, fondata in Bangladesh da Muhammad Yunus, sempre più istituzioni bancarie si stanno muovendo verso il microcredito e le donne. Prestare denaro ad una donna è più sicuro, offre più garanzie, dà più risultati e ha un maggiore impatto sulla società, come molti studi anche della Banca Mondiale hanno rivelato. Meglio tardi che mai! (Fonte: http://www.mondodonna.blogsfere.it/ )

E un'analisi sulla situazione delle donne: Vento di “Goran” sul Kurdistan iracheno .
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giovedì 6 agosto 2009

SPOSE BAMBINE, HAMAS CHE PREMIA CON 3000 DOLLARI CHI SPOSA LA VEDOVA DI UN "MARTIRE" + LINK

1) Due video sull' argomento "spose bambine" Grazie a Barbara.

http://www.youtube.com/watch?v=qyHYj8RIUUU

http://www.youtube.com/watch?v=UamNBfI5P8o (nel mondo)

2) Hamas premia con 3.000 dollari chi sposa la vedova di un "martire". Grazie Stefano, via Fulvio.

http://www.affaritaliani.it/politica/gaza_hamas_vedova_martire200309.html

http://www.agi.it/estero/notizie/200907102138-est-rt11385%20m_o_le_vedove_di_gaza_si_risposano_hamas_paga_futuri_mariti

3) Esiste un islam razionale e caritatevole? Le spose bambine islamiche sono 60 Mln e hanno meno di 13 anni: permalink . Leggi tutto ...

mercoledì 5 agosto 2009

SUDAN, LUBNA NON E' SOLA, MA...

Donne e uomini hanno protestato fuori dal tribunale di Khartoum in difesa della giornalista Lubna Ahmed Al-Hussein, che rischia 40 frustate per aver indossato i pantaloni, come altre 12 donne e ragazze (tra cui cristiane ed animiste, anche minorenni, che hanno già ricevuto 10 frustate) e il cui processo è stato rinviato il 7 settembre. Hanno protestato contro l'articolo 152 del codice penale che impone restrittivi codici di abbigliamento. Ma la polizia ha però picchiato le donne che manifestavano, sono stati lanciati lacrimogeni... . Ricordo anche la giornalista Amal Habbani, che per essersi associata alla causa è stata condannata per diffamazione dalle autorità e rischia un'ammenda da 400 mila dollari.
Lubna, accusata molto originalmente di essere andata contro l'islam indossando i calzoni, ha sottolineato che l'articolo 152 contro il quale si batte, è anti-costituzionale e contro la sharia ! (Fonte Yahoo News)

A proposito: http://www.corriere.it/esteri/09_agosto_04/lubna_giornalista_pantaloni_frustate_cd08d43a-80d8-11de-87b4-00144f02aabc.shtml .

E in Arabia Saudita: http://in.reuters.com/article/entertainmentNews/idINIndia-41428720090730?pageNumber=1&virtualBrandChannel=11584 . Grazie a Primo Capo. Leggi tutto ...

APPELLO DI "LILIT" DALL' IRAN + VIDEO

Cara Barbara, perdonami se mi intrufolo nel tuo blog con questo commento proprio in queste belle e pigre giornate di un Agosto italiano. Neanche le mie più care amiche sarebbero disposte ad ascoltarmi in questi giorni. Ma abbiamo un disperato bisogno di aiuto. So che da un lato potete fare molto, anche solo con il vostro "essere a conoscenza", e so anche che per voi in pratica è impossibile fare qualcosa. Ti prego di prendere questo mio commento come un confuso tentativo di domandare semplicemente la cosa più naturale del mondo in questi casi: AIUTO! Signore e Signori mi sento impotente e basterebbe solo che questa sofferenza venisse capita nella sua essenza. Questa è una lotta che riguarda i valori per cui voi stessi in occidente avete lottato molti anni fa, questi valori sono tutto ciò che vi ha permesso di essere quello che oggi siete! E tutto quello che sarete domani se riuscite a mantenerli questi valori.Scrivo solo ora dopo tanto silenzio perché i miei connazionali in questi ultimi tempi sono riusciti in pieno a coprire le notizie, rischiando la vita. Ma oggi, 3 Agosto 2009, ho sentito, visto e letto: IL SILENZIO MEDIATICO! Ovunque! Oggi, a Teheran ho visto occhi spalancati, sguardi che urlavano impotenza e rabbia. Non sapevo però ancora, cosa stesse accadendo in altri quartieri.
Cara Barbara, il Sangue, gli Arresti e i Mostri hanno invaso i luoghi e il polso delle proteste, in migliaia (non esagero) armati fino ai denti. Credo di dover scrivere a questo punto. Siamo disarmati, e i ragazzi si stanno in pratica suicidando. Infine ti chiedo qualcosa di più concreto, vorrei riaprire il mio blog e gentilmente se tu, mia cara, o i tuoi gentili lettori mi potete dire se corro il rischio di essere rintracciata attraverso l'IP dai post! E altrimenti come potrei fare per evitarlo! Tutti quelli che conosco e quelli che incontro per caso, appena sanno che sono un'italiana di adozione mi chiedono di RINGRAZIARVI IMMENSAMENTE! Per quello che ha fatto la città di Firenze, e per tutto il supporto durante le manifestazioni e per averci permesso di dire la nostra nelle vostre piazze! Grazie Italia, di cuore. Lilit (Fonte: Il blog di Barbara)

Il blog di Lilit è fermo da 3 anni, però è utile per capire la lotta che sta combattendo ora una gran parte degli iraniani: lilit .

Guardatevi anche un bel video dei manifestanti iraniani con "Bella ciao" in farsi (ricordatevi l'audio!).



Ma basta solo andare in Inghilterra: "'In Your Shoes Day" ovvero "Prove di Dhimmitudine" permalink .

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martedì 4 agosto 2009

DETTAGLI DI UNA STORIA TERRIFICANTE DALLA "MODERATA" GIORDANIA DELLA REGINA RANIA...

Domenica del 12 Luglio 2009, verso le 9 del mattino, K. un cugino di cui si fidava, suona al campanello di H. (la vittima) facendo finta di fare una visita. Lei e' divorziata e vive con le sue2 bambine in Giordania, i suoi genitori vivono in un altro paese e lì ad Amman ha suo fratello che l'ha sempre maltrattata, al punto che H. aveva paura di aprirgli la porta di casa. Comunque, dopo pochi minuti il cugino K. ha aperto la porta e sono entrati il fratello, un altro cugino e ben 8-9 infermieri maschi ed un medico psichiatra. Immaginiamo se questa scena succedesse ad uno di noi all'immproviso?!!! La paura! Come avremmo reagito? Consideriamo poi che lei era appena uscita da una operazione di appendicite ed ha anche l'asma!!! Quegli infermieri l'hanno presa , buttata sul divano, fatto un' iniezione per farle perdere coscienza e via all manicomio!!!
Dove siamo? Perche? I tre viglliacchi (2 cugini ed il fratello) hanno rubato i soldi dalla casa, il libretto del assegni, chiesto alla cameriera di preparare loro la colazione e se ne sono andati !!!
H. si sveglia alle ore 19 (quindi immaginiamo che dose le hanno dato) ha cominciato a chiedere dove fosse, dove fossero le sue bambine, vuole parlare con sua madre, una delle sorelle, chiunque!!! Però tutto le era vietato. Si trovava in una stanza di 1mx2m, con solo caffe, sigarette e medicine, a una cert'ora entrava il medico ad urlare e basta, poi entrava l'infermiere a mettere medicine nella flebo e niente da mangiare!!! Si trattava di un sistema di tortura, a morte lenta. Tutto questo senza che i genitori, tutte le sorelle e l'altro suo fratello, non sapessero nulla!!! Intanto la stavano chiamando quella domenica ed erano preoccupati perche non la trovano,e lì comincia la ricerca fino a lunedi sera quando il fratello vigliacco ha raccontato ad una delle sorelle che era arrivata in Giordania per una vacanza che cosa avesse fatto. Lei ha informato i suoi, ma lui non voleva dire esattamente il nome del'ospedale, fino a martedi mattina, quando l'altro fratello ha minacciato uno dei cugini perchè dicesse il nome e cosi la sorella è andata subito da H. Il medico sicuramente ha avuto paura, perche ovviamente non c'erano prove che lei non fosse sana di mente e lui era stato pagato, poi hanno anche falsificato le analisi del sangue e dell'urina sotto gli ordini del fratello. Peggio, la legge dice che nessuno può portare una figlia in un certo posto altro che il padre o la madre!!! Altra cosa che fa pensare è che la villa di H. e' nella zona che dovrebbe essere più sicura perche la zone dei palazzi reali!!! Come mai hanno potuto farle del male e portarla via da casa ed anche in tanti? La sorella ha chiesto di vedere H., dopo molte discussioni, glielo hanno permesso. H., sotto gli effetti di tante droghe, quasi priva di forza, ha cominciato a piangere, abbracciato sua sorella e ripetuto "ho paura! Perche mi hanno fatto questo,perche?". La sorella dice al medico che vuole portarla via, lui risponde che va bene,di andare ad aspettare in ufficio, che gliela avrebbe portato lui. Dopo 15-20 minuti, arriva e dietro di lui c'è H., ancora tutta strana. Si siede lui, si siede lei, ogni movimento che fa lui,lo fa lei e dichiara a sua sorella di stare bene lì, che non vuole andarsene. Poi il medico si alza, ed anche lei, lui cammina e lei lo segue!!! Si tratta di ipnosi? Comunque la sorella non si e' arresa ed è rimsta all'ospedale a lottare contro tutti. Purtroppole zie ed i cugini prendono soldi dal fratello, i medici sono gia pagati ed anche l'ospedale!!! La madre è attesa in Giordania alle ore 19, ed e' lei che potrà portare la figlia via di lì per legge, ma purtroppo anche il padre sta appoggiando il fglio vigliacco perche' maschio!!!.."Mentalita araba"! Appena arrivata la madre, il cugino e sua sorella (della madre) che erano andati a prenderla all'aeroporto , hanno messo nella testa della madre che non puo perdere il rapporto con il figlio per una figlia!!!! Prima che la madre giunga all'ospedale, il figlio vigliacco scappa via, ed il medico cambia la stanza della vittima per una migliore ed hanno aggiunto anche un cesto di frutta!!! Però la madre arriva incontra la figlia dopo tante discussioni con il medico, poi la sorpresa per le altre sorelle: la madre chiede alla figlia se vuole uscire! Lì cominciano a chiamare su tutti i cellulari delle persone che si trovavano dentro l'ospedale ed anche al telefono dell'ospedale stesso, e comincia la sfida e le minacce per salvare la sorella. Grazie a Dio esce quella stessa sera. La madre e la figlia vanno a stare nell'appartamento della sorella che aveva scoperto tutta la storia e giustamente prendono la chiave della casa della vittima e quella di famiglia. Tutte le altre sorelle hanno parlato con H., notando che qualche medico l'aveva ipnotizzata. Allora una delle sorelle che aveva studiato 2 anni di "Scienza della mente umana" ha insegnato la sorella ad Amman, come fare per svegliarla e tenerla d'occhio. Ci ha impiegato 3 giorni per farla svegliare e tornare abbastanza a posto. Nonostante tutto padre difende ancora il figlio e se ne frega della figlia!!!! Dopo qualche giorno arriva ad Amman l'altro fratello M. che aveva promesso alle sorelle di risolvere tutto, ma lui, furbo, aveva come unico scopo di proteggere il fratello viglliacco da qualunque denuncia che H. avesse potuto fare . M. era in contatto con il fratello, i cugini ed il padre e nello steso tempo stava prendendo in giro la sorella dicendo di volerla aiutare, proteggerla assieme alle bambine tramite la legge! Tutte le sorelle ci hanno creduto. Lui porta la sorella davanti alla polizia giordana per i diritti di famiglia e lei racconta tutta la storia. Loro capiscono che la situazione e seria e affermano che debba essere portata di fronte alla Questura di Amman. Lì M. ha avuto paura che succedesse qualcosa a suo fratello, e in più c' era su di lui la pressione del padre che lo minacciava. Dopo pochi giorni M. e H. tornano davanti agli inquirenti per il diritto di famiglia per fare mettere per iscritto al fratello vigliacco di non far più del male ad H. Tuttavia dopo 2 giorni M. porta via lei e le sue bambine e partono per il Paese dove vive il resto della famiglia ed il padre. Era il giovedi 30 luglio 2009. Fino al 2 di agosto il padre non vede e non vuole vedere la figlia H.ma anche M. e' sparito. Nel frattempo lui ha confessato ad una delle sorelle che la firma del fratello vigliacco e tutta quella messa in scena non era vera, ma archietettata per far stare zitta H !!!!!!!!!!!!!!!! Dove sono i diritti di un essere umano? Sparito, come fumo nel'aria? Perche ? Perche lei e' una donna in una societa' che non riconosce la femmina altro che un oggetto da usare poi gettare!!! Questo e' vero, ed e verissimo che la moderazione e la tolleranza non esistono, come non esiste la giustizia. Un mondo da bruciare.

E' una storia complessa, che ho cercato di tradurre alla bell'e meglio e di cui avevo già parlato: ACCADE NELLA "MODERATA" GIORDANIA... . Grazie ancora a M.

E leggete: African House. Schiave del sesso tra Libia e Italia. http://www.women.articolo21.com/it/incitta.php?id=1451 . Leggi tutto ...

lunedì 3 agosto 2009

FOTO


Questa è una delle foto di un matrimonio collettivo a Gaza...le spose hanno tutte 9 anni! Vogliamo un futuro del genere? La sinistra radical chic che dice davanti a foto come queste?

E guardate anche questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=RYmtaXQHEtw . Gli sposi sono di tutte le fazioni palestinesi: Hamas, Al-Fatah la "moderata" Al-Fatah e Jihad Islamico.

Grazie mille a Paola!
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ARABIA SAUDITA: UNA FATWA MORTALE CONTRO HALIMA MOZAFAR

'colpevole' di essere apparsa in tv senza velo.


" La poetessa saudita e gli uomini-caverna ".

Si chiama Halima Mozafar, è una giovane poetessa, e vive in Arabia Saudita. È un eroe (un’eroina) la cui vicenda ha tutti i titoli per colpire il cuore e la ragio­ne dell’opinione pubblica internazionale, se que­st’ultima avesse ancora un cuore e una ragione e non fosse succube del cinismo dei governi e dei poteri eco­nomici del mondo. Sul destino di Halima grava una fatwa mortale: «Tua madre piangerà la tua morte, così come i tuoi corrotti predecessori. Verseremo il tuo sangue. Sei colei che ha dichiarato guerra a Dio, al suo Profeta e a tutti i creden­ti ». Sotto una minaccia, la poetessa Halima si è presentata senza velo alla tv Al-Arabiya (ma in Arabia Saudita le donne le vogliono o come nella foto sopra o morte!) e ha detto con fierezza: «L’Islam è una religione liberale e non impone nulla riguar­do alle scelte personali. E voi uomini-caverna, che temete l’amore, siete solo ripugnanti e non mi fate paura». Eroismo puro, povera Halima Mozafar.
Purtroppo non abbiamo potuto ammirare la reazione de­gli «uomini-caverna», le facce stravolte dei guardiani della fede, dei pasdaran dell’integralismo, dei mazzieri della pu­rezza religiosa che picchiano, lapidano, uccidono e strazia­no le donne perché si sentono in tanti, impuniti, ferreamen­te organizzati nelle loro bande e squadracce che infestano il mondo arabo e islamico. Loro erano già furiosi per l’atto «bla­sfemo » che Halima avrebbe commesso semplicemente (lo racconta bene Anna Mazzone sul Riformista ) partecipando a un seminario a un circolo cultu­rale di Riad. La sfida della don­na che con temerarietà sconsi­derata si è presentata a volto scoperto per denunciarne la protervia li renderà pazzi di rab­bia. Ma gli uomini-caverna han­no dalla loro l’omertà e l’indif­ferenza internazionale. (Fonte: http://www.informazionecorretta.com/, dal Corsera)

- E in Iran, uno dei Paesi più integralisti della Terra: La madre di Neda: "Le avevo chiesto di non andare alla manifestazione" .


Invece a Giakarta, la figlia del capo di una madrassa e soprattutto una delle mogli dell'uomo accusato di essere la mente degli attentati, lo definisce "un marito come tutti gli altri": http://pensierimadyur.blogspot.com/2009/07/la-mente-degli-attentati-giacarta.html .

Tempo fa hanno diffuso un video in cui una donna in Pakistan veniva frustata perché stava pas­seggiando con un uomo.
E non si hanno notizie sull’applica­zione della legge infame assecondata da Karzai in Afghani­stan dove si autorizzava lo stupro della moglie da parte de­gli uomini-caverna diventati mariti senza amore e senza consenso. Quelle donne furono lasciate sole. E molto probabilmen­te la stessa sorte capiterà ad Halima Mozafar. Non si hanno più notizie di Amnesty International e di Human Rights Wa­tch. Si chiede sempre perché ciò che resta del femminismo occidentale non dica una parola sul destino delle donne tor­turate e uccise nell’Islam totalitario. Ma è ingiusto chiedere alle femministe una sensibilità speciale sulla persecuzione delle donne: sarebbe come pretendere che solo i neri debba­no indignarsi per il razzismo o solo gli ebrei per la Shoah. Si potrebbe eventualmente chiedere ai giornalisti di difendere la libertà di parola nel mondo, ma la loro Federazione inter­nazionale (complice Serventi Longhi) è troppo impegnata a discriminare i colleghi israeliani. La ragazza saudita resterà sola con il suo coraggio. Come conclude Anna Mazzone: buona fortuna, Halima.
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domenica 2 agosto 2009

NOT IN HIS NAME

La storia è questa: una ragazza, poco dopo la nascita, perde la vista. Vive una vita molto ritirata, quasi dimessa: esce poco se non accompagnata dai genitori. I suoi genitori non vogliono avere un cane in casa, quindi lei non può avere un cane-guida. In queste condizioni è praticamente privata della possibilità di muoversi. Arrivata a ventotto anni riesce a trovare un escamotage: un cavallo! Inspiegabilmente, questa volta, i genitori accettano.
Se ascoltaste questa storia fin qui cosa pensereste? Che quei genitori sono dei mascalzoni. Che mettono davanti al bene della figlia la loro repulsione per i cani. Chissà quanti di noi non amerebbero avere un cane in casa, però in confronto alla felicità della figlia chi potrebbe sentirsi di fare questioni? Invece questi genitori egoisti e capricciosi non si curano del bene della figlia, ma delle loro fisime. Sbaglio, o è quello che tutti noi penseremmo?


Ora, si dà il caso che questa ragazza (Mona è il suo nome, ndr) sia mussulmana, e che per molti mussulmani i cani siano animali turpi: vedete come tutta la storia assume un significato, come quei genitori iniziano ad avere delle potenti attenuanti? La foto con il cavallo ci fa quasi simpatia, alla fine è stata una buona idea. E quanto ai genitori, beh, in fondo è la loro fede. È quello che “sentono”, come tanti altri “sentono” un altro Dio. Che ci possono fare? Ed è esattamente questo il problema dell’atteggiamento che abbiamo con la religione – ogni religione: ma soprattutto ogni religione che imponga divieti infondati sulla felicità delle persone – e cioè che diamo dei bonus di responsabilità, un assegno in bianco per la cattiveria, a chi motivi i proprî atteggiamenti lunatici e prepotenti sotto l’egida di un culto (e a proposito: permalink, 31/7 )
«Fa’ quello che vuoi, amico mio, per carità, ma non sono disposto a scontarti nessuna delle responsabilità di ciò che fai in nome delle cose in cui credi». Dare a ciascuno le proprie responsabilità, che è anche la cosa più altruista che c’è. (Fonte: Distanti Saluti , 28/7) Leggi tutto ...

sabato 1 agosto 2009

SUDAN, LA BATTAGLIA DI LUBNA


Dopo l'udienza la polizia aggredisce i giornalisti, ma nonostante le intimidazioni un'attivista dei diritti per le donne assicura che la battaglia per i diritti umani continuerà.
- E sempre a proposito di Lubna, colpevole di aver indossato i pantaloni: Sudan, giornalista che indossava i pantaloni sarà frustata domani (l'articolo è del 28/7, quindi...) e Sudan, Lubna sfida la corte: pronta a ricevere 40 mila frustate
- Musica dello stesso genere a Gaza, dove se sei donna e hai un telefonino rischi di fare la sua fine (Fonte: Esperimento )

Nessuna decisione è stata presa dalla corte di Khartoum che sta processando la giornalista Lubna Ahmed Al-Hussein. Il processo riprenderà il primo di agosto. L'imputata aveva deciso di non avvalersi dell'immunità che le è stata proposta dai giudici di Khartoum, in quanto impiegata delle Nazioni Unite.
Dieci delle tredici donne arrestate con la Hussein in un ristorante di Khartoum all'inizio del mese, sono già state 'punite' poiché hanno ammesso la loro 'colpevolezza', pur non essendo tutte di religione musulmana. Per aver vestito camicette e pantaloni, sono state inflitte loro 'solamente' 10 frustate. Il crimine d'indossare abiti scandalosi, che offenderebbe i valori e le virtù della società sudanese, viene normalmente punito con 40 frustate, quelle che si ipotizza verranno comminate alle 'non pentite'.In un'affollata aula del tribunale nel quale si è svolto il processo, la signora Hussein ha dichiarato: ''mi dimetterò dall'Onu, desidero che questo processo continui''. ''Voglio cambiare questa legge'', continua la giornalista ''perché non è umana e non corrisponde con la sharia''. Nei giorni scorsi la giornalista ha lanciato numerosi appelli e invitato più persone possibili, in particolare osservatori e giornalisti, a seguire il processo. La Hussein è determinata a pubblicizzare il caso il più possibile. Tuttavia nei giorni scorsi un'altra giornalista, Amal Habbani, è stata accusata di diffamazione dalle autorità per essersi associata alla causa e potrebbe rischiare un'ammenda da 400 mila dollari. Un articolo della Habbani apparso nei giorni scorsi sul giornale Ajrass Al-Horreya e intitolato ''Lubna, un caso di sottomissione del corpo di una donna'', criticava l'autorità giuridica islamista in quanto volta ''all'intimidazione politica per terrorizzare gli oppositori''.
Peacereporter ha contattato telefonicamente Nahid Jabr, che era presente al processo. E' impegnata con il Seema, Centro per la formazione e la protezione dei diritti delle donne e dei bambini, ed è attualmente una delle più importanti attiviste per i diritti umani in Sudan.

Che cosa ci può dire a proposito della linea assunta dalla signora Hussein di proseguire la sua battaglia per i diritti delle donne?

Lubna ha detto al giudice di non voler avvalersi del diritto all'immunità perché è fortemente intenzionata a supportare i diritti delle donne, vuole contribuire a cambiare la situazione anche perché questa corte è illegittima. Non si tratta infatti di un tribunale normale, dove ci sono dei diritti e l'imputato si può difendere. E' una corte religiosa e popolare che regola a suo piacimento l'ordine pubblico.

L'attenzione posta dai giornalisti su questo evento è stata molto alta, erano in molti presenti oggi?

C'erano molti media internazionali ad attendere la sentenza, molti leader politici, attivisti dei diritti umani e anche un forte schieramento di polizia. Quest'ultima ha aggredito i giornalisti sequestrando telefoni cellulari e macchine fotografiche. Un cameraman e due giornalisti dei giornali sudanesi Ajrass Al-Horreya e di Al-Medan sono stati arrestati e poi rilasciati.
Cosa comporta la sharia in Sudan per le donne per quanto riguarda l'abbigliamento?

Vivo in un paese multietnico e multiconfessionale, per me questo processo non è il risultato della sharia poiché non ci sono considerevoli legami tra i vestiti e la legge islamica. La questione riguarda piuttosto il diritto alle scelte personali e i diritti delle donne, di cui Lubna rappresenta solo un esempio. La situazione è ora molto critica. In caso di condanna, la comunità internazionale assisterà all'avanzare di una dittatura islamica. Se venisse dichiarata innocente potrebbero scoppiare dei conflitti interni allo Stato, perché verrebbe delegittimato il potere degli integralisti islamici che costituiscono una parte considerevole del potere nella città.
E' un clima teso e intimidatorio quello che si respira in Sudan. La giurisdizione islamica introdotta nel 1991 solo nel nord del paese, è stata resa valida anche per i non musulmani della capitale in seguito agli accordi di pace del 2005, stipulati tra ribelli del sud e governo centrale. Per anni Lubna Al-Hussein ha coraggiosamente criticato, dalle colonne della rivista Men Talk, i metodi fondamentalisti del regime e l'oppressione delle donne nella società sudanese. Secondo un comunicato dell'Arabic Network for Human Rights Information (Anhri), le accuse mosse alla coraggiosa donna sarebbero un pretesto per ''spezzare una penna libera''. La disciplina di derivazione coranica imposta in Sudan è una delle più discriminatorie nei confronti delle donne: sembra che l'obiettivo della legislazione sia quello di colpire studentesse e lavoratrici, al fine di isolarle il più possibile dalla partecipazione nella sfera pubblica. (Fonte: Peace Reporter, 30/7 )
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L' ONDA E' DONNA

Neda è divenuta il simbolo della ribellione in Iran. L'anima della protesta è femminile.


I palazzoni, alti e in cemento armato; il cielo mai limpido per via dello smog; un traffico che trasforma le strade in un enorme flipper, con biglie che schizzano impazzite da un angolo all'altro della città: Teheran toglie il fiato. Soffoca. Così come soffoca l'idea di un Paese in cui le donne sono obbligate a coprire il capo e le parti del corpo che più tradiscono la femminilità, da quando, nel 1979, la rivoluzione islamica ha sovvertito il potere occidentalista dello scià Reza Pahlavi. Contrariamente a quanto si possa pensare, però, la realtà della Repubblica Islamica va ben oltre un chador nero, caratterizzata da un grande dinamismo del sesso debole, nonostante le innegabili limitazioni. Il 65 percento degli studenti ammessi alle università è, infatti, costituito da ragazze; le stesse giovani donne che nei giorni della cosiddetta "onda verde" sono scese in piazza, insieme ai loro coetanei uomini, per manifestare contro il risultato delle elezioni presidenziali. E Neda Agha-Soltan, la ventiseienne uccisa nel corso di una manifestazione da un colpo sparato con tutta probabilità da un miliziano Basij, è diventata simbolo, oltre che delle proteste contro il regime, anche di un attivismo al femminile, molto spesso messo in secondo piano di fronte agli stereotipi del roosari o del manto.
Faezeh, la politica e lo sport.
Per le donne che aspirano "ad essere coinvolte in molti settori della vita pubblica e politica", in Iran, "ci sono tetti invisibili, ma invalicabili", spiega Faezeh Hashemi Rafsanjani, figlia dell'ex presidente Ali Akbar Rafsanjani ed esponente del fronte riformista (ma sappiamo che è riformista per modo di dire!!!) che ha sostenuto Mir Hossein Mousavi alle discusse presidenziali di giugno. Faezeh è impegnata politicamente dai primi anni Novanta e, nelle scorse settimane, si è guadagnata un breve arresto per il cognome che porta e per essersi messa alla guida di alcune proteste di piazza."Gli iraniani sono andati al voto pieni di entusiasmo e voglia di decidere per il proprio futuro, ma, nonostante la maggioranze cercasse un cambiamento, le loro speranze sono state deluse e un altro nome è uscito fuori dalle urne". E sempre lei, che nel 1991 ha fondato la IFWS, Federazione Islamica Donne nello Sport, perché, a causa delle restrizioni in tema di abbigliamento, per le atlete islamiche era complicato "partecipare alle competizioni internazionali"."Abbiamo deciso, così, di affermare che lo sport è importante per gli uomini quanto per le donne, anzi, di più per le donne, il cui corpo ha una certa responsabilità" (nel senso che dal corpo della donna dipende l'onore dell'uomo e quindi si aggirano le imposizioni e i divieti della Repubblica Islamica, SENZA ABOLIRLI?!). Nel giro di alcuni anni, l'associazione che ha sede a Teheran, ma raccoglie 54 Paesi in cui si professa l'islam, ha organizzato 4 edizioni di giochi internazionali, più una serie di tornei tra le nazioni, e ha portato le donne iraniane alle Olimpiadi di Pechino, dove "hanno vinto in alcune discipline, come il tiro con l'arco". Faezeh Hashemi ha il piglio deciso di chi combatte con convinzione le proprie battaglie, ma non rinnega il suo mondo, le sue tradizioni, il suo Paese. Nasconde, infatti, il capo e il corpo, minuto e atletico, sotto un chador nero, da cui spuntano pantaloni bianchi e scarpe da ginnastica. L'islam non pone restrizioni in tema di sport, anzi, prosegue, "consiglia fortemente alle donne praticarlo. Anche nei testi sacri se ne parla". Il problema, il più del volte, è rappresentato dagli uomini e dalle interpretazioni che fanno del Corano e noi, conclude, "non dobbiamo mai smettere di fare pressione".
Con il naso all'insù. "La Sheherazade Media International è una società fondata nel 2002, che si occupa di produzione e distribuzione di documentari su scala internazionale". A parlare è Katayoon Shahabi, presidente e madre di questa creatura che sforna prodotti in cui si parla della società iraniana, come Nose, iranian style (che affronta il tema della diffusione della rinoplastica tra i giovani), ma anche la questione dei rifugiati afgani in Iran (My little country) o delle donne palestinesi (Maria's Grotto). È una mattina di giugno. Teheran è ancora scossa dai risultati delle ultime elezioni e dalle intense manifestazioni che invadono le piazze."Questa volta la situazione mi sembra diversa, la gente sa cosa vuole e sembra determinata ad andare avanti", afferma."Quello che possiamo fare noi è continuare a pensare al futuro e lavorare, giorno per giorno". Lavorare in un settore del genere, in un ruolo che solitamente spetta agli uomini, è complicato ovunque per le donne, "ancora di più in Iran, dove ci sono spazi oltre i quali non si riesce ad andare; progredire". "Nei settori privati, non governativi", prosegue Katayoon, "la situazione è, tuttavia, meno difficile". "Io ho avuto modo di viaggiare molto all'estero per il mio lavoro e molti si stupiscono che io viva qui e non abbia scelto di risiedere fuori. In realtà, le donne da noi cercano di fare molto, in vari settori, anche se non abbiamo modo di mostrarlo all'esterno".
Maral, il rock e la canzone per Neda. C'è, invece, chi per lavorare deve andare periodicamente fuori dal proprio Paese. Per poi ritornare."Naturalmente io ho pensato di abbandonare l'Iran, ma non è quello che voglio", esordisce Maral, ventiquattro anni, sopracciglia e naso all'occidentale e un piercing, fatto in Turchia, tra il labbro inferiore e il mento. Lei è una cantante di musica pop-rock che, nonostante il divieto di suonare questo genere di musica, ha deciso di portare avanti la sua passione. Ma con dei limiti."Se dovessi andarmene via da qui per il mio lavoro non lo farei. Non perché ami particolarmente l'Iran, ma perché qui c'è la mia famiglia e la mia famiglia è la cosa più importante". Il suo sogno le è costato un arresto e tre giorni di detenzione, in una prigione vicino Karaj, poco fuori Teheran, per essere stata sorpresa con gli altri componenti della band, The plastic wave, durante un concerto clandestino."Ci hanno accusato di fare musica satanista e ci hanno portato via. Ma, in quel momento, ho potuto capire quanto tengo a questo lavoro e quanto sarei pronta a rischiare di nuovo". Il rischio le piace. "Sono stata due settimane a Kabul, lo scorso settembre, per suonare con una band afgana, ma non ho avuto paura. È stata una nuova esperienza e anche se non è un posto sicuro, è stato eccitante"."A me piacere correre rischi", continua. E, infatti, si fa fotografare senza velo, jeans attillati e canottierina nera. Non ha paura neanche di mettersi contro il regime. Una delle canzoni incisa, in farsi, la sua lingua, pochi giorni prima del voto del 12 giugno, s'intitola proprio Azadi, cioè Libertà. Un'altra, più recente, è Neda, ed è uno struggente omaggio all'eroina di questa onda verde, giovane come lei, che come lei studiava musica, prima di vedere cancellare in un attimo i propri sogni. (Fonte: Peace Reporter, 30/7 )
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